Sculco: “Coinvolgere forze sociali in politiche di sviluppo” "E’ soltanto facendo rete e squadra qui in Calabria che si può sperare di farsi ascoltare sui tavoli romani ed europei"
“Apprezzo e condivido in pieno gli auspici e gli stimoli che vengono dalla riunione dei vertici regionali di Unindustria, Cgil, Cisl e Uil, comprese le riflessioni sull’utilizzo delle risorse comunitarie per le quali finora la Regione ha dato il meglio di sé, anche se la sfida ora è tutta incentrata sull’operativa concreta di queste risorse che vanno ottimizzate e finalizzate allo sviluppo. Sono del parere – sostiene la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco – che queste sollecitazioni debbano essere ascoltate e che le forze sociali vadano coinvolte incondizionatamente nelle politiche per lo sviluppo. La logica della concertazione, nel Paese troppo in fretta archiviata da chi sosteneva l’utilità di decisioni verticali, a mio avviso, specie in regioni come la nostra che hanno urgenza di fermare il declino socio-economico e al contempo la rassegnazione e lo sconforto di molti imprenditori in difficoltà e la fuga dei nostri giovani, andrebbe addirittura istituzionalizzata. E’ soltanto facendo rete e squadra qui in Calabria che si può sperare di farsi ascoltare sui tavoli romani ed europei. Stiamo sostenendo – aggiunge Flora Sculco – con più iniziative pubbliche che registrano una grande adesione – che l’occasione straordinaria offerta dal Patto per la Calabria discendente dal Masterplan del Governo Renzi non va né sottovalutate né sprecata. Anzi, andrebbe colta con entusiasmo, e perseguita con l’adesione di tutti i soggetti che nei territori hanno titolo sulle politiche economiche e sociali. Il Patto per la Calabria è la risposta intelligente del Governo Renzi che dopo i silenzi decennali sul Sud ha finalmente predisposto una cornice entro cui figurano risorse, tempi e persino il coinvolgimento del sistema imprenditoriale pubblico. Sta a noi, a tutta la Calabria, rimettere in circolo energie, talenti e protagonismi necessari per rinsaldare la fiducia in noi stessi e fare sviluppo endogeno, senza affidarsi più alle cosiddette politiche economiche eterodirette che tanti sfracelli hanno provocato al Mezzogiorno ed alla Calabria”.