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TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 MARZO 2024

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La fusione dei comuni Punto di vista di Pino Romeo sulla tematica

La fusione dei comuni Punto di vista di Pino Romeo sulla tematica
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Ha ancora senso mantenere in vita piccoli e medi comuni sviluppati intorno a tradizioni culturali anche millenarie, ma a rischio concreto di annientamento? Vale ancora la pena, sull’onda di una sempre più marcata razionalizzazione delle spese degli enti locali, far crescere il principio democratico di accorpamento di realtà territoriali urbane, sulla strategia delle passate esperienze delle Comunità Montane? Domande tutt’altro che retoriche, se rapportate alla logica di sostanziale paralisi di scelte programmatorie, da parte di comuni, spinti ai margini di qualsiasi strategia di investimenti sul proprio territorio.

Allora bisognerebbe cogliere l’attimo e contribuire fattivamente all’interessante discussione, nel momento storico in cui è proprio lo Stato a fornire spunti e strumenti di una nuova modellazione del quadro delle autonomie degli enti locali, facendo da pungolo su esigenze inderogabili di razionalizzazione della spesa pubblica.
Va detto che la ridefinizione degli ambiti territoriali compresi dalla normativa, tiene conto esclusivamente di parametri economici e finanziari. Nessuna concessione a sentimentalismi storici e di campanile è contemplata dal legislatore (e non poteva essere altrimenti), ma è proprio facendo leva su questo scenario apparentemente asettico che bisognerà ragionare; il rispetto delle proprie tradizioni culturali e la tutela delle proprie radici potranno essere una inedita veste propositiva dell’identità per i “nuovi comuni”.

Pur essendo in pieno “work in progress”, la bilancia di un’analisi fra costi e benefici propende senza dubbio verso i secondi. La messa in rete di risorse finanziarie, umane e strumentali, pone infatti in essere logiche di polifunzionalità del personale dipendente, garantendo quindi omogeneità di servizi su tutto il territorio.
Le economie di scala rappresentano infatti lo strumento forte per la gestione delle spese, con la conseguenza di risorse inedite da dedicare alle nuove comunità allargate. Inoltre, grazie all’esenzione temporanea dal patto di stabilità, è prevista per i comuni “fusi”, la possibilità di realizzare nuovi investimenti di opere pubbliche e di manutenzione di quelle già esistenti al momento della fusione.

Lo scenario prevede comuni strategie di programmazione e di sviluppo urbanistico sovracomunale, di valorizzazione delle risorse ambientali, culturali e sportive presenti, di sviluppo di strategie di marketing per il nuovo territorio, la creazione (e conseguente condivisione) di servizi pubblici intercomunali (trasporto, nettezza urbana ecc.) e non ultimo, un evidente maggiore “peso istituzionale” di rappresentanza nei confronti degli enti sovracomunali (per stare nell’ambito della ex provincia di Reggio Calabria, della città metropolitana), con i quali sarà più semplice rapportarsi.

I vantaggi economici sono evidenti, in quanto la fusione è considerata un processo di modernizzazione in grado di “fornire risposte ad una necessaria razionalizzazione della spesa ed efficientamento della gestione dei servizi per il cittadino”. Nel merito, il processo di fusione di due o più comuni contigui è disciplinato dagli articoli 15 e 16 del D.Lgs. n.267/2000 “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”. Sono articoli che fanno riferimento agli articoli 117 e 133 della Costituzione Italiana e dispongono che spetta soltanto alle Regioni modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni e istituirne nuovi mediante la fusione. L’obbligo per il legislatore regionale è quello di “sentire le popolazioni interessate” al processo di modifica territoriale, mediante lo strumento del referendum consultivo. La Legge n.56/2014 di riforma degli enti locali (riforma Del Rio) ha accelerato in modo rilevante la fusione tra enti di piccole dimensioni, anche con specifiche forme di contribuzione (articolo 15, comma 3, Dlgs 267/2000; articolo 20, comma 1-bis, Dl 95/2012). La legge di bilancio 2017 ha infine reso ancora più appetibile questo contributo.

L’orizzonte giuridico messo a disposizione dal legislatore, potrebbe essere la chiave per fare uscire da una sostanziale mancanza di democrazia e di fermo amministrativo, comuni di poche centinaia di abitanti.
Il comune di San Luca (RC), è ad esempio un caso eclatante, e non potrebbe che trarre solo benefici diretti e indiretti da uno scenario di fusione con altri centri contigui. L’ultimo recentissimo accorpamento amministrativo, riguarda proprio la Calabria. Lo scorso 5 maggio 2017 la fusione dei comuni di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta, alle porte della Sila cosentina, ha portato alla costituzione del municipio di “Casali del Manco”.

Il neo-comune porta in dote una popolazione di circa 11mila abitanti, e da tale fusione arriveranno vantaggi economici consistenti; potrà infatti contare su uno stanziamento di fondi aggiuntivi di un milione e 600mila euro per 10 anni, ovvero nel 50% in più della somma dei contributi ricevuti dai singoli municipi. Altre economie deriveranno da minori esborsi relativi alle singole amministrazioni; dove lo Stato pagava per cinque amministrazioni, adesso lo farà per una sola. L’esempio del neo-comune di Casali del Manco, potrebbe essere seguito anche da Corigliano e Rossano. Il consiglio regionale della Calabria ha indetto il referendum consultivo per il prossimo 22 ottobre. Se dovesse prevalere il “sì”, nascerebbe dopo Catanzaro e Reggio, la terza città più grande in Calabria.

Come si evince, le potenzialità per una crescita “dal basso” delle nostre comunità non sono affatto di poco conto, e devono essere affrontate a viso aperto, mettendo da parte pregiudizi e ostilità politiche di basso profilo, che quasi sempre hanno contribuito a ostacolare qualsiasi idea di futuro e sviluppo per le nostre aree urbane. Non si tratta affatto di sperimentazioni tecniche o politiche, ma di un’accezione nuova di intendere il territorio e la comunità, come area aperta ad accogliere contaminazioni culturali e socio-economiche finora sconosciute.