Italia paese dell’immunità e della censura. Per l’Europa è inadempiente su ogni norma
redazione | Il 26, Set 2013
Editoriale di Antonio Giangrande
Italia paese dell’immunità e della censura. Per l’Europa è inadempiente su ogni norma
Editoriale di Antonio Giangrande
La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia
perchè non adegua la sua normativa sulla responsabilità civile dei giudici
al diritto comunitario. Bruxelles si aspetta che il governo nostrano estenda
la casistica per i risarcimenti “cagionati nell’esercizio delle funzioni
giudiziarie”. Casistica regolata da una legge del 1988 e assai stretta: il
legislatore prevede che le toghe rispondano in prima persona solo in caso di
dolo o colpa grave nel compimento dell’errore giudiziario. Qual è il
problema per l’Ue? Si chiede “Libero Quotidiano”. Che i giudici italiani
sono chiamati a pagare per i propri errori in casi troppo ristretti, godendo
di una normativa che non solo li avvantaggia rispetto ad altri lavoratori e
professionisti italiani, ma anche rispetto ai propri colleghi europei. La
legge italiana 117/88 restringe la responsabilità dei giudici ai soli casi
di errore viziato da “dolo e colpa grave”. E, come se non fosse abbastanza,
il legislatore assegna l’onere della prova (ovvero la dimostrazione del dolo
e della colpa del giudice) al querelante che chiede risarcimento per il
danno subito. Per l’Ue troppo poco. La Commissione Ue chiede all’Italia di
conformarsi al diritto comunitario. Innanzitutto via l’onere della
dimostrazione del dolo e della colpa. E poi estensione della responsabilità
del giudice di ultima istanza anche ai casi di sbagliata interpretazione
delle leggi e di errata valutazione delle prove, anche senza il presupposto
della malevolezza della toga verso l’imputato. Anche per colpa semplice,
insomma. E, comunque, non pagano i giudici, paghiamo noi.
Inoltre su un altro punto è intervenuta l’Europa. Condannare un giornalista
alla prigione è una violazione della libertà d’espressione, salvo casi
eccezionali come incitamento alla violenza o diffusione di discorsi
razzisti. A stabilirlo, ancora una volta. è la Corte europea dei diritti
dell’uomo nella sentenza in cui dà ragione a Maurizio Belpietro, direttore
di Libero, condannato a quattro anni dalla Corte d’Appello di Milano.
Trattativa stato-mafia, Ingroia rientra nel processo come avvocato parte
civile. Rappresenta l’associazione vittime della strage di via Georgofili.
Si presenta con la sua vecchia toga, abbracciato dagli amici pm. Antonio
Ingroia, nelle vesti di avvocato di parte civile. Il leader di Azione civile
rappresenta l’associazione dei familiari delle vittime della strage di via
dei Georgofili, presieduta da Giovanna Maggiani Chelli. Ingroia sarà il
sostituto processuale dell’avvocato Danilo Ammannato.
Ed Ancora. Bruxelles avvia un’azione contro l’Italia per l’Ilva di Taranto.
La Commissione “ha accertato” che Roma non garantisce che l’Ilva rispetti le
prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per
salute e ambiente. Roma è ritenuta “inadempiente” anche sulla norma per la
responsabilità ambientale. La Commissione europea ha avviato la procedura di
infrazione sull’Ilva per violazione delle direttive sulla responsabilità
ambientale e un’altra sul mancato adeguamento della legislazione italiana
alle direttive europee in materia di emissioni industriali. Le prove di
laboratorio «evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle
acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia
nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto. In particolare,
l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle
attività dell’acciaieria». Oltre a queste violazioni della direttiva IPPC e
al conseguente inquinamento, risulta che «le autorità italiane non hanno
garantito che l’operatore dello stabilimento dell’Ilva di Taranto adottasse
le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per
rimediare ai danni già causati».
Bene. Di tutto questo la stampa si guarda bene di indicare tutti i
responsabili, non fosse altro che sono i loro referenti politici. Ma sì,
tanto ci sono “Le Iene” di Italia 1 che ci pensano a sputtanare il potere.
Cosa????
Invece “Le Iene” ci ricascano. Tralasciamo il fatto che è da anni che cerco
un loro intervento a pubblicizzare l’ignominia dell’esame forense truccato,
ma tant’è. Ma parliamo di altro. La pubblicazione del video di Alessandro
Carluccio denuncia la censura de “Le Iene” su Francesco Amodeo, quando
Francesco ha parlato è stato censurato…non serve parlare !! il Mes ,il
gruppo Bilderberg,Mario Monti,Enrico Letta,Giorgio Napolitano,il Signoraggio
Bancario,la Guerra Invisibile,…e tanta truffa ancora!!! Alessandro
Carluccio, il bastardo di professione .. “figlio di
iene”….indaga,..spiegando che non è crisi.. è truffa..se accarezzi la iena
rischi di esser azzannato…in quanto la iena approfitta delle prede
facili…ma se poi dopo diventi il leone sono costrette a scappare…un
faccia a faccia con Matteo Viviani e Pablo Trincia in arte LE IENE….con
Francesco Amodeo.
Dopo questo, ci si imbatte nel caso di Andrea Mavilla, vittima di violenza e
di censura. C’è il servizio shock delle Iene sui carabinieri, ma il video
scompare scatenando le ire del web. Una storia davvero incredibile che ha
lasciato tutto il pubblico de Le Iene Show senza parole. Peccato che le
stesse Iene abbiano censurato, o siano state costrette a farlo, il loro
stesso lavoro. “Ma il servizio di Viviani?”, “dove si può vedere il video
riguardo Andrea Mavilla e il vergognoso abuso di potere che ha subito?”,
“TIRATE FUORI IL VIDEO!”. Sono solo alcuni dei commenti che hanno inondato
il 25 settembre 2013 la pagina Facebook di Le Iene, noto programma di Italia
Uno la cui fama è legata ai provocatori, ma anche il più delle volte
illuminanti, servizi di inchiesta, scrive Francesca su “Che Donna”. Proprio
oggi però l’intrepido coraggio dei ragazzi in giacca e cravatta è stato
messo in dubbio proprio dai loro stessi fan. Tempo fa Andrea Mavilla,
blogger, filmò un’auto dei carabinieri mentre sostava contromano sulle
strisce pedonali: l’uomo dimostrò che i tre militari rimasero diversi minuti
nella pasticceria lì vicino, uscendo poi con un pacchetto della stessa. I
carabinieri dovettero poi ricorrere alle vie legali, dimostrando con tanto
di verbale che il pasticcere li aveva chiamati e loro, seguendo il
regolamento, erano intervenuti parcheggiando la volante quanto più vicino
possibile al locale. Il pacchetto? Un semplice regalo del negoziante
riconoscente per la celerità dell’arma. Storia finita dunque? A quanto pare
no. Il blogger infatti sostiene di aver subito una ritorsione da parte
dell’arma: i carabinieri sarebbero entrati senza mandato in casa sua
svolgendo una perquisizione dunque non autorizzata. Proprio qui sono
intervenute Le Iene: Viviani, inviato del programma, ha infatti realizzato
sull’accaduto un servizio andato in onda la sera del 24 settembre 2013, alla
ripresa del programma dopo la pausa estiva. Inutile dire che la cosa ha
subito calamitato l’attenzione del pubblico che così, la mattina dopo, si è
catapultato sul web per rivedere il servizio. Peccato che questo risulta ad
oggi irreperibile e la cosa non è proprio piaciuta al pubblico che ora alza
la voce su Facebook per richiedere il filmato in questione. Come mai manca
proprio quel filmato? Che i temerari di Italia Uno non siano poi così
impavidi? Le provocazioni e le domande fioccano sul social network e la
storia sembra dunque non finire qui.
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia