Zito (Opi), “Ordine dei Medici non dà peso a 30 anni di riforme” Il presidente Veneziano non offenda noi infermieri e pensi di più ai problemi della nostra Sanità
Preoccupazioni «quantomeno esternate in modo incongruo», secondo il presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Reggio Calabria Pasquale Zito, quelle espresse ai microfoni dell’emittente radiotelevisiva Rtv dal presidente dell’Ordine dei Medici Pasquale Veneziano, in relazione alla vicenda degli infermieri precari del Gom (Grande ospedale metropolitano) di Reggio Calabria e ai rischi per il loro posto di lavoro.
«Abbiamo ascoltato basiti – afferma il presidente Zito – l’intervento del presidente Veneziano. Per il momento e in questa sede non ci occuperemo di un episodio a nostro modesto avviso prevalentemente materia di confronto sindacale, ma non possiamo nascondere il nostro disappunto per le parole pronunciate dal presidente dell’Ordine dei Medici in modo alquanto avventato e certamente improprio».
Cronologicamente, la prima questione concerne l’allarme circa l’assistenza ai pazienti del Gom lanciato da Pasquale Veneziano per un rischio-licenziamento degli infermieri precari dato per imminente, «contrariamente a quanto risulta a noi e, soprattutto, alle procedure effettivamente già attivate dalla Direzione generale dell’Azienda ospedaliera», osserva il presidente dell’Opi Pasquale Zito.
In seconda battuta, il presidente Veneziano fa riferimento all’attività di coloro che inquadra come personale «paramedico» o «parasanitario», peraltro definendola «supporto veramente importante». Senonché, rileva Zito, «quella infermieristica è una professione autonoma ai sensi delle leggi numero 42 del 1999 e numero 251 del 2000, le cui funzioni proprie sono definite dai profili professionali e dal Codice deontologico». L’errore in cui è incorso il presidente dell’Ordine dei Medici non è affatto una questione di lana caprina, in definitiva, ma un brutto “scivolone” sostanziale.
Il processo di riforma della professione infermieristica, iniziato fin dagli anni 80, è nato dalla consapevolezza che fosse assolutamente necessario riformare l’ordinamento e la formazione degli infermieri, a quei tempi definiti per negazione “non medici” o, per approssimazione, “paramedici” e quasi mai con il loro nome, ossia infermieri.
Il radicale cambiamento intervenuto anche nel tessuto normativo nazionale nel corso di oltre trent’anni (la legge numero 3 del 2018 incarna solo la più recente frazione della complessa riforma di settore) grazie all’interesse della nostra Federazione e delle forze sociali, fa presente il presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Reggio Calabria, «credevamo avesse portato all’archiviazione della vieta concezione di una professione infermieristica subalterna alla professione medica e funzionale ad un’organizzazione del lavoro medico-centrica o medico-dipendente, claudicante idea che ignorava e negava l’articolata complessità della nostra professione».
Una professione che, in realtà, contribuisce direttamente alla realizzazione del diritto alla salute, al processo d’aziendalizzazione nel Servizio sanitario nazionale e all’integrazione dell’organizzazione del lavoro.
«Ogni professione è chiamata a fare la sua parte: noi infermieri lo facciamo 24 ore al giorno, e di sicuro non abbiamo bisogno d’alcun tutor. Certo, dall’Ordine dei Medici – sottolinea il presidente dell’Opi di Reggio Calabria Pasquale Zito – ci saremmo aspettati un approccio meno anacronistico, magari meno offensivo…, e più aderente alle problematiche vere che mortificano la sanità reggina. Se proprio vuol dare un contributo al riguardo, il presidente Veneziano potrebbe sempre invitare i medici di base a fare da filtro per evitare intasamenti nei Pronto soccorso, o fare appello ai medici dell’Asp 5 affinché s’impegnino un tantino di più a evitare ricoveri ospedalieri inappropriati».