Dipendente pubblico sospeso per un like su Facebook Stop al lavoratore che viene “spiato” sul social
Da domani solo facce cerulee e visi spenti sul luogo di lavoro perché anche fare
un “click” sul “Mi piace” al link su internet che nuoce all’immagine del datore
dell’azienda può costare caro. È l’incredibile vicenda processuale accaduta ad
un lavoratore, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti
[1]”, a portare alla ribalta un tema “carnevalesco” che però non fa ridere,
quello del limite tra scherzo che non va punito e scherzo che integra addirittura
una conseguenza censurabile con la sanzione disciplinare della sospensione per un
mese dal posto di lavoro. Il fatto riguarda un agente di polizia penitenziaria che
interviene nel thread sul suicidio in carcere dove ci sono commenti duri. La sezione
del Tar Lombardia con l’ordinanza 246/16, ha stabilito il principio secondo cui il
dipendente che sul social network interviene in un thread mette in imbarazzo l’amministrazione
datrice dal momento che gli utenti di fb hanno postato «commenti riprovevoli» sulla
vicenda; il tutto mentre il lavoratore non ha tolto subito il like, come ben avrebbe
potuto, sottolineano i giudici. Tra l’altro l’articolo postato dava anche notizia
del pronto intervento delle guardie carcerarie, dunque la sequenza di commenti che
si è aperta risulta complessa. In ogni caso la condotta ascritta al lavoratore non
può ritenersi irrilevante. Da oggi la raccomandazione dello “Sportello dei Diritti
[2]” è quella di essere cauti prima di condividere sui social frasi o foto che
potrebbero offendere la “reputazione” dell’azienda in cui lavorate.