Il fisco non può chiedere il sequestro dei beni del contribuente se non fornisce prova documentale della reale volontà di ridurre il patrimonio La Commissione Provinciale Tributaria rigetta l’istanza di sequestro dell’Agenzia delle Entrate che aveva richiesto misure cautelari per oltre 8 milioni di euro nei confronti di una ditta individuale
Con un’interessante sentenza ritirata in data odierna, la Commissione Tributaria
Provinciale di Lecce – Sezione 1 – in accoglimento delle eccezioni di diritto
e di merito formulate dall’avvocato Maurizio Villani difensore di un contribuente,
ha rigettato l’istanza di misure cautelari ad una ditta individuale chiesta dall’Agenzia
delle Entrate di Lecce per l’esorbitante importo di € 8.096.402. In sostanza,
i giudici leccesi hanno rigettato la richiesta di misure cautelari, ai sensi dell’art.
22, comma 4, D.Lgs. n. 472/1997, sia perché il contribuente con copiosa documentazione
ha contestato le riprese fiscali dell’Agenzia delle Entrate e sia perché non è
stato dimostrato il reale pericolo di depauperamento del patrimonio del debitore.
Infatti, la limitata capacità patrimoniale del debitore, segnatamente riferita al
patrimonio immobiliare, non risulta affiancata dalla prova di alcun concreto elemento
indicativo della volontà del debitore di depauperare il proprio patrimonio immobiliare.
In definitiva, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per richiedere le misure cautelari, che rappresentano una grave menomazione
del patrimonio del debitore, gli uffici fiscali devono supportare con prove certe
e documentali la reale volontà del contribuente di ridurre sensibilmente il proprio
patrimonio immobiliare. In difetto di tale prova documentale, come nella fattispecie
esaminata dalla corte salentina, correttamente i giudici fiscali rigettano le richieste
degli uffici.