Giangrande critica la trasmissione “Quarto Grado” Il delitto di Sarah Scazzi è diventato satira
Da troppo tempo, (sin dall’inizio della vicenda) la cittadinanza di Avetrana
è accusata di omertà o di reticenza, rendendoci o facendoci apparire, di
fatto, complici inconsapevoli dell’efferato delitto. E questo la gente che
incontriamo in tutta Italia che ce lo fa notare. Credo proprio che la misura
sia ormai colma. A voler usare lo stesso metro della d.ssa Bruzzone, non
credo che gli autori del programma possano essere contenti. La satira a
volte può creare polemiche. L’ultimo caso riguarda l’imitazione di Virginia
Raffaele che ad Amici ha vestito i panni di Roberta Bruzzone, una tra le pi
ù note criminologhe d’Italia, grazie ai salotti come “Quarto Grado”. La
parodia dell’attrice comica non è stata gradita dalla criminologa. E così
dopo l’esibizione della Raffaele su Twitter è scoppiata la polemica. La
Bruzzone ha seguito in diretta lo show dell’attrice e subito dopo l’ha
fulminata con un cinguettio: “La Roberta Bruzzone originale è e rimarrà
sempre semplicemente inimitabile..”. Poi ha aggiunto: “Chissà se ciò che
le stanno preparando i miei legali lo troverà divertente”. “Io non ho
nessun problema contro la satira”- precisa Bruzzone – “l’elemento
intollerabile è giocare sull’aspetto sessuale in maniera sguaiata, becera,
volgare, gratuita”. Insomma, la criminologa non ha preso per niente bene
l’immagine ironica e sensuale che l’imitatrice ha portato in scena. E, dopo
aver minacciato querela nei confronti della Raffaele, si è aperto un vero e
proprio “caso mediatico”. “L’elemento che mi porta in tv ormai da oltre
dieci anni – sottolinea – non è la mia avvenenza fisica ma il tipo di
contenuti che tratto e l’esperienza dovuta al lavoro che svolgo”. “Non
siamo più nella satira, questa è diffamazione bella e buona” aggiunge,
confermando la sua decisione di procedere per vie legali.
Ed anche su Avetrana, ormai “Non siamo più nella satira, questa è
diffamazione bella e buona”.
Parlare o sparlare dei fatti e dei protagonisti delle vicende giudiziarie è
comprensibile. Diffamare gente che nulla c’entra con le vicende è criminale
e per nulla professionale, tanto da meritare il licenziamento, come si è
adoperato nel fare per altre vicende di falsi in tv di sponda Mediaset.
Da tempo mi son posto come antagonista ad un certo modo di fare giustizia,
tanto da non aver fiducia nella magistratura, che diligentemente me lo
conferma. Quindi nulla ho da fare per tutelare i miei diritti di avetranese,
perchè non troverei sponda.
Molto potrebbe fare, invece, l’amministrazione comunale di Avetrana. Ma se
dopo anni di massacro mediatico contro i cittadini che rappresenta,
inspiegabilmente, questa nulla ha fatto, non posso certo sperare che inizi
sin da ora a darsi quel coraggio o quella capacità che le mancano.
A me, quindi, scartata la via giudiziaria o escluso il coinvolgimento del
sindaco di Avetrana, non rimane che usare l’arma a me più congeniale:
adoperare la tastiera è rimbrottare pubblicamente chi diffama Avetrana.
Ci si può fidare della tv? E’ la domanda che gli spettatori della tv
contemporanea dovrebbero porsi.
Sarah Scazzi bis. Un processo al processo già di per sé criticabile e
criticato. Un’altra puntata della lunga e tormentata telenovela sull’
omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne scomparsa ad Avetrana il 26 agosto del
2010. Mentre i periti nominati dalla corte d’assise d’appello stanno
effettuando le verifiche sulle celle telefoniche per risalire all’esatta
posizione dei principali imputati e della vittima il giorno del delitto,
giunge al capolinea l’inchiesta-bis condotta dal procuratore aggiunto
Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero. Sono 12 gli avvisi di
conclusione delle indagini preliminari fatti notificare a quanti, secondo
l’accusa, erano a conoscenza di fatti e particolari riguardanti l’omicidio
e hanno taciuto, o peggio detto il falso, dinanzi ai pubblici ministeri o
alla corte d’assise. Quanti, secondo altri, che non si sono genuflessi alle
volontà dei magistrati inquirenti. Secondo Argentino e Buccoliero, queste
12 persone conoscevano particolari importanti riguardo il feroce assassinio
di Sarah, ma hanno taciuto, oppure hanno dichiarato spudoratamente il falso
dinanzi ai due pubblici ministeri ed alla Corte d’Assise. Proprio per questi
reati, secondo i due pm, tali indagati dovranno essere giudicati. Tra questi
vi è anche il nome di Michele Misseri, lo zio acquisito della piccola
Sarah; a lui è stata contestata l’autocalunnia, in quanto, come è oramai
risaputo, si autoaccusò di aver eliminato la nipote, al fine di coprire la
moglie e la figlia, tesi che sostiene tuttora, accusando la Bruzzone di
averlo indotto a cambiare versione e ad accusare la figlia Sabrina. Ma è la
posizione di Ivano Russo la vera novità, quella che è saltata subito
all’occhio. Se, come sostengono i procuratori, il ragazzo avesse davvero
cercato di coprire Sabrina, nascondendo e non dichiarando alcune circostanze
importanti riguardo al delitto, allora ecco che il caso della sventurata
quindicenne d’Avetrana dovrebbe essere riscritto da cima a fondo. Il giovane
dichiarò agli inquirenti, che il 26 Agosto, giorno dell’uccisione di Sarah,
sarebbe rimasto tutto il tempo a casa e che avrebbe appreso della sparizione
della ragazzina solo alle 17:00 del pomeriggio. “E le telefonate e gli sms
che ti aveva inviato Sabrina all’ora di pranzo?” gli chiesero gli
inquirenti, Ivano rispose così: “Rientrando a casa la notte prima, avevo
dimenticato il telefono in macchina, l’ho ripreso solo il pomeriggio alle
17:00. Solo allora mi sono accorto che Sabrina mi aveva cercato”. Questa
spiegazione non aveva molto convinto i procuratori Argentino e Buccoliero,
anche la madre di Ivano parlò del telefonino del figlio, che il giorno
della morte di Sarah squillava.
Nell’onda dell’entusiasmo molti programmi della cosiddetta tv spazzatura
si sono buttati a capofitto sulla notizia.
Nel caso dell’omicidio di Sarah Scazzi, trattato molto spesso da “Quarto
Grado” su “Rete 4” di Mediaset la redazione (guidata da Siria Magri) si
è attestata su una linea prevalentemente conforme agli indirizzi
investigativi della pubblica accusa, cioè della Procura della Repubblica di
Taranto. Tanto che i suoi ospiti, quando sono lì a titolo di esperti
(pseudo esperti di cosa?) o, addirittura, a rappresentare le parti civili,
pare abbiano un feeling esclusivo con chi accusa, senza soluzione di
continuità e senza paura di smentita. A confermare questo assioma è la
puntata del 15 maggio 2015 di “Quarto Grado”, condotto da Gianluigi Nuzzi
ed Alessandra Viero e curato da Siria Magri.
“A quell’ora ero a casa” – ha sempre raccontato Ivano ai pm – “ho
dormito fino alle 17″.“L’ho visto uscire di casa intorno alle 13.30″,
dice invece un testimone. Ma Ivano non ci sta, rigetta le accuse e si
difende davanti ai microfoni di Quarto Grado. “Mi sento abbastanza
tranquillo perché sono a posto con la mia coscienza…e in merito alla
intercettazione secondo cui sono accusato di avere pilotato la deposizione
di mia madre, in realtà le dissi solamente di raccontare ai magistrati ciò
di cui si ricordava bene invitandola a non dire cose che non ricordava con
esattezza”. E poi dà la sua versione dei fatti in merito al nuovo
testimone che lo accusa: “Nel dicembre ci sono state denunce reciproche con
la mia ex compagna madre di mio figlio, e guarda caso nel gennaio 2014 è
spuntata una persona che ha fatto delle dichiarazioni spontanee al pm contro
di me … farò denuncia per calunnia contro questa persona”.
A riprova della linea giustizialista del programma, lo stesso conduttore è
impegnato a far passare Ivano come bugiardo, mentre il parterre è stato
composto da:
Alessandro Meluzzi, notoriamente critico nei confronti dei magistrati che si
sono occupati del processo, ma che sul caso trattato è stato stranamente
silente o volutamente non interpellato;
Claudio Scazzi, fratello di Sarah;
Nicodemo Gentile, legale di parte civile della Mamma Concetta Serrano
Spagnolo Scazzi.
Solita tiritera dalle parti private nel loro interesse e cautela di Claudio
nel parlare di omertà in presenza di cose che effettivamente non si sanno.
Per il resto ospite è Grazia Longo, cronista de “La Stampa”, che si
imbarca in accuse diffamatorie, infondate e senza senso: ?…e purtroppo
tutto questo è maturato in seno ad una famiglia ed anche ad un paese dove
mentono tutti…qui raccontano tutti bugie?.
Vada per i condannati; vada per gli imputati, ma tutto il paese cosa c’
entra?
Ospite fisso del programma è Carmelo Abbate, giornalista di Panorama, che
anche lui ha guizzi di idiozia: ?io penso che da tutto quello che ho sentito
una cosa la posso dire con certezza: che se domani qualcuno volesse scrivere
un testo sull’educazione civica, di certo non dovrebbe andare ad Avetrana,
perché al di là della veridicità o meno della dichiarazione della ex
compagna di Ivano, al di là della loro diatriba, è chiaro che qui c’è
veramente quasi un capannello di ragazzi che nega, un’alleanza tra altri
che si mettono d’accordo: mamma ha visto questo, mamma ha visto quest’
altro. Ma ci rendiamo conto di quanto sia difficile scalfire, scavalcare
questo muro, veramente posto tra chi deve fare le indagini e la verità dei
fatti? E’ difficilissimo. Cioè, la sicurezza, la nostra sicurezza è nelle
mani di noi.?
Complimenti ad Abbate ed alla sua consistenza culturale e professionale che
dimostra nelle sue affermazioni sclerotiche. Cosa ne sa, lui,
dell’educazione civica di Avetrana?
Fino, poi, nel prosieguo, ad arrivare in studio, ad incalzare lo stesso
Claudio, come a ritenerlo egli stesso di essere omertoso e reticente. Grazia
Longo: ?..però Claudio anche tu devi parlare, anche tu, scusa se mi
permetto, dici delle cose e non dici. Io non ho capito niente di quello che
hai detto. Tu sai qualcosa e non lo vuoi dire!?
Accuse proferite al fratello della vittima…assurdo!
Si noti bene: nessun ospite è stato invitato per rappresentare le esigenze
della difesa delle persone accusate o condannate o addirittura estranee ai
fatti contestati.
Nell’ordinamento giuridico italiano, la diffamazione (art. 595, codice
penale) è un delitto contro l’onore ed è definita come l’offesa all’altrui
reputazione, comunicata a più persone con la parola, lo scritto ed ogni
altro mezzo di comunicazione. A differenza del delitto di ingiuria di cui
all’art. 594 c.p., il delitto di diffamazione può essere consumato solo in
assenza della persona offesa. Il bene giuridico tutelato dalla norma è la
reputazione intesa come l’immagine di sé presso gli altri. L’analisi
testuale della norma consente di risalire ai suoi elementi strutturali:
l’offesa all’altrui reputazione, intesa come lesione delle qualità
personali, morali, sociali, professionali, etc. di un individuo; la
comunicazione con più persone, laddove l’espressione “più persone” deve
intendersi senz’altro come “almeno due persone”; l’assenza della persona
offesa, da intendersi secondo la più autorevole dottrina come
l’impossibilità di percepire l’offesa. In quasi tutti gli ordinamenti
giuridici si ha diffamazione se quanto asserito è falso, e spetta
all’accusa dimostrare tale falsità. In altri, come quello italiano, ciò
non è richiesto e solo in casi molto limitati è, viceversa, la difesa che
ha la facoltà di discolparsi dimostrando la verità delle asserzioni
ritenute diffamatorie. La diffamazione è punita nella maggioranza degli
Stati, e considerata un delitto punito dal codice penale, ma che comporta
anche la condanna a un risarcimento civile. La diffamazione può anche
coesistere con una lesione del diritto alla privatezza, da contemperare al
diritto alla libertà di espressione dei fatti veritieri.
Per quanto mi riguarda per le frasi da me proferite e ritenute offensive, in
base all’art. 599 c.p. (ritorsione e provocazione), si stabilisce che ”nei
casi preveduti dall’articolo 594, se le offese sono reciproche, il giudice
può dichiarare non punibili uno o entrambi gli offensori. Non è punibile
chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 594 e 595 nello
stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso.
La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche
all’offensore che non abbia proposto querela per le offese ricevute”.
Per gli effetti della norma citata mi preme affermare in aggiunta quanto
segue.
Altro che bugiardi. Voi fate parte di quella tv spazzatura che di questi
tempi è accusata di falsi scoop. Da Fabio e Mingo su Striscia la Notizia a
Fulvio Benelli di Quinta Colonna, fino a Francesca Bastone ed Alessandra
Borgia di Video News.
Fulvio Benelli e gli altri: il professionismo della recita in Tv, scrive
Giorgio Simonelli (Docente di Storia della televisione e di Giornalismo
televisivo) su “Il Fatto Quotidiano”.
Fulvio Benelli licenziato, Lerner: “E’ capro espiatorio di una tv fatta di
falsi scoop”. Con un post sul proprio blog, l’ex direttore del Tg1 esprime
solidarietà al cronista di Quinta Colonna cacciato da Mediaset con l’accusa
di aver confezionato servizi falsi: “Sono gli autori e i conduttori e i
direttori di rete a spingere in questa squallida direzione”. “Chi oggi lo
licenzia – scrive quindi il giornalista su Twitter – ne conosceva benissimo
e incoraggiava il metodo di lavoro nella pseudo-tv-verità”.
Già. Il metodo dei falsi scoop e della gogna in tv, che io aborro!
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia