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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Tolta la scorta al testimone Ruello che fece condannare i boss. «Non rischia più»

Tolta la scorta al testimone Ruello che fece condannare i boss. «Non rischia più»

| Il 28, Giu 2014

Con le sue dichiarazioni ha inchiodato il potente clan di ‘ndrangheta dei Lo Bianco di Vibo Valentia. Otto anni dopo gli viene revocata la tutela. E lui si dice stupito: «A me la tolgono a Scopelliti condannato la lasciano»

Tolta la scorta al testimone Ruello che fece condannare i boss. «Non rischia più»

Con le sue dichiarazioni ha inchiodato il potente clan di ‘ndrangheta dei Lo Bianco di Vibo Valentia. Otto anni dopo gli viene revocata la tutela. E lui si dice stupito: «A me la tolgono a Scopelliti condannato la lasciano»

 

VIBO VALENTIA – L’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) del Ministero dell’Interno ha disposto la revoca della tutela nei confronti del fotografo di Vibo Valentia Nello Ruello, primo testimone di giustizia vibonese. Il provvedimento, notificato stamane a Ruello dalla Guardia di finanza, non viene motivato ma viene unicamente spiegato che la “tutela su auto non protetta” nei confronti di Ruello viene sostituita con una “vigilanza generica radio collegata con sosta” nei pressi dell’abitazione e del negozio di Ruello, sito nel centro di Vibo Valentia.

Per lo Stato, Nello Ruello – sotto protezione da oltre 8 anni per aver denunciato e fatto condannare per usura ed estorsione esponenti di primo piano del clan Lo Bianco di Vibo – non è più in pericolo. Grazie alle dichiarazioni di Ruello (operazioni “Flash” e “Nuova Alba”) è stata accertata per la prima volta in sede giudiziaria, con sentenze definitive, l’esistenza del clan mafioso dei Lo Bianco.

Nello Ruello risulta anche vicepresidente dell’associazione antimafia “Riferimenti” guidata da Adriana Musella ed è assistito dall’avvocato Giovanna Fronte che si è immediatamente messa in moto per capire i motivi della sostituzione del servizio di tutela denunciando come, in questo modo, l’incolumità del suo cliente “venga messa a serio rischio”.

“In terra di ‘ndrangheta accade di tutto. La verità è che, al di là, delle belle parole, non c’e’ alcuna intenzione di incentivare la lotta alla criminalità organizzata”. Questo il commento di Ruello il quale evidenzia una serie di anomalie nel sistema: “Io, testimone di giustizia che ho permesso con le mie denunzie l’arresto della cosca Lo Bianco-Barba, dominante a Vibo Valentia, sono rimasto comunque qui a lavorare dando l’esempio di fiducia verso lo Stato. Adesso vengo lasciato senza protezione mentre Giuseppe Scopelliti, condannato a sei anni, cammina con la scorta della Polizia di Stato. I testimoni di giustizia sono per lo Stato carne da macello usa e getta”. Il testimone di giustizia si dice “amareggiato, stanco e deluso da uno Stato che ho servito e in cui ho creduto. Ritengo non sia questo il metodo migliore per convincere i cittadini ad avere fiducia nelle Istituzioni e denunziare .

Ora, con il benestare dello Stato, il clan Lo Bianco si può vendicare grazie al comitato per l’ordine e la sicurezza che si assume piena responsabilità se mi dovesse succedere qualcosa”.