Taurianova, sollecitare l’attenzione delle locali forze partitiche nel segno di una rinnovata partecipazione democratica La riflessione del sociologo taurianovese Mimmo Petullà
L’organizzazione complessiva della politica, a Taurianova, comincia a porre in tutta evidenza alcune questioni. Le relative dinamiche sono ovviamente da ricondurre alle prossime elezioni comunali, mentre in gran parte attribuiscono rilievo a indirizzi programmatici, come pure alle scelte dei candidati e al pertinente grado di consenso, la cui ricerca tende a occupare spazi centrali della dialettica interna. Bisogna ammettere, tuttavia, che in questa considerata indispensabilità c’è qualcosa che non convince pienamente. Appare difatti poco valorizzata e al contempo frammentata – se non altro sino a ora – la funzione socializzante dei partiti, il cui ruolo di aggregazione e di mediazione dovrebbe essere espletato con uno slancio capace di manifestare una più condivisa attenzione alle problematiche che si muovono nella dimensione pubblica, non lasciandole in questo modo confinate negli intendimenti della campagna elettorale. Le attività e le interazioni degli stessi partiti, d’altra parte, non devono coincidere soltanto con la competizione – per quanto quest’ultima rappresenti un fondamentale momento di adesione alla vita politica – ma anche con la necessità di mobilitare ripetutamente l’attenzione critica dei cittadini sulle forme della partecipazione democratica, in modo particolare quando a richiederlo sono le delicate fasi di transizione e di trasformazione, come quella che attualmente la comunità sta attraversando. Si tratta di un criterio differenziante, questo, che non consiste soltanto nella pur legittima individuazione di strategie e di strumenti volti a suscitare il consenso popolare, ma nel prioritario e più esigente sforzo di ricordare alla città che l’azione politica può e deve coinvolgere corresponsabilmente, nel tentativo di dare senso e orientamento a valori comuni. E’ appunto per questo sperabile il superamento di talune incertezze, magari con la disposizione di un agire che sia compatto sull’impegno a definire mete culturali e la trattazione di un più qualitativo e articolato quadro delle politiche sociali, all’interno del quale far convergere scopi e traguardi. Forse è tempo di analizzare, in maggior misura, i bisogni e le istanze provenienti dalle aree a rischio di marginalità – come ad esempio quelle concernenti l’infanzia e l’adolescenza, come pure le disabilità e l’anzianità – predisponendo la costruzione di percorsi a favore di un più dignitoso riconoscimento dei diritti sociali di cittadinanza.