La vita insegna a chiunque è pronto per imparare!
Domenico Versace | Il 09, Apr 2013
Secondo appuntamento con il nostro coach Domenico Versace
La vita insegna a chiunque è pronto per imparare!
Secondo appuntamento con il nostro coach Domenico Versace
E si, è proprio così! E la storia si ripete da sempre. Riflettete: quante volte per esempio, ci siamo ritrovati ad assistere o a partecipare ad una di quelle lezione di vita inaspettate? Magari mentre stavamo lavorando, facendo una tranquilla passeggiata con un amico o solamente guardando la televisione. La “lezione” ci arriva come per magia, pure alcune risposte a domande che ormai non ci pensavamo più. Anche quelle così dette “illuminazioni” che ci vengono offerte senza che nessuno di noi le abbia mai richieste (o per lo meno consciamente, in maniera diretta), che influenzeranno tantissimo le nostre scelte presenti e future e quindi modificheranno la “rotta” del nostro percorso di vita. Quando succede questo, quasi subito ciò appare irrilevante, ma nel lungo termine ci accorgiamo di essere stati proiettati a “centinaia di chilometri” da un destino che ormai non appartiene più a noi. Questa piccola o grande comunque nuova esperienza lo ha cambiato definitivamente. Proprio così!
Molte volte i racconti di barzellette o di metafore ci hanno fatto ridere a “crepa pelle” ma dopo, magari “ri-vendendoceli” o comunque riflettendoci sopra, hanno assunto ai nostri sensi altri aspetti diversi. Sono andati oltre la risata! Ci hanno sbalorditi per la lezione di vita che portavano con se.
A me personalmente, questo è capitato moltissime volte e mi auguro continui a capitarmi. D’altronde, lo sappiamo tutti che la saggezza popolare e gli insegnamenti si sono sempre tramandati con aneddoti spesso divertenti o spaccati di vita di personaggi buffi che a volte siamo stati noi stessi a decidere se questi sono realmente esistiti o se generati dalla fervida immaginazione dei narratori.
Mi sento di raccontavi la storiella che segue, perché la ritengo responsabile in altissima percentuale del mio attuale stato di pace interiore e di equilibrio nelle aree principali della mia vita. Non sto dicendo certo di aver raggiunto il “Nirvana” ma almeno il “quanto basta” per non essere ingoiato dalle situazioni ingarbugliate o dalla “tristezza contagiosa” che purtroppo regna sovrana tra la gente. L’episodio a cui faccio riferimento è un monologo recitato in romanesco da un grande artista televisivo e non solo, che una risata al pubblico, è sempre riuscito a “strapparla”. Non so se allora avesse eseguito questa piccola performance per utilizzare il tempo televisivo assegnatogli subito lì all’istante o se l’avesse già preparata come spesso si fa in TV ma l’importante è che io abbia avuto modo di assistere, anche se per un puro caso.
Comincia come tutte le favolette con: C’era una volta…ma non era ne un magnifico Principe Azzurro o tanto meno un ricco Re ma… C’era una volta un contadino del centr’Italia che si recava come tutti i giorni a mungere le sue mucche nella stalla. Mentre svolgeva ormai con naturalezza e manualità sciolta questo quotidiano compito, si mise a fare le sue giuste riflessioni, su tutto ciò che lo circondava. Non andavano più bene ne i recinti, ne la disposizione della stalla ne tanti altri piccoli particolari.
Mentre le sue mani lavoravano quasi automaticamente, la sua mente vagava e si perdeva nelle fantasie che il contadino osservava e giudicava come cose giuste o sbagliate e casualmente, guardando fuori dalla finestra della stalla, si fermò ad osservare degli allegri uccellini che svolazzavano felici e leggeri nel cielo azzurro. Allora girò il suo sguardo verso le sue mucche e sussurrò con aria dispiaciuta e inquisitoria: “Ah com’è ingiusto e malvagio Dio!!! Ha creato gli uccellini e gli ha permesso di volare nei cieli sconfinati e le mie povere mucche le ha fatte rimanere inchiodate a terra in una squallida stalla che è anche tutta da rifare! Eppure anche loro sono Sue creature!” Completato il suo lavoro, uscì dalla stalla con il suo secchio del latte in mano e dal cielo, uno di quei simpatici uccellini in volo, “sganciò” una minuscola cacchina che gli arrivò direttamente tra naso e occhi. Il contadino a questo punto posò il suo secchio e si ripulì il volto con il semplice gesto di un dito. Si rigirò a questo punto verso la stalla e le mucche e riguardando verso il cielo con aria pentita disse: ” Ah quant’è stato giusto e saggio Dio… pensa se avesse permesso alle mucche di volare cosa mi sarebbe successo oggi!!!”
Chi ha raccontato questa storiella, ormai non è più fisicamente con noi ma ci rimangono i suoi film e le sue gag. Ha raccontato questa simpatica storiella proprio nel momento in cui io avevo bisogno di ascoltarla ed apprenderla. Era un periodo della mia vita dove la mia energia la spendevo spesso per giudicare e commentare negativamente tutto ciò (o quasi) che appariva ai miei occhi. Una di quelle fasi , dove il mio tasso di presunzione era talmente alto da pretendere eventualmente di dare suggerimenti a “Dio” stesso su come dovesse fare andare avanti il mondo che Lui stesso ha creato. Poi ho capito!
Molto spesso, il fatto che non si avverino i nostri desideri, è solo un bene per noi. Qualcuno, ci sta preservando da qualcosa di spiacevole che ne scaturirebbe eventualmente. Il nostro dovere nei confronti della vita, non è di giudicarla ma solo di farci trovare pronti a ciò che ci riserva e diventare curiosi, che non vuol dire di diventare impiccioni dei fatti altrui ma…”sana curiosità”, quella che ci fa aguzzare la vista e che ci permette di vedere le strade che il Dio di qualsiasi religione o l’Universo se preferite, ci apre puntualmente ad ogni nostra richiesta se questa è adeguata a noi. Se non ci viene eventualmente accordata, limitiamoci ad accettarla così com’è. Vuol dire che ci sono a monte degli ottimi motivi che un giorno capiremo. Non reputiamoci nemmeno più furbi dell’inconsapevole contadino: a lui è bastata una piccola “cacchina” di un gioioso uccellino per capire e apprendere questa lezione ma a molti di noi, purtroppo non è sufficiente neanche sprofondarci nella…(Scelgo di non usare il termine), per impararla. Non ci basta e tanto meno ci lasciamo convincere.
Vi ringrazio, Domenico Versace
Althea Comunicazione & Pubbliche Relazioni