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L’ennesimo “orrore” istituzionale del vicepresidente della Calabria Nino Spirlì | Approdo Calabria
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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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L’ennesimo “orrore” istituzionale del vicepresidente della Calabria Nino Spirlì Stavolta un post social dal contenuto ambiguo nei confronti di un ministro della Repubblica. Chiediamo alla presidente Jole Santelli, non prova un po' di imbarazzo per tutte queste gaffe del suo Vice?

L’ennesimo “orrore” istituzionale del vicepresidente della Calabria Nino Spirlì Stavolta un post social dal contenuto ambiguo nei confronti di un ministro della Repubblica. Chiediamo alla presidente Jole Santelli, non prova un po' di imbarazzo per tutte queste gaffe del suo Vice?
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Di Luigi Mamone

Politica e comunicazione. QUALE ETICA? Evitare volgarita’ per qualificare la proposta

E’ necessario domandarsi quale etica debba essere ritenuta idonea nelle esternazioni di coloro i quali rivestono ruoli istituzionali.
Questa necessita’ sorge davanti alla evidente linea di faglia che si manifesta in maniera gravissima ogni qualvolta un rappresentante delle istituzioni – poco importa se eletto dai cittadini o unto dal Signore – estrinsechi in maniera poco opportuna o, peggio ancora, con doppi sensi degni del peggior cabarettismo con espressioni significanti di pessimo gusto che non giovano all’affermazione del principio deontologico della correttezza politica nella comunicazione , istituzionale o da personal blog che sia.
Chi riveste ruoli istituzionali non puo’ scindere i propri canoni comunicativi. Il linguaggio DEVE sempre rimanere nei canoni della correttezza istituzionale e mai scadere in trivialita’ da bettola.
Possiamo ben capire che attualmente in questa fase convulsa e di crisi del sistema democratico possano essere chiamati a far parte di Assemblee istituzionali, di istituzioni o di organi di governo soggetti dalla dubbia cultura, dalla altrettanto dubbia sensibilità o dai trascorsi poco edificanti, con la conseguenza immediata di non saper discernere – costoro- l’inopportunita’ del metro linguistico della loro provenienza culturale ne’di saper separare tale metro linguistico da quello che essi dovrebbero utilizzare quale organo di una istituzione o di governo di un Ente .
È scientificamente dimostrato che la povertà culturale si traduca in povertà di linguaggio e che un linguaggio povero si traduca in espressioni colorite che possono far riferimento frequente al procurare metus o danni sotto il profilo fisico verso l’interlocutore o antagonista (inpropriamente definibili minacce) e ancor più faccia spesso riferimenti ad attributi sessuali , a pratiche sessuali e a tutto ciò può andar bene nelle taverne dei bassifondi . Suburra di disperati fra musica, alcool, doppi sensi da cabaret e pretese da avanspettacolo di provincia dove il metro linguistico tipico ridonda di frasi turpi, truci, perverse, e talvolta espressione di irriverente presunzione.
Tali forme comunicative non possono però andar bene e non possono essere tollerate quando l’espressione venga pronunciata da chi, rivestendo una carica istituzionale, rappresenti una nazione , una regione, un territorio o una comunita’, che è composta da coloro i quali gli sono politicamente vicini e da coloro i quali gli sono politicamente distanti.
Il political correct impone che vengano misurate le espressioni ed evitati i doppi sensi allusivi a pratiche sessuali. Pertanto chi vuole replicare all’iniziativa di un esponente istituzionale di livello addirittura superiore al proprio, deve avere l’onestà intellettuale di evitare doppi sensi.
Deve avere l’onestà intellettuale di evitare frasi che appaiano irriverenti ed oltraggiose; deve avere l’onestà intellettuale di evitare espressioni che possano sembrare esternazioni emesse non in forza di raziocinio ma solo di morsi uterini mal controllati e che portano a dare una immagine volgare della stessa istituzione.
Chi rappresenta una istituzione rivolgendosi ad un’altra istituzione, specie se superiore per sfera politica ed importanza, non puo’ e non deve mai affermare che la stessa o l’organo che la rappresenta possa, con la propria decisione, soltanto porre in essere una azione finalizzata ad una determinata pratica sessuale.
Un rappresentante delle istituzioni, salvo che non voglia far scadere l’istituzione di cui si fa parte e l’intera politica a una congrega di attori di d’avanspettacolo dovrebbe evitare tali tipi di esternazioni.
Noi crediamo nella dignita’ della politica.
Noi abbiamo rispetto verso chi é schierato su diversa posizione politica ed e’ portatore di un progetto politico diverso. Non possiamo ammettere lo scherno volgare.
Non possiamo ammettere ne tollerare la volgarità gratuita.
Non possiamo ammettere l’uso di espressioni truculente e ambigue.
Questo, credo che debba essere un monito che chiunque consenta l’accesso a un ruolo istituzionale a soggetti che per carattere , indole, inesperienza, per rancorosità pregressa o per focosità di carattere non riescano a controllare le proprie espressioni, miri ad attuare forme di controllo stringente su quanto essi esternino.
Urge a salvaguardia della dignita’ delle Istituzioni che questi soggetti vengano educati, istruiti, sottoposti a corsi di formazione facendo loro acquisire dei crediti formativi deontologici. Per far sì che esponenti delle istituzioni altrimenti inidonei alle funzioni, inidonei a prendere la parola in pubblico, inidonei a scrivere sui social espressioni diverse da colorite corbellerie compromettano l’immagine dell’istituzione stessa e la credibilita’ del suo vertice.
Urge che l’istituzione stessa, imponga delle regole e ne pretenda il rispetto.
Chi amministra e governa se vuole rispetto deve meritarselo. Se vuole che le regole siano rispettate deve esprimere autorevolezza e non trivialita’.
Non c’è autorevolezza nella truculenza dei canoni espressivi.
Non c’è autorevolezza nei doppi sensi.
Non c’è autorevolezza nell’ l’ironia crassa di un guitto trasformato in governante

Ecco il post social del vicepresidente della Giunta Regionale della Calabria