Processo Fallara, chiesta la condanna a 5 anni per Scopelliti. Avanzata anche l’interdizione dai pubblici uffici
redazione | Il 13, Feb 2014
Dura la requisitoria del pm Sara Ombra
Processo Fallara, chiesta la condanna a 5 anni per Scopelliti. Avanzata anche l’interdizione dai pubblici uffici
Il pubblico ministero Sara Ombra ha evidenziato, secondo le tesi dell’accusa, le responsabilità del sistema politico nella gestione del bilancio comunale. Dura la sua requisitoria
REGGIO CALABRIA – Cinque anni: è la pena che rischia il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, coinvolto insieme ai tre ex revisori dei conti del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici, nel processo su quello che è stato ribattezzato “Caso Fallara”, dal nome della dirigente del Settore Finanze di Palazzo San Giorgio, morta suicida alla fine del 2010 a causa dell’ingestione di acido muriatico. Ma alla richiesta di pena si aggiunge anche l’interdizione dai pubblici uffici. Nei confronti dei quattro ex revisori è stata chiesta una condanna a 4 anni.
Le accuse formulate per l’ex sindaco ed attuale governatore e gli altri 3 imputati vanno dal falso all’abuso d’ufficio. Al termine della sua requisitoria pronunciata stamattina nell’aula del tribunale reggino, davanti alla corte presieduta da Olga Tarzia, il pm Sara Ombra ha affermato che «tutto quello che ha detto Scopelliti in questo processo è falso, lui sapeva quello che stava accadendo ed era consapevole del disastro del buco in bilancio».
Da qui le richieste di condanna a cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici. Ora si attendono le requisitorie delle difese, poi la sentenza, che chiuderà un lungo dibattimento durante il quale sono stati scandagliati gli anni del “Modello Reggio”.
Dall’analisi dei testimoni è emersa una serie di comportamenti assolutamente anomali da parte di Orsola Fallara, che si sarebbe autoliquidata somme milionarie per le difese dell’Ente davanti alla Commissione Tributaria. Il procedimento si celebra anche per dimostrare se Scopelliti – nella sua qualità di primo cittadino di Reggio Calabria e di persona cui la Fallara era molto vicina – fosse a conoscenza dell’allegra gestione delle casse comunali.
DURA LA REQUISITORIA DEL PM
«Il livello politico sulla situazione dei bilanci del Comune di Reggio Calabria non poteva non sapere proprio per le reiterate richieste di chiarimento formulate dalla Corte dei conti. Emerge, a questo punto l’assenza di qualsivoglia interesse a controllare». E’ uno dei passaggi della prima parte della requisitoria del pm Sara Ombra dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Olga Tarzia, nel processo contro l’ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, attuale presidente della Regione, accusato di abuso e falso, e degli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici, accusati di falso, per le vicende legate alle autoliquidazioni che avrebbe fatto l’ex dirigente dell’Ufficio finanza del Comune di Reggio Calabria, Orsola Fallara suicidatasi nel 2010. «Ed ai revisori dei conti – ha aggiunto – contestiamo di avere scritto cose false. Perchè mai persone con riconosciute professionalità diventano improvvisamente non in grado di esercitare azioni valutative ed affermano di non sapere?».
In apertura di udienza, uno dei difensori, l’avv. Francesco Giuffrè, aveva chiesto l’astensione del presidente Olga Tarzia, giustificando tale richiesta col fatto che il marito Elio Sansotta avrebbe avuto un incarico da dirigente dei servizi radiologici all’ospedale di Locri dall’attuale commissario dell’Asp di Reggio Francesco Sarica, nominato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale. La presidente Tarzia, dopo una camera di consiglio ha comunicato che, «qualora anche la notizia fosse corrispondente al vero, non c’è alcun motivo di convenienza o di opportunità che io mi astenga dal dibattimento». Quindi ha preso la parola il pm. «Scopelliti – ha detto Sara Ombra – nominò la Fallara dirigente del settore finanza del Comune senza titoli e per il solo fatto che avesse con lei uno stretto rapporto di fiducia. Nei fatti era lei “l’assessore” come hanno detto numerosi testimoni durante il dibattimento, e anche il presidente dell’Assindustria di Reggio Cuzzocrea».
«Già nel 2006 – ha proseguito il pm – la Corte dei conti rilevava il disequilibrio di bilancio, lo sforamento del patto di stabilità interno, e tutto ciò avrebbe dovuto comportare il blocco delle assunzioni di personale e degli acquisti di nuovi beni e servizi e la cessazione dell’utilizzo di consulenze e professionalità esterne all’ente, ma tutto questo non fu fatto. Il buco di bilancio al Comune era una situazione tragica, come peraltro è emerso dalla successiva ispezione del Ministero delle finanze voluta dalla Procura di Reggio». Il pm ha parlato di «contabilizzazioni irregolari tra entrate e uscite; una rilevante esposizione finanziaria verso le società partecipate Leonia e Multiservizi; la non conformità nella sottoscrizione di uno swap con un importante istituto bancario, e addirittura, i reiterati e mancati pagamenti nei confronti dell’Enel. Non si pagava l’Enel ma contemporaneamente si pagavano 600 mila euro per le statue di Raparama collocate sul lungomare o 250 mila euro per Rtl. Uscivano soldi senza copertura effettiva di spesa».
Sara Ombra, inoltre, commentando la deposizione in aula resa a suo tempo da Scopelliti, nel corso della quale il presidente della Regione aveva rimarcato di non avere mai compiuto atti di gestione, ha detto che «sono stati attribuiti numerosi contributi elettorali ad associazioni a vario titolo senza la predeterminazione dei criteri, quindi in assenza di un regolamento comunale. Mi chiedo – ha proseguito il pm – quanti hanno chiesto di ottenere contributi, non hanno avuto risposta e per quali motivi siano stati scartati». Il pm ha quindi ricordato come l’ex segretario comunale Francesco D’Agostino, avesse segnalato già nel 2007, ultimo anno prima che fosse messo in congedo, le difficoltà di liquidità del Comune e il mancato pagamento delle spettanze alle imprese e ai fornitori. L’udienza è stata poi sospesa per una breve pausa e riprenderà con la prosecuzione della requisitoria del pm che, al termine, formulerà le sue richieste nei confronti degli imputati.
Il pm Sara Ombra, al termine della sua requisitoria per il processo Fallara a Reggio Calabria, ha chiesto al condanna a 5 anni di reclusione nei confronti dell’attuale presidente della Regione Calabria a 5 anni e con l’interdizione dai pubblici uffici. Quattro gli anni di reclusione chiesti invece per gli ex revisori dei conti del Comune di Reggio.