Chiesa e società Intervista a mons. Lucio Renna invitato da Don Mimmo Caruso a Seminara in occasione dei festeggiamenti della Madonna dei Poveri
Di Filomena Scarpati
Intervista a mons. Lucio Renna invitato da Don Mimmo Caruso a Seminara in occasione dei festeggiamenti della Madonna dei Poveri.
Il rettore della basilica nell’ospitare il prelato ha ribadito ancora una volta l’importanza dei rapporti con personalità che vivono in luoghi diversi dal nostro per favorire il confronto e la crescita delle comunità. “A parte l’amicizia fraterna che mi lega a mons. Renna da molti decenni – ha detto Don Caruso durante l’intervista – abbiamo condiviso valori e spiritualità. I suoi consigli, di cui ho fatto tesoro, hanno segnato il mio cammino personale e sacerdotale.
1) La società sta attraversando tempi difficili e il popolo di Dio avverte sempre più la necessità di essere educato non solo alla buona cristianità e a testimoniare il Vangelo, ma a vivere bene anche la cittadinanza. In quale misura la Chiesa può intervenire sul cristiano?
Il cristiano è chiamato a dar testimonianza di rettitudine, responsabilità, onestà e laboriosità. Vivere la cittadinanza non significa lasciarsi avviluppare dai fili della tela scomposta e senza una trama (programma) sociale; ma anche contestare, mai in maniera violenta, mentalità e modi di agire provocati da particolarismi o, peggio ancora, da personalismi che i responsabili della società propalano come toccasana e che invece peggiorano la situazione. Ma questo a loro poco importa, non interessa il malessere del popolo, sono troppo impegnati a realizzare il proprio benessere. Non mi sembra scontato luogo comune citare le sperequazioni sociali, come ad esempio la differenza abissale tra le varie pensioni. Alcune gridano vendetta al cospetto di Dio. Come tollerare la differenza tra pensioni di 600 o 700 euro e pensioni di 10.20.30.40.50.60 mila euro. Il cristiano non può tacere e deve rendersi parte attiva nei movimenti non violenti di rivendicazione. Non può stare alla finestra a guardare quello che accade per strada. Mi dispiace non poter approfondire anche con l’aiuto di statistiche questa terribile realtà. Ad esempio la TV invita sempre le stesse persone, le chiamano opinionisti, a discettare su questi argomenti. Ma cosa sanno loro veramente del tormento di un popolo che langue e muore! A volte versano la famosa lacrima di coccodrillo pe motivi di copione televisivo, si azzuffano, si sbranano, si parlano accavallandosi. Ma, spenta la macchina di ripresa, ridono per quello che ipocritamente hanno detto. Il cristiano deve favorire e/o partecipare a movimenti tesi alla vera promozione della persona umana se non vuole cadere nella vigliaccheria.
2) La Chiesa con i suoi Presbiteri e Prelati quanto può incidere sulle scelte politiche sia locali che di Governo?
A parte alcuni praticoni ecclesiastici che si piccano di politica e si sbracciano e agitano a fare proclami, la Chiesa ha la funzione di critica sociale in senso positivo per il bene dei cittadini, è chiamata a sensibilizzare le coscienze e formare eventuali operatori politici. Essa, inoltre, intende ridare anima etica alla politica. Non può né deve tacere dinanzi alle storture create da politicanti senza anima né senso civico e sono mossi da tutti altri intenti tranne dal bene del popolo anche se, in modo particolare, in fase elettorale, si riempiono la bocca e poi vomitano “tutto il bene” che nutrono verso la gente, di cui si dimenticano appena eletti. “Ipocrisia allo stato puro”.
3) Quanto è importante il rapporto tra Chiesa locale ed amministrazioni comunali? Si può costruire assieme una società che oltre ad essere a misura d’uomo sia a misura di ciò che Dio ha previsto per gli uomini?
La sinergia è non solo importante ma necessaria. Ad Avezzano prima e a San Severo poi, ho creato un comitato socio-ecclesiale per affrontare insieme, Chiesa e amministrazioni comunali, i problemi che pesano sul popolo. Questo ovviamente nel rispetto delle autonomie che però non possono e non devono rimanere estranee perché ambedue realtà si dichiarano al servizio della gente. Risultati? Pochi anche perché in entrambe le realtà si evidenziavano resistenze. Onestamente devo confessare: meno nella Chiesa e maggiori nelle amministrazioni comunali.
4) Lei ha vissuto in Calabria prima della nomina a Vescovo dove ha svolto per anni la sua missione pastorale, come interpreta il mancato sviluppo di una regione così bella e ricca di risorse naturali? E’ anche una questione di mentalità oppure va imputata esclusivamente ad errate o addirittura mancate scelte politiche e ai fattori delinquenziali?
La Calabria è una regione cara al mio cuore e soffro molto nel costatare tanti avvilimenti. Le cause sono fondamentalmente le due evidenziate nella domanda. Da una parte c’è una sorta di fatalismo e assuefazione allo “status quo”; dall’altra non si registrano serie e profonde sensibilità politiche. Né si può ignorare l’influenza deleteria della ‘Ndrangheta che sporca anche le cose e iniziative più incisive e belle se urtano contro i suoi traffici criminali. Un popolo stupendo quello calabrese, peccato davvero che non gli sia data opportunità di usare la ricchezza di energie e risorse che ha in abbondanza.
5) Quanto si può fare riferimento alla fortezza di chi pratica la spiritualità Carmelitana per superare le problematiche di una società che va alla deriva se non riceve sani contrasti ed opposizioni?
L’Ordine carmelitano non ha motivazioni politiche ma non si rifiuta, in varie parti del mondo, di farsi carico dei problemi delle persone che incontra o cerca, per dare un aiuto fraterno. Case per anziani, scuole, ospedali, cliniche beneficiano della presenza dei Carmelitani. Per 18 anni sono stato Superiore maggiore di una provincia religiosa e per 5 anni ho svolto il mio ministero nel Consiglio Genarale e posso dire ” tuta conscientia” che il Carmelo è una fraternità contemplativa in mezzo al popolo. Questo spiega la grande diffusione della devozione verso la Vergine Maria, madre e modello dei Carmelitani. Né si può dimenticare la figura gigantesca del profeta Elia considerato fondatore spirituale. Come Maria ed Elia si immergevano nella contemplazione di Dio ma – testimone la Pagina sacra – si interessavano del mondo che gemeva e soffriva accanto al popolo; così i Carmelitani sanno pregare ma anche agire in favore degli altri, secondo le loro possibilità.
Don Mimmo Caruso ha concluso l’intervista asserendo che dalle parole di Sua Eccellenza Lucio Renna abbiamo appreso quanto sia importante l’intervento della Chiesa in ogni settore della vita sociale per ottenere il cambiamento necessario. Camminare assieme, ma col dovuto equilibrio e la netta indipendenza dei settori tra loro, così come preparare i giovani ad assumere impegni politici sugli insegnamenti del Vangelo, sono d’importanza prioritaria rispetto ad una società che va assolutamente risanata. Vivere di Spiritualità Mariana, aggiunge il rettore della Basilica della Madonna dei Poveri di Seminara, in qualsiasi forma la Madre di Cristo viene venerata e celebrata, sotto forma del Carmelo, dei Poveri, del Rosario…, significa dare alla società l’impronta che aderisce alla volontà della Vergine. Impronta forte, sana e indelebile, che può consentire al mondo di cambiare e salvarsi.