Demoskopika: “La ‘ndrangheta ha un giro di affari di 53 mln, pari al 3,5% del Pil”
redazione | Il 26, Mar 2014
“La ‘ndrangheta è percepita come una componente ‘normale’ dal mondo produttivo”. Attive 380 cosche, 50 mila affiliati
Demoskopika: “La ‘ndrangheta ha un giro di affari di 53 mln, pari al 3,5% del Pil”
L’autore dello studio di Demoskopika, l’economista Raffaele Rio, ha evidenziato che “la ‘ndrangheta è percepita come una componente ‘normale’ dal mondo produttivo”
CATANZARO – La ‘ndrangheta con un giro d’affari complessivo di 53 miliardi di euro, un esercito di circa 60 mila affiliati e quasi 400 ‘ndrine operative in 30 Paesi al mondo, genera lo stesso fatturato dei colossi Deutsche Bank e McDonald’s messi insieme. A confermare l’enorme potere economico della mafia calabrese è l’istituto Demoskopika, che ne ha stimato il giro d’affari, pari al 3,5% del Pil italiano del 2013. “Il maggiore introito – emerge dalla ricerca di Demoskopika – è costituito dal traffico di stupefacenti che determinerebbe guadagni per 24,2 miliardi di euro. Un’altra importante fonte di profitto è costituita dall’attività di riciclaggio che ha assicurato alle cosche calabresi un profitto di 19,6 miliardi di euro. Risultano significativi anche i guadagni criminali relativi a estorsioni e usura (2,9 miliardi di euro), agli appalti pubblici (2,4 miliardi di euro), al gioco d’azzardo (1,3 miliardi di euro). Meno rilevanti invece i proventi dal traffico di armi (700 milioni di euro) e di rifiuti illeciti (670 milioni di euro), dalla prostituzione (370 milioni di euro), dalla contraffazione (330 milioni di euro) e dall’immigrazione clandestina (130 milioni di euro), ma si tratta pur sempre di cifre enormi che vanno a incrementare un bilancio più che remunerativo e allettante”.
L’autore dello studio di Demoskopika, l’economista Raffaele Rio, ha evidenziato che “la ‘ndrangheta è percepita come una componente ‘normale’ dal mondo produttivo”. “Si arriva – aggiunge – a una situazione paradossale per cui l’insieme delle attività vessatorie nei confronti delle aziende, dal racket all’usura, dagli incendi dolosi alle rapine, fino ai meccanismi più sofisticati di infiltrazione nel mercato, sembrano ormai costituire un sottofondo latente, uno scenario inevitabile delle loro attività. In questo quadro la criminalità organizzata calabrese rappresenta un evidente ostacolo che grava pesantemente sullo sviluppo del territorio. Dal punto di vista economico scoraggia la libera iniziativa, altera il mercato e i meccanismi della concorrenza, crea monopoli basati sull’intimidazione e l’interesse privato; dissemina paura, determina sprechi e inefficienze. Sul versante sociale genera il consenso di pochi e l’acquiescenza di molti che, per quieto vivere, per interesse o per paura, preferiscono far finta di non vedere e perfino sottostare alle richieste dei criminali, piuttosto che denunciare e schierarsi apertamente contro di essi”. “Queste trasformazioni – conclude Rio – finiscono per avvicinare alla criminalità organizzata strati sempre più ampi di popolazione che, pur non appartenendo alle famiglie mafiose e non volendo condividere nulla degli affari dei boss, sono in qualche modo condizionati da una presenza che trae la sua forza dalla capacità di esercitare un capillare controllo del territorio”.
Attive 380 cosche, 50 mila affiliati
Sono 380 le cosche della ‘ndrangheta attive ed oltre 50 mila gli affiliati. E’ quanto emerge da uno studio dell’Istituto Demoskopika. L’analisi degli assetti criminali ricavabili, attraverso l’osservazione attenta di una serie di documenti della Direzione Investigativa Antimafia, del Ministero dell’Interno, della Commissione parlamentare Antimafia e delle forze dell’ordine, secondo quanto emerge dallo studio, sancirebbe la presenza di ben 113 ‘ndrine operanti a livello mondiale. Sono 30 i Paesi, inclusa l’Italia, nei quali si è registrata un’attività costante delle ‘ndrine. Tra i territori più permeabili sicuramente l’Australia (19 ‘ndrine), Colombia (14 ‘ndrine), Germania (12 ‘ndrine) e Canada (10 ‘ndrine). E non mancano le sorprese come, ad esempio la Tahilandia, le Antille olandesi o il Togo, quest’ultimo tra le mete preferite dalle cosche calabresi per traffico di rifiuti illegali o di pietre preziose. A livello italiano, escludendo ovviamente la Calabria, sono ben 122 i sodalizi – prosegue Demoskopika – che hanno ramificato ed esteso la propria attività fuori dai confini regionali: in testa Piemonte, Liguria, Lazio e Lombardia. In Calabria, infine, sarebbero 141 le organizzazioni criminali di tipo mafioso attive. Nella sola provincia di Reggio risulterebbe attualmente operanti ben 74 ‘ndrine con una presenza attiva di un esercito di circa 10 mila ‘ndranghetisti. Dal 1991 ad oggi sono 82 i comuni sciolti per ‘ndrangheta, 76 dei quali in Calabria. Analizzando il dato relativo alle operazioni finanziarie sospette trattenute relativo al periodo 2007-2012, significativo nel misurare la capacità di infiltrazione criminale nell’economia legale, emerge che le operazioni pervenute alla Direzione Nazionale Antimafia in Calabria sono state complessivamente 2.827 con un’attenzione prioritaria sugli enti creditizi con 2.023 episodi pari al 71,6% del totale. Seguono le agenzie di affari in mediazioni immobiliare con il 10,8%, i ragionieri con l’8,6%, la pubblica amministrazione con il 4,6%, gli intermediari finanziari con il 2,7% e, infine, le società fiduciarie ed i notai con l’1,7%.