Ieri incontro “Salviamo il nostro mare” promosso da Nucera Emersa la volontà di fermare le trivellazioni in vista del referendum di domenica
Reggio Calabria – Si è tenuta ieri, al Palazzo della Provincia la Conferenza Stampa “Salviamo il nostro mare” promossa dal capogruppo “La Sinistra” in Consiglio regionale Giovanni Nucera per fermare le trivellazioni, in vista del referendum del 17 aprile. Sono intervenuti: Bruno Giordano, coordinatore Greenpeace Reggio Calabria che ha portato anche i saluti del Comitato delle Associazioni e dei Movimenti Reggini “Vota SÌ per fermare le trivelle”; Aldo Libri, coordinatore provinciale Sindacato Unitario Lavoratori (S.U.L.) Reggio Calabria; Lucio Dattola, Presidente Associazione Arcigay RC “I due mari”; Giuseppe Longo (Essere Comunisti), consigliere provinciale; Carmelo Nucera, rappresentate per Risorgimento Socialista; Pasquale Tramontana, coordinatore cittadino “Futuro a sinistra”. Hanno inoltre aderito al “sì” referendario l’Associazione ACU di Reggio Calabria, tramite il rappresentante Nino Martino, e Legambiente.
Giovanni Nucera – che ha portato anche i saluti di Arturo Bova, consigliere regionale e presidente della Commissione regionale contro la ’ndrangheta, purtroppo trattenuto da impegni istituzionali – spiega come sul tema delle trivelle ci siano interessi molto forti e dallo spiccato intento anti-meridionalista. “Grazie al quesito siamo riusciti a far emergere una questione sommersa che per la prima volta mette in difficoltà il governo Renzi. Con orgoglio vogliamo ricordare a tutti che la regione Calabria è stata una delle regioni proponenti il quesito referendario, soprattutto perché parliamo di una regione guidata da una giunta di centro-sinistra. Un plauso a Oliverio per aver contribuito all’indizione del referendum e ad Arturo Bova che tanto si sta spendendo per la vittoria del ‘sì’, mettendoci la faccia”. Se il Governo avesse accorpato il referendum alle elezioni amministrative, lo Stato avrebbe risparmiato più di 300 milioni di euro. Risorse che in una regione poverissima come la Calabria avrebbero garantito più benessere di qualsiasi trivella: ad esempio avrebbero permesso di finanziare il reddito minimo garantito per circa 3 anni. “Da parte nostra, per un approccio sostenibile allo sviluppo, abbiamo depositato lo scorso primo dicembre in Consiglio regionale un progetto di legge (PL n. 103 ) ‘Regolazione dell’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di energia’, con la quale si vuole affermare con forza che la Calabria – sensibile nei confronti della sostenibilità ambientale – può e deve distinguersi maggiormente nella produzione di energia elettrica. È un intervento profondo volto alla promozione e al sostegno di una maggiore diffusione di impianti per l’energia rinnovabile. Questa legge, provvederà così alla crescita economica regionale tramite un circolo virtuoso che, partendo dal sostegno e dagli incentivi della Regione, creerà ricchezza e lavoro”.
Aldo Libri (SUL) ricorda la convinta adesione del SUL al referendum di domenica nonché alla raccolta firme contro la riforma costituzionale e contro l’Italicum. “Il nostro mare è un patrimonio” – afferma Libri – “che andrebbe piuttosto preservato e ‘sfruttato’ in termini sostenibili”. “Nel nostro Paese” – continua – “non esistono né una politica industriale né una ambientale. Ad esempio immaginiamo palazzi pubblici energeticamente efficienti ed auto-sufficienti, grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Inoltre come sindacato non possiamo non segnalare come quello delle rinnovabili sia un settore ad alto tasso occupazionale.”
Anche Lucio Dattola, Arcigay, stigmatizza l’astensionismo, indice di scarsa cultura democratica e di una gravità inaudita quando viene propugnato dal Presidente del Consiglio. “Non possiamo delegare altri nella gestione del nostro territorio” – afferma Dattola – “favorendo così poteri e decisioni che passano sopra le nostre teste. Dobbiamo conservare la ricchezza del nostro Paese per quella che è, e non sperperarla”.
Carmelo Nucera, per Risorgimento Socialista, chiede di fermare le trivelle subito col referendum e di investire in attività alternative e Tramontana (Futuro a Sinistra) si appella ai calabresi affinché si rechino alle urne per il “sì” al fine di affermare così la loro dignità di fronte alle politiche neocolonialiste dei petrolieri.
Per Greenpeace Bruno Giordano ribadisce le posizioni dell’associazione ambientalista. Si parla in particolare di una netta opposizione alla strategia dei governi italiani volta alla diffusione delle trivelle, strategia che parte dal Berlusconi e passando per tutti i governi degli ultimi anni arriva fino a Renzi. Greenpeace rivela che i dati della sicurezza ambientale diffusa dal governo non corrispondono alla realtà: tre piattaforme su quattro non rispetterebbero le regole sull’impatto ambientale. Governo che inoltre si è speso per far fallire la tornata referendaria di domenica prossima. “Gli idrocarburi estratti dal mare italiano” – continua Giordano – “sono pochi e di scarsa qualità e gli impianti di estrazione sono volutamente poco produttivi, in quanto il rallentamento delle operazioni di estrazione permettono agli estrattori di non pagare le royalties, come previsto dalla legge italiana. Ci sono poi delle verità non dette: da una parte va detto che chiudendo gli impianti non si perdono posti di lavoro, dall’altro che il gettito fiscale generato dalle trivelle è nullo.”