‘Ndrangheta, faide in Lombardia: conferme 8 ergastoli La sentenza è stata emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano
La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato otto dei nove ergastoli che vennero inflitti, assieme ad altri quattro già definitivi, anche in secondo grado nel processo con al centro tre omicidi, tra cui quello del boss Carmelo Novella, avvenuti tra il 2008 e il 2009 per faide interne ai clan della ‘ndrangheta radicati in Lombardia. La sentenza è stata emessa nel processo d’appello “bis” scaturito dall’annullamento con rinvio di quelle nove condanne per un nuovo giudizio, che era stato deciso dalla Cassazione nel febbraio del 2016. In particolare, la Corte, come chiesto dal sostituto pg Galileo Proietto, ha confermato gli ergastoli per Rocco Cristello, Francesco Cristello, Francesco Elia, Claudio Formica, Leonardo Prestia, Massimiliano Zanchin, Christian Silvagna e Sergio Sestito, riducendo o cancellando, a seconda delle posizioni, soltanto l’isolamento diurno data la prescrizione di alcuni capi di imputazione. La pena di Domenico Tedesco, invece, è passata dall’ergastolo ai 12 anni comminati.
Nel 2013 con una storica sentenza sulla presenza della mafia calabrese al Nord erano stati inflitti 15 ergastoli, a vario titolo, per i tre omicidi e poi nel giugno 2014 in appello erano state confermate 13 condanne al carcere a vita, mentre per altri imputati erano state ridotte le pene. Infine, la Suprema Corte due anni e mezzo fa annullò con rinvio l’ergastolo per sette imputati per l’omicidio del marzo 2009 di Rocco Stagno, il cui cadavere, mai ritrovato, sarebbe stato dato in pasto ai maiali. Vennero confermati 4 ergastoli (altri due, invece, annullati con rinvio) inflitti, a vario titolo, per la morte di Novella, freddato nel luglio 2008 in un bar perché voleva rendere autonoma la ‘ndrangheta lombarda dalla “casa madre” calabrese, e per l’omicidio di Antonio Tedesco, ammazzato nell’aprile 2009 e poi sepolto all’interno di un maneggio. Nel suo intervento il Pg aveva fatto notare che la Cassazione aveva chiesto solamente di colmare alcune lacune nelle motivazioni delle condanne e che non era in discussione la “attendibilità” del pentito Antonino Belnome che fece riemergere quei casi di “lupara bianca”. Le motivazioni della sentenza dell’appello “bis” tra 90 giorni.