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TAURIANOVA (RC), SABATO 20 APRILE 2024

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Quello che gli uomini non dicono Le difficoltà della raccolta anamnestica tra reticenze e bisogno di "portavoce"

Quello che gli uomini non dicono Le difficoltà della raccolta anamnestica tra reticenze e bisogno di "portavoce"
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di Natalia Gelonesi

Che la parità nel rapporto tra uomini e donne sia un’utopia, è cosa risaputa. Il piatto della bilancia, nelle coppie che funzionano, deve inevitabilmente pendere solo da una parte: quello della donna. Del resto la storia ce lo insegna: “Tira più il sorriso di una donna che un rinoceronte”, come spiega, a un meno romantico Zalone, il capo della tribù africana che l’ha fatto prigioniero.

Adamo si è giocato il paradiso per accontentare i capricci di Eva. Solo per una mela. Altri si giocano lo stipendio o consacrano le migliori ore della loro vita al lavoro e al dio denaro per mantenere i capricci di mogli e amanti. La galleria Cavour come il giardino dell’Eden, la mela come simbolismo del peccato e del vizio. Il frutto proibito che occhieggia dalle vetrine di Louis Vuitton. E poi: Elena, Paride e la guerra di Troia. Ancora una donna. Ancora una mela. Sarà che tutte queste mele fanno male? Una mela al giorno toglie il medico di torno, del resto.

È una società a forte impronta matriarcale la nostra, inutile negarlo, soprattutto al Sud. Non si muove foglia che la donna non voglia. Potremmo anche cambiarlo in non si muove “sfoglia”, visto che il potere femminile è concentrato per metà in camera da letto e per l’altra metà tra i fornelli. Con buona pace delle femministe. Mamme e nonne esercitano la loro autorità brandendo matterelli e depositando tutto l’edibile umano su strati di lasagne così alti da fare impallidire di vergogna la Tokyo Sky Tree. Le sposine diventeranno vittime della competizione culinaria, passeranno notti insonni a cercare tutorial su “Come preparare le stesse polpette che fa tua suocera”, ma una volta conquistato il palato del mammone incallito, saranno invincibili.

La vita degli ignari mariti sarà per sempre nelle loro mani. Dalla scelta dei calzini al film da vedere, dalla scuola da far frequentare ai figli agli amici con cui uscire fino a, udite udite, alla salute del compagno. Avranno il superpotere di conoscere i sintomi del partner, anche quelli che lui stesso disconosce, vigileranno sulla busta dei farmaci con la stessa attenzione che riservano alle puntate de “Il segreto” , decideranno, in tema di benessere psicofisico, cosa è bene e cosa è male.

Gli effetti di queste dinamiche saranno visibili a chi, in un tranquillo pomeriggio di guardia, verrà a contatto con un esemplare di “Homo NON Sapiens”:
– “Prende farmaci?”
– “Sì”
– “Quali?”
– “Non so, chiedete a mia moglie”

Che qui si palesa una delle componenti più meravigliose di una relazione: la fiducia. Che tua moglie possa essere una novella Lucrezia Borgia non ti è mai passato per la mente, amico che assumi compresse di dubbia composizione? Del resto, fa una parmigiana spettacolare. Come si potrebbe mai dubitare di chi fa la parmigiana con le melanzane fritte nella pastella? Ma diamo per buono il fatto che non tutti abbiano la pazienza di stare dietro a terapie più o meno complesse e articolate, né di scrivere su ogni scatola un rapido promemoria (per l’urina, dopo pranzo, prima di cena, appena alzato, su una gamba sola, con triplo carpiato) e quindi, che sia più facile e vantaggioso affidarne la gestione a chi di management se ne intende. Diamolo per buono e andiamo avanti.

– “Che disturbo ha avuto?”
– “Mah… una caloria… un dolore… non so… chiedete a mia moglie che sta fuori”

E tu, nonostante sia ormai abituata da anni allo stesso siparietto, non puoi fare a meno di sentire il rumore delle ovaie che sono cadute sul pavimento e si sono frantumate in mille pezzettini, uno dei quali va a colpire l’altro collega, che ti ricambia lo stesso sguardo rassegnato. Poi, ti vuoi fare del male, e la “sua signora” la fai pure entrare. Ed è tutto un tripudio di “Lui non sa”, “Lui non capisce”, “Sì vi ha detto così ma non si ricorda”. Giusto per fare ulteriore chiarezza, se poco poco eri confusa. Se l’anamnesi è il 90% della visita stiamo freschi. Forse dovremmo fare dei programmi di reinserimento nella società per gli uomini che hanno perso il controllo della propria vita. O dei tutorial on line anche per loro, tipo: “In sole sei settimane arriverai a capire se il tuo mal di testa è davvero un mal di testa. Risultati garantiti”. In alternativa, il divorzio. Perché, diciamolo, come fa le polpette la mamma, non le fa nessuno.