Serbia: sfida Tadic-Nikolic sul filo del rasoio
redazione | Il 06, Mag 2012
Presidenziali, legislative, municipali. Crisi e Ue temi centrali
Serbia: sfida Tadic-Nikolic sul filo del rasoio
Presidenziali, legislative, municipali. Crisi e Ue temi centrali
(ANSA) I serbi votano, dalle 7 di oggi, in un unico super-turno elettorale per le presidenziali anticipate, le legislative, le municipali e le regionali in Voivodina (nord), e dalle urne uscirà l’esito della sfida fra i due principali schieramenti: quello riformista, europeista e apertamente filoccidentale che fa capo al presidente uscente Boris Tadic, e l’altro conservatore e di ispirazione nazionalista guidato da Tomislav Nikolic, leader dell’opposizione. Crisi economica e integrazione europea sono stati i temi dominanti della campagna elettorale, conclusasi già alla mezzanotte fra giovedì e venerdì e nella quale invece il tema del Kosovo è rimasto più in sordina, con gli elettori che evidentemente non lo considerano più un problema prioritario. Tadic (54 anni) e Nikolic (60 anni) sono di gran lunga i due candidati favoriti (dei 12 complessivi) della corsa alla presidenza. Tutti i sondaggi prevedono infatti che saranno loro a monopolizzare il primo turno (con il presidente uscente indicato in leggero vantaggio, 36% a 35%), e a sfidarsi poi nel ballottaggio decisivo del 20 maggio prossimo, per il quale Tadic è dato vincente.
Per lui sarebbe il terzo mandato complessivo (il secondo dal punto di vista formale e legale, alla luce del nuovo testo costituzionale approvato nel 2006), dopo i successi nelle presidenziali del 2004 e 2008, nelle quali aveva sconfitto lo stesso Nikolic. Anche nel voto parlamentare (con 18 partiti in lizza) Tadic e Nikolic sono i protagonisti principali, con le rispettive formazioni politiche indicate dai sondaggi largamente in testa nei favori degli elettori. Nelle legislative tuttavia a riscuotere maggiori consensi è il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) di Tomislav Nikolic, accreditato secondo le ultime rilevazioni del 33%, rispetto al 28% che andrebbe al Partito democratico (Ds) di Tadic. Ma Nikolic, secondo gli osservatori, avrebbe più difficoltà a trovare alleati per la formazione di una solida coalizione di governo Boris Tadic – che si è dimesso anticipatamente rispetto alla scadenza del mandato nel febbraio 2013 al fine di consentire l’accorpamento in un’unica tornata elettorale di presidenziali legislative e locali, risparmiando così risorse preziose per il paese alle prese con la crisi – ha condotto la sua campagna elettorale insistendo sull’importanza della continuità del programma di riforme, necessario a far proseguire la Serbia sulla strada verso la Ue, dalla quale in marzo ha ottenuto lo status di paese candidato. Il presidente uscente, che fa leva anche sulla stima e sul rispetto conquistati a livello internazionale, dove è visto come colui che ha tolto la Serbia dal lungo isolamento seguito alla stagione tragica delle guerre, chiede la fiducia degli elettori per portare a termine il lavoro già iniziato. La squadra, dice, è esperta e collaudata, in grado di attrarre ulteriori investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Cambiare guida al paese, per Tadic, sarebbe ora rischioso e farebbe perdere tempo prezioso in vista dell’obiettivo dichiarato, che è l’adesione alla Ue per il 2020. Tomislav Nikolic, al suo terzo tentativo di battere Tadic nelle presidenziali, ha cercato da parte sua di sfruttare le difficoltà economiche e sociali legate alla crisi globale per capitalizzare l’insoddisfazione popolare. Ex ultranazionalista (era il braccio destro di Vojislav Seselj, sotto processo attualmente per crimini di guerra al Tribunale dell’Aja), Nikolic si è convertito a posizioni più moderate, e di recente ha accettato l’opzione europea della Serbia. Anche se, sottolinea, l’adesione alla Ue potrà avvenire solo mantenendo il Kosovo. Per le presidenziali e le legislative voteranno anche circa 110 mila serbi del Kosovo, grazie all’opera di facilitazione e mediazione dell’Osce. Non si terranno invece in Kosovo le municipali, ad accezione di due località – Zvecan e Zubin Potok – che hanno deciso di tenerle comunque sfidando anche la contrarietà di Belgrado. I poco più di 6,7 milioni di elettori serbi potranno votare dalle 7 alle 20 in oltre 8.500 seggi, che saranno monitorati da circa 1.500 osservatori locali e stranieri.