Fabio Pugliese incontra il vescovo della diocesi di Rossano-Cariati Santo Marcianò
redazione | Il 21, Set 2013
L’autore del libro “Chi è Stato?”, racconto-inchiesta sulla strada Statale 106 Ionica calabrese afferma: “Nelle sue parole la necessità di non rassegnarsi”
Fabio Pugliese incontra il vescovo della diocesi di Rossano-Cariati Santo Marcianò
L’autore del libro “Chi è Stato?”, racconto-inchiesta sulla strada Statale 106 Ionica calabrese afferma: “Nelle sue parole la necessità di non rassegnarsi”
Nell’incontro, avvenuto ieri a Rossano
in vescovado, il giovane autore del libro sulla famigerata “strada della morte”
ha avuto un lungo colloquio con S.E. e poi l’opportunità – attraverso una
lettera che si allega – di avanzare alcune proposte all’alto prelato: l’invio
di una lettera pastorale al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente
del Consiglio Regionale ed i rappresentanti di tutte le forze politiche
presenti in Consiglio con l’invito ad un impegno formale nella ricerca di
quelle soluzioni concrete e necessarie affinché l’ammodernamento della S.S. 106
sia finalmente affrontato con decisione e risolto; istituire nella diocesi di
Rossano-Cariati una giornata per il ricordo di tutte le vittime della “strada
della morte” ed organizzare una fiaccolata aperta ovviamente a tutti per
ricordare con la preghiera le tante, tantissime vittime, della S.S.106; si
potrebbero spronare i sindaci della nostra diocesi ad unirsi all’interno di un
Tavolo
Permanente istituito con la finalità specifica di ottenere le risorse necessarie
all’ammodernamento della strada Statale 106 Ionica calabrese; promuovere un
corso, per tutte le scuole della diocesi di ogni ordine e grado, organizzato da
strutture specializzate e competenti, che abbia le finalità di far capire ai
ragazzi cosa occorre fare e come occorre comportarsi sulla strada, educare i ragazzi
ad una maggiore coscienza civile rispetto alla necessità di ammodernare questa
strada e sull’impegno che ognuno di noi può assumere individualmente affinché
questo obiettivo possa essere raggiunto e poi spiegare le regioni per le quali
la vita è un patrimonio prezioso che ognuno di noi deve difendere ad ogni costo
e con qualsiasi mezzo.
«Sono molto orgoglioso, da
cattolico, di aver avuto l’opportunità – dichiara Fabio Pugliese – di
incontrare e conoscere S.E. Mons. Santo Marcianò, e poi sono molto contento di
aver letto nelle sue parole una reale e viva preoccupazione rispetto alla morte
economica ed alle tante vite spezzate provocate dalla strada Statale 106
Ionica. Nell’incontro è emersa la buona volontà di spendersi per riaccendere
anche una piccola speranza e sono convinto che qualcosa accadrà. Ho avvertito
nelle sue parole la necessità di non rassegnarsi, di ritornare a credere che è
possibile cambiare e migliorare il nostro destino con l’aiuto anche di Dio. Sono
fiducioso ed ottimista sul futuro dopo questo incontro e sono altrettanto certo
che il mio fratello Vescovo non tarderà – appena sarà possibile – a rendere
concrete idee e progetti che possono scuotere le coscienze e rinnovare nella
gente la passione per la vita, per i valori che contano e per ciò che rappresenta
il bene per tutti».
ECCO LA LETTERA INVIATA AL VESCOVO
Eccellenza,
sono molto onorato di aver ricevuto l’Invito in vescovado poiché questa attenzione che mi viene rivolta rappresenta, anche per la mia profonda fede cattolica, un grande momento di gioia.
Sono convinto che la Sua straordinaria sensibilità non è rimasta indifferente al tema della strada Statale 106 Ionica calabrese e, più in generale, alla minaccia che essa costituisce per la vita di migliaia di donne, uomini e bambini che quotidianamente la percorrono.
Così come sono convinto che non tarderà a rispondere ad una lettera aperta inviata dal sottoscritto a tutti i miei fratelli Vescovi delle diocesi attraversate dalla “strada della morte” atteso che sono molti i giovani che attendono una risposta da chi rappresenta di fatto una guida spirituale ed una autorevole voce nella nostra amata regione.
Tuttavia, intendo cogliere l’occasione per esprimere alcune riflessioni ed alcune proposte frutto di un confronto costruttivo e positivo nato spontaneamente tra molti giovani sulla rete. Tali riflessioni e proposte riguardano, ovviamente, la strada Statale 106 Ionica calabrese.
Una strada che – intendo ricordarlo – nel decennio che va dal 2001 al 2010 ha causato 3.223 incidenti, 6.216 feriti, 283 vittime. Una strada che nel 2013 ha provocato 20 vittime: 9, nel tratto cosentino; 6 nel tratto crotonese; 2 nel tratto catanzarese; 3 nel tratto reggino. A dimostrazione di quanto questa strada maledetta sia pericolosa dappertutto.
Non voglio entrare nel merito delle responsabilità di quanti oggi nulla hanno fatto affinché questo problema sia affrontato e superato. Non voglio neanche ritornare – come peraltro ha fatto in un suo recente articolo “Il Sole 24 Ore” ed anche il Prof. Francesco Russo dell’Università degli Studi di Reggio Calabria – sui tanti finanziamenti non ottenuti o nei progetti mai presentati che hanno fatto in modo che importantissime risorse, utili per l’ammodernamento di questa importantissima arteria viaria, siano andati persi.
Voglio, invece, illustrare solo alcune delle ragioni per le quali ritengo che questa strada possa rappresentare per la nostra regione una priorità:
1) Rappresenta di fatto una priorità nazionale, se non europea, per la posizione che occupa nel Mediterraneo e nel Mezzoggiorno d”Italia;
2) Il suo ammodernamento favorirebbe un maggiore e nuovo sviluppo per i porti di Corigliano Calabro e Crotone ed insieme per la linea ferroviaria jonica – oramai dimenticata – e dell’aeroporto di Crotone (unico scalo aereo presente nella Calabria jonica);
3) Non ha più alcun senso non avere un piano di finanziamento organico e completo per la modernizzazione della Statale 106 Jonica puntando su piccoli “aggiustamenti” che hanno solo il valore di sperperare denari in un momento in cui le risorse mancano;
4) La Calabria jonica ha bisogno di aprirsi alle relazioni esterne, a rendere più accessibile il proprio territorio, ad essere connessa in tempi e con costi competitivi alle grandi città e ai mercati di riferimento nazionali e internazionali atteso che la Calabria tirrenica ha già l’A3 e, quindi, può di fatto riuscire in questo obiettivo;
5) Lo sviluppo del corridoio Jonico calabrese, inoltre, si andrebbe ad unire a quello – già esistente – lucano e pugliese integrandosi perfettamente con l’adriatica: si completerebbe, in pratica, una via certamente più comoda per percorrere il Paese da nord a sud e ciò diventerebbe un elemento di sviluppo e di progresso non solo per la Calabria jonica ma per la regione intera;
6) Fino a quando la strada Statale 106 Ionica calabrese non verrà ammodernata sarà incapace di attrarre investitori che da fuori possono portare risorse ad una area ormai destinata sempre più all’impoverimento ed allo spopolamento (soprattutto giovanile);
7) Senza l’ammodernamento resterà per sempre la tristemente nota “strada della morte”: quante incidenti ancora? Quanti feriti? Quanti altri bambini, donne e uomini dovranno ancora morire su questa strada?
Come certamente saprà, nel libro che ho scritto con grande dolore, ho deciso di riportare all’interno del Capitolo XIX l’impegno cattolico in favore dell’ammodernamento di questa importantissima arteria viaria. In quel Capitolo è riportato anche l’impegno di S.E. allorquando nell’aprile del 2009 a Cariati, nell’ambito della Via Crucis Diocesana sostenne con forza che “la strada Statale 106 Ionica calabrese, da strada del buio e della morte sia finalmente illuminata e diventi strada della luce e della vita”.
Dalla pubblicazione del mio libro (3 febbraio 2013), fino ad oggi sono molte le persone che mi hanno contattato, altrettante quelle che ho avuto il piacere d’incontrare e conoscere e tantissime le vicende, le storie, gli aneddoti legati a questa “strada della morte” ed al dolore che essa a causato a molte nostre sorelle e fratelli.
Questa esperienza mi ha spinto più volte ad interrogarmi sulle reali oggettive responsabilità di quanto è accaduto ed accade spingendomi a credere che, oltre allo Stato, i responsabili di questa mattanza siamo anche noi nella misura in cui non abbiamo fatto tutto ciò che era nostro dovere fare.
Anche per questa ragione sono altrettanto convinto che una larga fetta di popolazione calabrese sia ormai rassegnata all’idea che qualcosa possa cambiare, distante e distratta dall’idea che qualcheduno possa prima a poi cambiare le sorti di questa strada affinché diventi davvero “strada della luce e della vita” ed incapace di percepire anche solo un piccolo frammento di speranza rispetto all’idea che possa essere finalmente, un giorno, ammodernata.
Ecco perché sento di invocare l’aiuto di S.E. affinché possa essere riaccesa nel concreto una speranza. Ecco perché ho deciso di consegnata questa lettera scritta con passione ed amore. Ecco perché ho pensato ad alcune proposte concrete e, credo, fattibili che possano – a mio modesto avviso – risvegliare le coscienze ed offrire a tutti un nuovo stimolo alla riflessione per un rinnovato impegno civile!
1) Credo possa essere inviata al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente del Consiglio Regionale ed i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale una Lettera Pastorale con l’invito ad un impegno formale nella ricerca di quelle soluzioni concrete e necessarie affinché questo straordinario problema sia finalmente affrontato con decisione e risolto! Non è possibile, infatti, che i vari governi regionali che da tempo si susseguono ignorino lo stato in cui versa la strada Statale 106 Ionica calabrese e nel contempo le opposizioni non abbiano mai incalzato chi governa in modo attento, serio, puntuale ed opportuno;
2) Si potrebbe invitare a Rossano, nell’ambito di un incontro sul tema della strada Statale 106 Ionica calabrese, il Presidente della Giunta Regionale, il Presidente del Consiglio Regionale ed i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale ed insieme i Vescovi delle diocesi attraversate dalla “strada della morte” in modo tale da discutere insieme quali ragioni rendono ormai necessaria ed improcrastinabile l’ammodernamento di questa importante arteria viaria rinnovando, in questo modo, le volontà di quanti possono e debbono fare tutto ciò che è necessario;
3) Affinché la popolazione della nostra diocesi non smetta di dimenticare potrebbe essere istituita una giornata per ricordare tutte le vittime della strada Statale 106 Ionica calabrese. Si potrebbe organizzare una fiaccolata aperta a tutti per ricordare con la preghiera le tante, tantissime vittime, della “strada della morte”;
4) Si potrebbe spronare i sindaci della nostra diocesi ad unirsi all’interno di un Tavolo Permanente istituito con la finalità specifica di ottenere le risorse necessarie all’ammodernamento della strada Statale 106 Ionica calabrese;
5) Promuovere un corso, per tutte le scuole della diocesi di ogni ordine e grado, organizzato da strutture specializzate e competenti, che abbia le seguenti finalità: a) Fare sicurezza: far capire ai ragazzi cosa occorre fare e come occorre comportarsi sulla strada; b) Lanciare un messaggio chiaro e netto sulla necessità di ammodernare questa strada e sull’impegno che ognuno di noi può assumere individualmente affinché questo obiettivo possa essere raggiunto; c) Spiegare le regioni per le quali la vita è un patrimonio prezioso che ognuno di noi deve difendere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo.
Sono certo che la via non è semplice: il cammino è in salita e molte nostre sorelle e fratelli non ripongono più alcuna fiducia nella possibilità che anche attraverso il loro contributo ed una rinnovata lotta delle coscienze possa mutare lo stato degli eventi. Tuttavia, sono ferme nel mio cuore le parole del nostro Papa Karol Wojtyla quando affermava che «L’ amore è la forza costruttiva di ogni positivo cammino per l’umanità» e «La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti».
Sotto questo aspetto sono fin troppo felice, orgoglioso e straordinariamente soddisfatto del coraggio con cui Papa Francesco ha intrapreso una lotta contro la corruzione, gli intrighi, l’ostentazione, l’egoismo attraverso la sua capacità di non fermarsi alle sole mura del Vaticano o sul sagrato delle parrocchie ma, invece, investendo anche la comunità dei credenti e l’intera società: non solo le autorità politiche, con cui il mio Pontefice ha sempre avuto rapporti franchi e tutt’altro che compiacenti, ma rivolgendosi pure alle coscienze di tutti e di ciascuno.
Persino nei suoi gesti più semplici c’è un magnifico richiamo alla sobrietà ed alla concretezza: non salì sulla mercedes scura ma sul pullmino con i cardinali; rimanda i sarti venuti a prendergli le misure per andare a portare un mazzo di fiori alla Madonna; paga il conto della stanza dov’era ospitato a Roma dopo aver cambiato da solo la lampadina bruciata; ecc. e tutto ciò, contribuisce a rendere fortissimo il suo carisma e grande la fiducia che in lui ripone il suo popolo. Il mio Papa denuncia un mondo in cui non c’è rispetto per il prossimo e non c’è fiducia nel domani. Un mondo in cui nessuno si fida dell’altro e a maggior ragione della Chiesa e dello Stato. Un mondo non lontano dalla nostra Calabria.
Il suo insegnamento, quindi, è chiarissimo, è contemporaneo, è qui ora, adesso!
Eccellenza, ripongo in Lei ed in questa lettera tante, tante, tante belle speranze perché sono certo che non traviserà altri significati oltre a quelli che essa contiene e poi perché sono altrettanto certo che rileverà lo spirito e l’amore autentico e leale con cui questa mia è stata scritta.
Invoco con le mie proposte e le mie parole un aiuto e le propongo una ultima domanda, la stessa posta anni fa dal nostro Papa Karol Wojtyla: può andar la storia contro la corrente delle coscienze?
Fabio Pugliese
19 settembre 2013