Italia del meridione all’attacco di Coldiretti "I Consorzi rimangono dei carrozzoni nei quali le poche risorse disponibili vengono impiegate per il pagamento degli stipendi di lavoratori assunti nel corso degli anni a chiamata diretta come moneta di scambio con i ras politici del territorio"
REGGIO CALABRIA – Accende i riflettori sulla questione Consorzi di Bonifica, il responsabile d’Italia del Meridione per la provincia di Reggio Calabria, Antonio Romano. E non usa mezzi termini per evidenziarne le presunte criticità di amministrazione che sottolinea essere “da sempre nelle mani delle organizzazioni professionali agricole: ne hanno fatto terra di conquista – questo l’incipit del suo duro attacco – per l’esercizio dei loro interessi corporativi, in spregio delle necessità degli agricoltori”. A suo dire si farebbero troppe parole a discapito dei fatti che in questo caso dovrebbero tradursi in servizi e che invece per Romano “al contrario di quanto viene pomposamente declamato nel corso dei convegni organizzati dalla maggiore delle organizzazioni agricole, non vengono erogati e gli agricoltori rimangono bersaglio di tributi imposti a fronte di richieste di intervento perennemente disattese. Nonostante quanto venga dichiarato dalla Coldiretti, i cui dirigenti amministrano la quasi totalità dei Consorzi Calabresi – spiega ancora l’esponente di “IdM” – i Consorzi rimangono dei carrozzoni nei quali le poche risorse disponibili vengono impiegate per il pagamento degli stipendi di lavoratori assunti nel corso degli anni a chiamata diretta come moneta di scambio con i ras politici del territorio”. Dichiarazioni sicuramente molto forti che non lasciano spazio a interpretazioni. “Le risorse finanziarie disponibili per i Consorzi per la gestione degli importanti servizi ai quali sarebbero deputati sono ormai ridotte al lumicino – continua. La Regione Calabria ha di fatto progressivamente ridotto i finanziamenti che in passato venivano concessi per la manutenzione delle opere irrigue e il contrasto al dissesto idrogeologico. Ad oggi quasi pari a zero. La loro sostenibilità finanziaria è garantita dall’imposizione di tributi che prescindono dai reali benefici ottenuti e che rappresenta invece un vero e proprio balzello fiscale ingiustificato. I Consorzi, – continua Romano nella sua analisi – pur essendo degli enti sub regionali controllati dalla Regione, anche con la presenza di un rappresentante regionale all’interno delle amministrazioni, non vengono ritenuti dalla Regione Calabria degli importanti strumenti di contrasto al dissesto idrogeologico e la loro importanza di fornitura di servizi idrici a basso costo alle aziende agricole viene evidentemente sottovalutata. Il perfido incrocio tra il disinteresse della Regione e gli interessi dell’organizzazione agricola che di fatto li gestisce fanno dei Consorzi Calabresi un perfetto esempio di come in Calabria le attuali classi dirigenti siano totalmente incapaci di governare,per miopia o malafede,i processi di sviluppo agricolo,e non solo,della nostra Regione”. Viene quindi portato a mo’ di esempio di “quanti danni possa fare questo intreccio di irresponsabilità” un’infrastruttura di importanza strategica quale la diga di Castagnara sul fiume Metramo. Costata 400 miliardi delle vecchie lire e completata nel 1994 rimane da quasi venticinque anni quasi del tutto inutilizzata. Finalmente collaudata nel 2013,è stato presentato un progetto di finanza (quindi a carico di investitori privati) per la realizzazione di una centrale idroelettrica ad impatto ambientale zero. “L’importanza di questo progetto da venticinque milioni di Euro – rimarca Romano – è stato sottolineato dal suo inserimento nel Patto per la Calabria siglato dal Governatore Oliviero e l’allora Presidente del Consiglio Renzi. La realizzazione della centrale garantirebbe importanti risorse al Consorzio ed ai comuni rivieraschi di Galatro e San Pietro di Caridà in termini di royalties da investire sul territorio. Ma evidentemente si trattava della solita parata a fini propagandistici,i numeri rimangono aride tabelle pubblicate con enfasi. Fatti concreti zero. Il progetto,sottratto al Consorzio di Bonifica Tirreno Reggino, che è il gestore dell’infrastruttura di proprietà della Regione,che si apprestava ad ottenere la concessione idroelettrica per l’effettuazione di un bando di gara internazionale, langue sulla scrivania del Governatore con la conseguenza di perdere la possibilità di iscrizione al registro degli incentivi previsti,che stanno per esaurirsi. Un altro treno perso, – conclude – altre possibilità gettate irresponsabilmente alle ortiche nel silenzio assordante dei rappresentanti istituzionali del territorio e delle organizzazioni agricole di rappresentanza”.