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TAURIANOVA (RC), VENERDì 19 APRILE 2024

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Mediazione civile

Mediazione civile

Ecco l’analisi della riforma a cura dell’associazione culturale “VivInsieme”

Mediazione civile

Ecco l’analisi della riforma a cura dell’associazione culturale “VivInsieme”

 

La riforma della mediazione civile ha come obiettivo principale quello di ridurre il flusso in ingresso di nuove cause nel sistema Giustizia, offrendo al cittadino uno strumento più semplice e veloce con tempi e costi certi. Questa riforma però, risulta per molti ancora controversa. Cercheremo di fare chiarezza sugli eventuali dubbi in merito, avvalendoci del prezioso aiuto dell’associazione culturale “VivInsieme”, che ci ha inviato un’analisi dettagliata della mediazione civile. 

“In quanto Associazione priva di scopi di lucro ed interessata esclusivamente alle riforme che possono aiutare il funzionamento del nostro Paese – scrive Anna Russo nella nota inviataci – abbiamo preso a cuore il nuovo istituto della mediazione civile. A tal proposito, ci siamo resi conto che esso è oggetto di una serie di accuse del tutto prive di fondamento e che hanno per obiettivo soltanto quello di difendere alcuni interessi (soprattutto economici) di parte. Abbiamo quindi cercato di far chiarezza, con degli articoli contenenti esclusivamente dati oggettivi facilmente verificabili sul sito del Ministero della Giustizia e che sicuramente potranno risultare molto interessanti per i visitatori del sito”.

Di seguito pubblichiamo gli articoli che l’Associazione ci ha inviato.

 

Gli avvocati e la mediazione civile

La categoria forense sempre più favorevole al nuovo strumento

di Marco Ruggiero 


Da guerra senza esclusione di colpi ad amore eterno? E’ questo che verrebbe da chiedersi osservando la tormentata storia che vede per protagonisti gli avvocati italiani e la mediazione civile di recente introduzione.

Di certo, all’inizio fu vera guerra. Mai e poi mai, si diceva, si sarebbe permesso a un istituto giuridico “anti-cause” di metter piede in Italia. Tante le iniziative per imporre questo punto di vista: manifestazioni di piazza, ricorsi al Tar, dichiarazioni al vetriolo da parte di alcuni rappresentanti di questa categoria.

Tutti, comunque, si sono dimostrati espedienti destinati a cadere presto nel vuoto. A un certo punto, infatti, sono iniziate le sempre più numerose “defezioni”, soprattutto da parte degli avvocati più giovani, ossia della quota più consistente di appartenenti alla categoria forense. Forse di fronte alla irremovibilità del Governo o forse come naturale conseguenza a una situazione che vede, nel nostro Paese, la stragrande maggioranza delle cause gestita soprattutto dagli avvocati più anziani.

Nel giro di pochi mesi, quelli che all’inizio apparivano soltanto dei tiepidi cenni di consenso alla mediazione civile si sono trasformati in una vera e propria presa di posizione in favore del nuovo istituto.

Oggi, a fronte di un “nocciolo duro” – sempre più piccolo – di professionisti e di Ordini provinciali che rimangono arroccati sulle proprie posizioni antiriformiste, basta guardarsi intorno per registrare il moltiplicarsi di iniziative professionali o semplicemente divulgative che vedono per promotori e protagonisti soprattutto gli avvocati. Convegni divulgativi, eventi sul tema, pubblicazioni sulla stampa specializzata. Anche sul web la maggior parte dei documenti e degli approfondimenti che riguardano la mediazione civile è opera di appartenenti alla categoria forense. In alcune regioni il consenso si è spinto addirittura oltre con la costituzione di comitati di professionisti che perseguono il dichiarato obiettivo di fare in modo che questo strumento possa essere interamente gestito esclusivamente dagli avvocati.

Da guerra sanguinosa ad amore incondizionato, dunque? Sembrerebbe proprio di si, e questo anche malgrado quello che, in questi giorni, appare come uno degli ultimi fuochi della originaria resistenza: l’astensione dalle udienze organizzata dai professionisti che si rifiutano categoricamente di avvicinarsi alla mediazione civile. Un evento annunciato da tempo, ma il cui risultato è sin da ora scontato, visto che da esso hanno già preso ufficialmente le distanze anche le Camere Penali.

Non a caso, sono in tanti a ritenere che quella che avrebbe dovuto rappresentare per la categoria forense una settimana di animate proteste potrebbe invece trasformarsi, col passare delle ore, in una occasione d’oro per rivendicare a gran voce il diritto a ricoprire, nell’ambito della mediazione civile, il vero ruolo da protagonista.

 

Mediazione civile: rivoluzione o fallimento?

Il nuovo strumento giuridico chiamato in mille modi diversi


Il paragone che segue rende molto bene l’idea. Quale sarebbe stato l’esito della Rivoluzione francese se, invece di un solo motto universalmente riconosciuto e divulgato da tutti quanti (“libertà, uguaglianza, fratellanza”), alcune persone avessero iniziato ad utilizzarne altri, apparentemente simili, ma comunque differenti? Ad esempio, “autonomia, parità, solidarietà” o “indipendenza, uniformità, amicizia”.

La risposta si suppone scontata: probabilmente la Bastiglia mai sarebbe stata presa, visto che sarebbero stati ben pochi i rivoluzionari a conoscere bene i veri ideali per i quali si combatteva. In questi giorni, sta accadendo qualcosa di molto simile. Il riferimento è all’introduzione di un nuovo istituto giuridico che, nelle intenzioni di molti, dovrebbe rivoluzionare la giustizia civile italiana. Ufficialmente la legge ed il Ministero della Giustizia chiamano questo strumento Mediazione Civile (abbreviazione di Mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali). Invece, chi non lo conosce bene oppure chi non vuole fargli pubblicità lo chiama in mille modi diversi, uno più fantasioso dell’altro e soprattutto tutti sbagliati e fuorvianti (conciliazione, mediazione conciliativa, media-conciliazione, media-mediazione, conciliazione obbligatoria, mediazione obbligatoria, ecc.).

I motivi alla base di questa straordinaria “inventiva linguistica” sono essenzialmente un paio. Da un lato, vi sono coloro che pretendono di parlare della mediazione civile senza aver neppure letto la norma che la disciplina (D.Lgs. 28/2010). Dall’altro, vi sono i contrari alla sua introduzione, i quali hanno tutto l’interesse a fare in modo che essa venga associata a nomi ridicoli e privi di attinenza allo scopo di farle perdere credibilità ed impedirne la diffusione. Cosa accadrà adesso? Gli scenari possibili sono soltanto due. O la mediazione civile è destinata a fallire vittima del caos esistente (e quindi questa moderna Bastiglia mai potrà essere espugnata) oppure i nomi di fantasia si trasformeranno in boomerang e si ritorceranno contro chi li ha coniati.

La “creatività terminologica” di costoro, infatti, è sintomo di scarsa preparazione giuridica, visto che in tutte le facoltà di Giurisprudenza si insegna a non utilizzare sinonimi e vocaboli similari quando si opera in un campo rigoroso quale è quello del diritto. L’unico dato certo è che, già ora, le fondamenta della Bastiglia in questione sono piene di profonde crepe che si allargano ogni giorno di più. Non a caso, sono in tanti a ritenere che sia molto vicino il momento in cui la mediazione civile riuscirà a far crollare quelle poderose mura travolgendo tutti coloro che oggi, più o meno consapevolmente, remano contro l’introduzione di questo strumento.

 

La MEDIAZIONE CIVILE e tutte le bugie raccontate sul suo conto

 

Il D.Lgs. 28/2010 e il D.M. 180/2010 hanno introdotto e regolamentato il nuovo istituto giuridico della MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE o, semplicemente, MEDIAZIONE CIVILE. Lo strumento è finalizzato a risolvere una controversia civile prima che arrivi in tribunale o a porvi fine se è già iniziata.

La mediazione civile può essere facoltativa: riguardo ai diritti disponibili, quindi, si ha sempre la possibilità di avvalersi un mediatore piuttosto che intentare causa in tribunale. E’ invece obbligatoria prima di agire in giudizio per questioni riguardanti particolari materie indicate dalla legge (diritti reali, locazione, comodato, affitto d’azienda, divisioni, successioni ereditarie, responsabilità medica, diffamazione, contratti assicurativi, bancari e finanziari; dal 2012 anche per condominio e danni da circolazione di veicoli e natanti). Infine, può essere demandata dal giudice.

Nell’ambito della mediazione civile, la legge definisce espressamente i concetti fondamentali di:

mediazione (l’attività svolta da un terzo finalizzata a risolvere una controversia);

mediatore (il soggetto qualificato che svolge la mediazione);

organismo di mediazione (l’ente pubblico o privato presso il quale si svolge);

conciliazione (l’eventuale risultato positivo della mediazione).

Come strumento di risoluzione delle controversie, la mediazione civile è oggettivamente più semplice, più veloce e più economica rispetto a una causa civile. Infatti, visti gli ottimi risultati già ottenuti all’estero, è stata introdotta nel nostro Paese allo scopo di far diminuire il numero di cause civili da far giungere in tribunale e poter smaltire così l’enorme arretrato giudiziario esistente.

Sono in tantissimi a ritenere questo rivoluzionario strumento molto valido e in grado di far raggiungere ottimi risultati. Le uniche persone che sono contrarie alla mediazione civile sono quelle che hanno l’interesse, soprattutto economico, a lasciare la giustizia civile italiana nella grave situazione in cui si trova. Tant’è che esse hanno dato libero sfogo alla fantasia elaborando una serie di falsità e bugie sulle quali è opportuno fare chiarezza.

NON E’ VERO CHE LA MEDIAZIONE CIVILE SI CHIAMI “MEDIA-CONCILIAZIONE

Il termine “media-conciliazione” è stato inventato da coloro che sono ostili alla riforma per ridicolizzarla e per creare confusione. Infatti, è usato in prevalenza da costoro. Fonti anche molto autorevoli si sono già espresse sull’inesattezza di questo nome e sul fatto che contrasti con le definizioni dettate dalla legge (Guida al Diritto del 7 marzo 2011). Non a caso, il Ministero della Giustizia utilizza soltanto i nomi mediazione civile oppure mediazione civile e commerciale.

NON E’ VERO CHE LA MEDIAZIONE CIVILE ALLUNGHI I TEMPI PER OTTENERE GIUSTIZIA

Per legge, il procedimento di mediazione può avere una durata massima di 4 mesi. Quindi, un tempo sufficiente per gestire in modo appropriato una questione e per tentare di risolvere definitivamente la controversia, ma di gran lunga inferiore ai 9 anni di durata media di una causa civile in Italia.

NON E’ VERO CHE LA MEDIAZIONE CIVILE VADA A “PRIVATIZZARE LA GIUSTIZIA”

Il ricorso al tribunale è sempre possibile ma, su alcune materie, soltanto dopo aver fatto un ultimo tentativo per arrivare a una conciliazione: la mediazione civile, appunto, la quale si può svolgere presso organismi di mediazione, sia privati che pubblici, scelti liberamente. Inoltre, il mediatore civile non è un giudice, quindi non stabilisce chi ha ragione e chi ha torto, ma aiuta le parti a trovare una soluzione che sia in grado di soddisfare entrambe.

NON E’ VERO CHE LA MEDIAZIONE CIVILE ABBIA UN COSTO DI 9200 EURO

Il compenso del mediatore è proporzionato al valore della lite. E’ pari a 9200 euro soltanto per le controversie di valore superiore a 5 MILIONI di euro (!) Per ogni tipo di controversia, comunque, il costo della mediazione civile non soltanto è sempre certo, ma è di gran lunga inferiore a quanto si spenderebbe intentando una causa civile. Inoltre, la mediazione prevede agevolazioni e ulteriori riduzioni, ed è gratuita per chi non può permettersela.

 

NON E’ VERO CHE LA MEDIAZIONE CIVILE SIA UN COSTO AGGIUNTIVO SENZA GARANZIE

La mediazione civile ha costi e tempi certi prestabiliti dalla legge. Invece, una causa civile ha una durata molto più lunga e sempre incerta (la media nazionale è di 9 anni), e un costo sicuramente maggiore e di ammontare indeterminato. Quanto alle garanzie, intentare causa in tribunale non significa avere la garanzia di vincere o di ottenere giustizia. Tutt’altro. In sede di mediazione civile, invece, è altamente probabile che le parti, interagendo tra di loro e con il mediatore, possano individuare una soluzione che soddisfi tutti in modo veloce ed economico.

Per avere una conferma sui dati qui riportati e per maggiori informazioni riguardanti la mediazione civile, visitare il sito del Ministero della Giustizia [ www.giustizia.it ]

 

Mediazione civile: svelata la strategia dei detrattori

di Antonio Lanzillotti

 

E’ forse finalmente chiara la strategia che spinge coloro che sono contrari alla mediazione civile e commerciale a evitare in tutti i modi di pronunciare il suo vero nome. Si tratta pur sempre di un’ipotesi, ma che risulta in questo caso altamente probabile perché si basa su alcune ammissioni sfuggite ai diretti interessati e, soprattutto, su semplici verifiche che chiunque può fare.

Ma andiamo con ordine. Probabilmente in molti si saranno accorti del fatto che lo strumento giuridico introdotto dal D.Lgs. 28/2010 è chiamato in mille modi differenti. Il Ministero della Giustizia e in generale tutti coloro che sono favorevoli a questo nuovo istituto lo chiamano con nomi in linea con le definizioni fornite dalla legge: ossia, “mediazione civile e commerciale” o semplicemente “mediazione civile“. Oltre ai nomi ufficiali, sui mezzi di informazione vengono utilizzati (in verità, sempre meno) altri nomi, del tutto inesatti, ma che comunque sono frutto più di una scarsa conoscenza della materia che di una vera volontà denigratoria: “conciliazione” (tout court), “mediazione conciliativa“, “conciliazione obbligatoria“, “mediazione obbligatoria“, ecc. Infine, e arriviamo al punto, vi sono i contrari alla riforma i quali hanno inventato un vero e proprio nome alternativo che utilizzano quotidianamente per parlare male dell’istituto: “media-conciliazione” (tra l’altro, con le due parole ora scritte staccate, ora attaccate, ora col trattino, con la sbarra o altro).

Pur essendo chiaro sin dall’inizio lo scopo di cotanta creatività linguistica (ossia creare confusione tra la gente per impedire la diffusione dello strumento), sino ad ora sfuggiva ancora il modo preciso con il quale si mirava a raggiungere questo risultato.

Anche stavolta, una possibile risposta viene fornita da Google, il principale motore di ricerca al mondo, e si basa sulla considerazione che, al giorno d’oggi, qualunque tipo di informazione passi inevitabilmente attraverso internet. Immaginiamo che un cittadino qualsiasi voglia trovare in rete alcune notizie sull’argomento. Ebbene, qualunque ricerca effettuata utilizzando il nome “mediazione civile” gli restituirà sempre, come risultato, una serie di siti web (primo fra tutti, quello del Ministero della Giustizia) che parlano di questo istituto in termini oggettivi e corretti. Al contrario della ricerca svolta digitando il nome “media conciliazione“, che spesso restituisce risultati che parlano della mediazione civile in termini negativi e mirano a screditarla. Volendo fare un esempio spiccio ma calzante, è come se un cittadino straniero cercasse informazioni sugli italiani utilizzando la parola “mafiosi“, magari dopo averla sentita dire in tv. E’ facile intuire il tipo di documenti nei quali egli si potrebbe imbattere e quale opinione potrebbe maturare nei nostri confronti.

Risulta pertanto evidente il biasimevole motivo per il quale i bastian contrari cerchino in tutti i modi di non incentivare la diffusione del vero nome della mediazione civile e di parlare, sempre e comunque, di “media conciliazione“. Tutto ciò spiegherebbe l’utilizzo costante di un nome del tutto sconosciuto alla comunicazione istituzionale e sul quale fonti anche molto autorevoli si sono già pronunciate in modo preciso sottolineandone il contrasto con le definizioni dettate dalla legge (per tutte, la Guida al Diritto de Il Sole 24 Ore del 7 marzo 2011).

Se dunque è sempre stato evidente che il successo di questa riforma, definita da alcuni come epocale, si sarebbe giocato anche e soprattutto sul campo della comunicazione, ora che questa bizzarra strategia contro-informativa può essere finalmente chiara a tutti, coloro che ne sono gli artefici di certo non fanno una gran bella figura. A farne le spese è in particolare la loro credibilità, visto che, in un campo rigoroso quale è quello del diritto, simili “evoluzioni linguistiche” finiscono inevitabilmente per far sembrare colui che le compie semplicemente ridicolo.

Prima settimana ok per la mediazione civile

E si scopre che anche chi non la vuole l’ha inconsapevolmente aiutata

di Antonio Lanzillotti

 

A una sola settimana dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà della mediazione civile, cerchiamo di fare un primissimo bilancio con l’aiuto di alcuni professionisti che la svolgono. Nessuna pretesa, le rivoluzioni culturali non avvengono dall’oggi al domani. Ma, si sa, il buongiorno si vede dal mattino e, a quanto pare, la giornata che vede per protagonista la mediazione civile si preannuncia già molto lunga e radiosa.

«Nel corso di questa prima settimana», spiegano Antonella e Luisa, due sorelle avvocato titolari di un avviato studio legale e convinte sostenitrici della mediazione civile e commerciale, «abbiamo fornito numerose e dettagliate informazioni a chi le richiedeva e “preso per mano” quattro tentativi di mediazione; nei prossimi giorni vedremo dove porteranno».

Ci permettiamo di far notare loro che, probabilmente, l’ostacolo più grosso è rappresentato dal fatto che la mediazione civile stravolge anche il modo di concepire una lite. «Personalmente, abbiamo preparato molto accuratamente il varo definitivo del 20 marzo», spiegano le professioniste. «In questi mesi, abbiamo partecipato a diverse iniziative e organizzato anche alcuni convegni nella nostra provincia trovando curiosità, interesse e porte aperte un po’ ovunque».

Continuando l’intervista, però, ci attende una sorpresa: l’importante e inconsapevole aiuto che la riforma avrebbe ricevuto anche da parte di coloro che non la vorrebbero. «In tutta sincerità, dobbiamo ringraziare moltissimo chi in questi mesi ha continuato ad attaccare questo nuovo strumento chiamandolo con nomi differenti da quello ufficiale», commentano compiaciute le due sorelle. «Così, mentre le frange della categoria avverse all’istituto si occupavano di inveire contro quella che chiamavano la “conciliazione obbligatoria” o la “media conciliazione” o tanto altro ancora, noi abbiamo potuto far conoscere la mediazione civile alle persone comuni in tutta tranquillità e senza il pericolo che quello che dicevamo fosse sminuito o svalutato il giorno dopo da qualche giornale».

E così, nonostante i malumori e le iniziative intraprese da chi le remava contro, la mediazione civile è riuscita a giungere praticamente indisturbata al 20 marzo. E ora? «La gente vede molto di buon occhio questo nuovo strumento», rispondono fiduciose le due professioniste. «Anche perché, direttamente o indirettamente, sa bene che una causa civile può portare a uno stillicidio di tempo e denaro per molti anni. E’ quindi pronta per la svolta radicale».

Se una buona giornata può scorgersi dal suo inizio, si diceva, questa prima settimana di vita “ufficiale” della mediazione civile sembra essere già la luminosa alba di una lunga giornata di sole. Si spera naturalmente che quei raggi e quel calore possano raggiungere presto anche la Giustizia italiana, ormai da molti anni costretta ad arrancare nel profondo buio dell’arretrato giudiziario.

redazione@approdonews.it