La pedofilia è un “Crimine contro l’umanità”! I “porci malati” turbano il paradiso dei bambini
Prefazione “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”.
(Gesù di Nazaret nel Vangelo secondo Matteo)
Ammetto che ogni volta che affronto questo argomento, quello della pedofilia, avverto un senso di smarrimento misto a rabbia e cerco in tutti i modi di frenare ogni istinto di indignazione perché altrimenti, perderei il controllo mentale. Quando parlo di abusi sui bambini (e l’ho fatto spesso), è come se sdoppiassi me, in un’altra persona, una differente anima che tende a frenare gli istinti crudeli. Trattenendo il tutto per considerare che quei “carnefici”, i pedofili, non sono altro che gente malata, “porci sociali” che abusano di creature innocenti, quando quest’ultimi avrebbero bisogno di una sana e affettuosa protezione. Così come viene definito anche sancito nella Carta Costituzionale.
Questa riflessione, nasce dall’episodio di cronaca accaduto in questi giorni, dove un sacerdote, ovvero un “malato in tonaca” è stato scoperto stato scoperto seminudo in auto con una bambina di 10 anni nel fiorentino. Il suo nome è don (?) Paolo Glaentzer che ha parlato pure di “rapporto consenziente” e che “Lei ha preso l’iniziativa”. Un prete dall’iniziale del nome “P” con riferimenti suini, con tutto il rispetto per i maiali, non si vergogna di dichiarare queste corbellerie schifose. E secondo alcune ricostruzioni, visto che questo “malato in tonaca” conosceva la famiglia da 10 anni (ovvero l’età della ragazzina abusata). E sempre dalle ricostruzioni, si evince che la piccolina salita in auto con il parroco (?), anziché tornare subito a casa. E la testimonianza di un residente della zona è raccapricciante, perché ha visto una scena terribile: “la picco aveva i pantaloni abbassati e la maglietta sollevata”. Immaginate un po’ la calma che hanno avuto chi ha scoperto questo “crimine”.
Considerando che nel Beneventano alcuni giorni fa, un pedofilo, riconosciuto da una condanna giudiziaria, è stato ucciso. Lo stesso nel 2009 aveva abusato di una ragazza di 16 anni, Michela, questo il suo nome, e dal suo suicidio perché trovata impiccata su un albero, partirono le indagini che incastrarono questo pastore (pedofilo), ora assassinato.
Un altro “maiale”malato di pedofilia, condannato e in carcere, che all’epoca aveva causato un doppio crimine, perché non solo abusava sessualmente di Michela, ma le aveva profanato l’anima tanto da costringerla al suicidio. Come mai era in permesso fuori dal carcere? Questo paese, al di là della rabbia, che consente questa leggerezza in un anomala “concessione” di libertà, dimostra che c’è ancora bisogno di una cultura radicata e più profonda, ma seriamente da regolamentare per quanto concerne la tolleranza di certi crimini. Chi abusa di un bambino, è peggio che ammazzarlo! Perché rompe i sogni, segna un’esistenza, pregiudica la crescita e i rapporti umani e sociali, occorre far capire che una “tolleranza zero”, è più che necessaria.
Oltre vent’anni fa, in un articolo sull’Osservatore Romano, un cardinale colombiano, Alfonso Lopez Trujillo, propose che “Lo sfruttamento sessuale dei minori come un delitto contro l’umanità”, perché “assicurerebbe la possibilità di perseguire le persone colpevoli al di fuori dei propri paesi, cioè ad un livello internazionale dove non è possibile evitare le conseguenze di un tale crimine”. E quindi, “sarebbe facile aprire un processo contro un uomo europeo che ha avuto rapporti sessuali con una bambina asiatica sia nel proprio paese sia nel paese della piccola”.
A distanza di venti anni, lo stesso termine di “crimine contro l’umanità” fu utilizzato anche da Antonio Marziale e Antonino Napoli, presidente e vicepresidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, e l’hanno fatto anche con un libro a firma congiunta dal titolo “Pedofilia: ciò che tutti dobbiamo sapere”. Approfondendo anche tale “crimine” negli ambienti ecclesiastici con la proposta di revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa, ovvero, quello di riconoscere ai vescovi, oltre alla loro alta funzione morale, quella di pubblici ufficiali e di obbligare loro di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione dei loro uffici. Aprendo uno scorcio di quello che ancora oggi riguarda la piaga della pedofilia nella Chiesa e che ancora esistono molti tabù da sfatare. Prova è l’uscita recente il presidente della Cei Angelo Bagnasco il quale afferma che, “L’obbligo morale è ben più forte dell’obbligo giuridico”, sostenendo ancora che non essendo i vescovi dei “pubblici ufficiali” (…) non sono obbligati a denunciare all’autorità giudiziaria casi di abusi sessuali nei confronti dei minori che sono di loro conoscenza”. Siamo o no ancora anni luce di arretratezza per questo tema così drammatico e così imbarazzante? Visto che anche all’interno della Chiesa esistono dei contrasti e delle idee diverse? Considerando che, leggendo Bagnasco e assistendo all’azione di spretamento fatta prima da Benedetto XVI e dalle azioni di oggi di Papa Francesco, la “discrepanza” è evidente!
La pedofilia è un crimine ed è uno dei più efferati crimini, in qualunque luogo si perpetri. È un uccidere moralmente una creatura indifesa. Io credo che se, uomini delle istituzioni come Marziale e anche penalisti di fama come Antonino Napoli, ad essi si aggiungessero altri, ognuno nel proprio ruolo, forse, una rivoluzione culturale e sociale al contrasto di questi crimini e alla sensibilizzazione di un riconoscimento come “crimine contro l’umanità”, sarebbe un passo avanti nella riforma di una civiltà moderna ed evoluta.