Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

La senatrice De Pin lascia il movimento 5 Stelle

La senatrice De Pin lascia il movimento 5 Stelle

| Il 22, Giu 2013

Le considerazioni di Bruno Morgante

La senatrice De Pin lascia il movimento 5 Stelle

Le considerazioni di Bruno Morgante

 

 

La senatrice De Pin lascia il movimento 5Stelle

“Solidarietà a Gambaro, no a gogna mediatica”, scrive nella lettera di dimissioni.
“Ritengo il dissenso, e la possibilità di esprimerlo”, continua nella lettera, “siano necessari e rappresentino l’essenza del dibattito democratico. Il pericolo adesso è che nessuno voglia esprimere il proprio disaccordo per paura delle conseguenze. Temo pertanto che questo episodio ( l’espulsione della senatrice Gambero deciso dal gruppo e dalla rete n.d.r.) porti all’autocensura dei parlamentari 5 S. Non bisogna mai avere paura di esprimere le proprie opinioni. Se questo timore dovesse esserci, non vivremmo più in una democrazia, ma in un altro sistema, molto più oscuro e pericoloso”.
La lettera continua riconoscendo a Grillo il merito della sua elezione, ma mettendo in evidenza che “i fatti degli ultimi mesi stanno distruggendo il lavoro di cinque anni, generando apatia e delusione”.
La senatrice si dice disponibile alle dimissioni da senatrice e a dare i soldi della diaria non spesa in beneficienza all’Associazione “Nostra Famiglia” di Conegliano (Treviso), che si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità.
Una persona sicuramente pulita che merita tutto il rispetto di ogni cittadino, indipendentemente dall’essere o meno d’accordo con le sue convinzioni politiche.
Il dato che emerge è che il movimento 5stelle, non solo ha raccolto il voto di molti cittadini convintamente democratici, nell’accezione della cultura politica occidentale del termine, ma anche molti dei suoi candidati sono scesi in campo con le stesse convinzioni.
Molti di loro sono entrati in Parlamento impegnati a ristabilire le regole democratiche nelle istituzioni e a fare emergere l’ipocrisia dei partiti tradizionali che declamerebbero in termini retorici i riti della democrazia, ma la calpesterebbero tutti i giorni nella prassi, essendo solo dei comitati di potere che avrebbero occupato lo stato.
Si ritrovano a dover prendere atto che tutta questa denuncia era solo strumentale a delegittimare i partiti per avere i voti dei cittadini.
La sostanza del movimento è essere alternativo non all’attuale sistema dei partiti, ma al sistema democratico nel suo insieme, per cui, come tutti i movimenti rivoluzionari, non ammette le regole democratiche al suo interno.
La critica è assimilabile ad un attentato al movimento, in quanto lo indebolisce nei confronti del nemico, e tutti i suoi rappresentanti debbono essere votati, senza remore o dubbi, alla causa.
Non debbono pensare e porsi il problema delle strategie da seguire. Ci pensa il capo.
Il capo ( nella fattispecie il guru Grillo e l’ideologo Casaleggio ) garantisce la linea e gli obiettivi e stabilisce la punizione, che a suo nome dovranno prendere gli adepti, nei confronti di chi si fa corrompere dal nemico e si fa sorgere dei dubbi. Scatta la demolizione morale del dissidente nello stile di staliniana memoria.
Il capo si garantisce con un cerchio ristretto di fedelissimi e di spioni, per cui ognuno ha paura di parlare e di esprimere il proprio pensiero, perché non venga interpretato come critica e dissenso.
Presto assisteremo al fatto che i rappresentanti grillini, che sono al di fuori del cerchio ristretto di fedelissimi del capo, quando interverranno in Parlamento ( è l’unico momento in cui possono parlare se il capogruppo e il responsabile della comunicazione nominato da Grillo glielo permettono, perché sui giornali o in televisione non possono parlare pena l’espulsione), inizieranno il loro intervento facendo una lunga prefazione di omaggio e lealtà al movimento e al suo capo.
Onore alla senatrice De Pin che ha voluto esprimere con forza il suo “no” e, memore del trattamento riservato a due suoi colleghi di Taranto che hanno abbandonato il gruppo per dissensi politici e subito sono stati demoliti sul piano morale, in quanto accusati di essersene andati per incassare tutta la diaria, ha voluto specificare subito che, nel periodo che rimarrà senatrice, metterà in atto le misure sul trattamento economico che aveva accettato e sottoscritto.
La demolizione sul piano morale serve a non dare valore alle posizioni politiche a base delle dimissioni, essendo riconducibili a fatti degradanti, serve a tenere unito il movimento, non legittimando nessuna discussione politica, e serve ad attaccare i nemici esterni, rei di corruzione.
La senatrice De Pin, sgomberando il campo da possibili strumentalizzazioni, spera di costringere ad una riflessione all’interno del movimento.
Sicuramente rimarrà delusa, anche se avrà la conferma della giustezza della sua decisione.