L’intransigenza, problema morale
redazione | Il 14, Mar 2014
Nino Coco, componente del Coordinamento Provinciale di Reggio Calabria della Lista Scopelliti presidente, sulla vicenda che vede coinvolti Demetrio Naccari Carlizzi e la moglie Valeria Falcomatà
L’intransigenza, problema morale
Nino Coco, componente del Coordinamento Provinciale di Reggio Calabria della Lista Scopelliti presidente, sulla vicenda che vede coinvolti Demetrio Naccari Carlizzi e la moglie Valeria Falcomatà
Riceviamo e pubblichiamo:
Accade che il Sig. “Naccari Carlizzi Demetrio, abusando della sua qualità e dei suoi poteri di assessore della Giunta della Regione (e quindi di pubblico ufficiale) ed in particolare del potere politico derivante da tale incarico induca Pubblici Ufficiali e incaricati di pubblico servizio presso la Giunta della Regione Calabria e presso l’Azienda Ospedaliera Bianchi Melacrinò Morelli a dargli indebitamente l’utilità consistente nell’arbitraria facoltà di ingerirsi (in spregio alla normativa che regola le procedure di nomina) nella scelta dei membri della commissione d’esame che avrebbe giudicato il concorso pubblico”.
Accade che, sempre citando fonti di stampa, la Procura della Repubblica abbia rintracciato l’ulteriore aggravante, alla già pesante ingerenza, nell’identificare in Valeria Falcomatà, moglie dell’ex assessore regionale e sorella dell’ex consigliere del PD Giuseppe Falcomatà, la beneficiaria di tale “privatissima manifestazione d’interesse”.
Dalle indagini in corso e per quanto è emerso, dell’allora candidata e quindi del marito, colpiscono l’arroganza con cui si proclamava la “certezza del merito” (ormai famosa è la frase “… il posto è mio e lo devo vincere …”) e, quindi, la disinvolta risolutezza con cui si è ritenuto di poter conquistare o predare la prestigiosa posizione all’interno della prima struttura sanitaria reggina.
Sulla vicenda, il PM Mauro Leo Tenaglia, sembrerebbe intenzionato a chiedere il rinvio a giudizio con l’accusa di “induzione indebita a dare o promettere utilità” (art. 319 quater cp), qualcuno tra i più audaci direbbe “utilità a se stesso”.
Quello che comunque colpisce di questo sgradevole episodio è l’ingente carico di ipocrisia che, negli anni, ha consumato e tormentato la città e il suo scenario politico.
Anni, in cui, per strade e per piazze, nei salotti e nelle feste furoreggiava il perbenismo e il finto moralismo di tali personaggi che, mossi dall’alto sentimento per la città e per i suoi abitanti, scoprivano, a sentir loro, verità nascoste, o presunte tali, mentre trattavasi, in realtà, solo di enormi calderoni di veleni allucinogeni da far bere alle folle per scagliarle contro gli avversari politici.
Anni in cui dall’alto del loro pseudorigore denunciavano i mali oscuri della nostra Reggio.
Intanto riecheggiavano anche sulla stampa nazionale, notizie infanganti su di un popolo che non ha cultura, che non rispetta leggi, che ovunque dimostra la gestione fallimentare della cosa pubblica, amministrata e condotta dalle solite politiche clientelari. Già le solite politiche clientelari!
Lontani dal voler fare la morale a qualcuno, poiché non è esercizio che desta il nostro interesse, noi invece diciamo basta a questi predicatori farisei, finti missionari e pseudo catechisti.
Accade molto spesso al mondo d’oggi che si faccia uso e abuso del comune senso della morale e dell’etica, nell’intento di voler delineare una condotta e un profilo che intransigente solo nell’altrui forma, separerebbe i giusti dagli ingiusti e dai malfattori.
Eppure, la pratica dell’intransigenza dovrebbe essere prima disciplina verso se stessi e poi verso gli altri, poiché è sforzo assai poco utile ergersi a moderni Savonarola, quando poi pesanti accuse gravano sulla propria condotta e sul proprio operato.
Il fronte degli intransigenti è vasto perché comodo è il vestire, finché va bene, le candide vesti di inquisitori, gettando ombre sulla rispettabilità di chicchessia e ancor peggio sul destino di un’intera Città.
E’ facile e proficuo darsi il tono di chi può concedersi il giudizio e tracciare la regola della moralità da inscrivere ad un personale codice etico, inducendo sentimenti, introducendo affermazioni che logorano il tessuto sociale con sospetti malati, agitando bandiere di legalità e bene comune, d’interesse pubblico.
Ecco parliamo di interesse pubblico.
E’ certo cosa non riconducibile all’interesse pubblico, spingere e costruire occasioni e possibilità che possano tornare utili a fini propri.
Il vasto fronte degli intransigenti e dei moralisti dovrebbe comprendere che l’intransigenza formale è cosa assai pericolosa, evidentemente anche per i fatti delle ultime ore.
Di fronte al rischio di venir meno al proprio onore ed alla propria dignità, di fronte alla possibilità di tracciare e identificare nel proprio sbaglio la condotta dell’intera società civile, occorre fare un passo indietro.
Fare un passo indietro rispetto alle polemiche, ai veleni, alle inquisizioni, alle investigazioni (impropriamente condotte non già dagli organi preposti ma da certa stampa), sarebbe atto generoso e doveroso nei confronti della città e di quella gente che vuole fare e fare bene, lavorare e costruire.
Si è concluso ormai il tempo del gioco al massacro, non ci sono saccenti maestri che presumono di dar lezioni. Reggio si riconosce città che si spende e lavora sulle cose perché vuole entrare nel senso stesso di esse, per migliorarle, i cittadini membra di questo corpo.
La Città deve davvero cambiare e non è servito e non servirà a nulla aspettare l’altrui sbaglio, emettere sentenze perché anche stavolta lo sbaglio di qualcuno sarà comunque una sconfitta per tutti.
Dott. Nino Coco
Componente Coordinamento Provinciale Reggio Calabria – LISTA SCOPELLITI PRESIDENTE