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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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“Grave questione morale al Comune di Reggio Calabria” Il Pci punta il dito contro il sindaco Falcomatà a seguito del caso dell'assegnazione, per la gestione dei tributi dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria, della nuora dell’avvocato Giorgio De Stefano

“Grave questione morale al Comune di Reggio Calabria” Il Pci punta il dito contro il sindaco Falcomatà a seguito del caso dell'assegnazione, per la gestione dei tributi dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria, della nuora dell’avvocato Giorgio De Stefano
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La documentata e inoppugnabile inchiesta condotta da Claudio Cordova e Angela Panzera del “Dispaccio” inerente la richiesta formulata dal sindaco Falcomatà, con lettera di protocollo n.178466 del 16.12.2015, attraverso la quale ha formalmente chiesto l’assegnazione, per la gestione dei tributi dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria, della nuora dell’avvocato Giorgio De Stefano, – arrestato nel marzo 2016 e considerato il presunto capo della cupola massonica della ‘ndrangheta, – rappresenta un pesantissimo, ingiusto e inaccettabile pugno allo stomaco per tutta la città e per i reggini onesti.

Si tratta di uno spartiacque definitivo, ancor più grave in quanto di natura etica, che pone pesanti interrogativi riguardo le relazioni e i rapporti del fallimentare sindaco Falcomatà.

In tal senso, senza giri di parole, chiediamo al Prefetto dott. Michele Di Bari di inviare la Commissione d’accesso antimafia al comune di Reggio Calabria.

Ci sembra che la gravissima scelta amministrativa del sindaco Falcomatà non abbia bisogno di grandi commenti poiché evidenzia la vera e propria follia, arroganza e spregiudicatezza che caratterizzano la gestione della città da parte dell’attuale giunta comunale monocolore PD.

Si tratta di fatti che dovrebbero scatenare una rivolta delle coscienze finalizzate a cacciare da Palazzo San Giorgio una giunta, invisa ai reggini, che, come si può desumere, non solo ha dimostrato la sua inadeguatezza, ma, vista questa vicenda particolare, è coinvolta in un serissimo problema morale.

Siamo, altresì, convinti che, in merito allo stucchevole atto amministrativo prodotto da Falcomatà, appare oltremodo necessario e non rinviabile un serio approfondimento investigativo da parte della Direzione Distrettuale Antimafia: la notitia criminis è talmente immensa ed eclatante che non può lasciare dubbi riguardo l’ineluttabile intervento della Procura della Repubblica.

In Italia, come noto, vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale sancito dall’art. 112 della Costituzione che, quindi, non può essere derogato o applicato a seconda dei casi o delle persone.

Per comprendere l’eccezionale gravità amministrativa prodotta dal sindaco Falcomatà, possiamo rammentare che per molto meno, in circostanze analoghe o, appunto, per atti meno rilevanti, sono stati sciolti decine di comuni per infiltrazioni o contiguità mafiose.

In tal senso, crediamo che non vi possano essere trattamenti di favore, coperture o insabbiamenti a favore di qualcuno sol perché appartenente ad un partito di governo o, addirittura, ad una corrente dello stesso.

Pertanto, l’invio della Commissione d’accesso antimafia rappresenta il primo doveroso passo che potrà aiutare la città e i reggini a continuare a poter credere nell’alto valore delle  Istituzioni.

Contestualmente, abbiamo appreso che la nuora dell’avv. Giorgio De Stefano, esperta di tributi, a seguito dell’arresto del suocero, sarebbe stata dirottata ed integrata nei ranghi del consiglio regionale, istituzione che, fra l’altro, sul tema dei tributi non ci pare abbia particolari pertinenze.

Tutto ciò riaccende i riflettori e pone l’ennesima luce cupa sul consiglio regionale; pertanto, sollecitiamo il presidente del consiglio regionale Nicola Irto a voler spiegare all’opinione pubblica quanto, sul tema in questione, è accaduto e sta accadendo nella palude di Palazzo Campanella.

La tragica realtà che, nella sua cruda drammaticità, questa vicenda ci consegna è che, sia la fallimentare giunta Falcomatà che lo scadente consiglio regionale calabrese, non hanno più nessuna credibilità poiché si è realizzato l’ennesimo gesto di indecente arroganza amministrativa: un nuovo ceffone alla Reggio onesta e laboriosa che ripudia e lotta a viso aperto contro la ‘ndrangheta.

L’amministrazione comunale di Reggio e il consiglio regionale sono coinvolti in una pesante questione morale che non può essere derubricata o silenziata.

Noi comunisti non ci fermeremo e andremo avanti, senza farci intimidire, nel chiedere alle autorità competenti risposte concrete, a partire dall’invio della Commissione d’accesso antimafia al comune.

La Federazione reggina del PCI