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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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Carceri, in Calabria 2.820 detenuti per 2.151 posti. Ecco i dati del Ministero della Giustizia

Carceri, in Calabria 2.820 detenuti per 2.151 posti. Ecco i dati del Ministero della Giustizia

| Il 04, Giu 2013

793 sono in attesa di giudizio. L’indignazione della presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità Giovanna Cusumano. “La dignità umana e’ inviolabile”

Carceri, in Calabria 2.820 detenuti per 2.151 posti. Ecco i dati del Ministero della Giustizia

793 sono in attesa di giudizio. L’indignazione della presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità Giovanna Cusumano. “La dignità umana e’ inviolabile”

 

CATANZARO – Sono 2.820 i detenuti presenti negli istituti penitenziari calabresi al 31 maggio 2013, a fronte di una capienza regolamentare di 2.151 posti. A rivelarlo sono le ultime statistiche elaborate dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sulla situazione carceraria nel Paese e diffuse dal Ministero della Giustizia, secondo cui il dato relativo alla capienza potrebbe non tenere conto di “eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato”. Negli istituti calabresi i condannati in via definitiva risultano essere 1.428 e 1.389 gli imputati. La maggioranza di questi ultimi (793) è costituita da detenuti in attesa di primo giudizio, 338 sono gli appellanti in attesa di giudizio di secondo grado e 163 i ricorrenti in Cassazione mentre 95 rientrano nella categoria “misto”, che include i detenuti con a carico più fatti, ciascuno dei quali con relativo stato giuridico ma senza nessuna condanna definitiva. Secondo i dati del ministero della Giustizia, nelle carceri della regione sono reclusi, complessivamente, 365 stranieri, di cui 213 condannati definitivi e 151 imputati (82 quelli in attesa di primo giudizio). Le donne, invece, sono in totale 63 e 15 i detenuti in regime di semilibertà. Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, inoltre, ha calcolato il numero dei detenuti usciti dagli istituti per effetto della legge 199/2000 (la cosiddetta “sfolla-carceri”), che prevede la detenzione domiciliare per chi deve scontare l’ultimo anno di pena: in Calabria, dall’entrata in vigore al 31 marzo, la norma ha fatto uscire 300 reclusi, di cui 37 stranieri e 11 donne.

CUSUMANO: LA DIGNITA’ UMANA E’ INVIOLABILE

“La battaglia di civiltà iniziata da Cesare Beccaria più di due secoli fa non può dirsi ancora vinta. La ‘denuncia’ della delegazione dell’Unione delle Camere Penali Italiane relativa alla violazione nel carcere di Reggio Calabria degli standard minimi previsti dalla normativa vigente, pubblicata qualche giorno fa in seguito ad una visita nella casa circondariale, mi induce ad associarmi al grido d’allarme sulla disumanità delle condizioni carcerarie nel nostro Paese e, nello specifico, nella città dello Stretto”.

E’ quanto afferma la presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità Giovanna Cusumano che aggiunge: “L’aver appreso, peraltro, che la situazione di grave degrado in cui sono costretti i detenuti della casa circondariale di Reggio, diventi ancor più estrema nella sezione femminile, non può non suscitare ulteriore indignazione. Come a dire che se ‘al peggio non c’e’ fine’, la ‘fine’ e’, ancora una volta, riservata dallo Stato italiano alle donne”.
“Va però detto subito che quando viene violata la dignità della persona, come avviene appunto in tutte le carceri italiane, sottilizzare tra una maggiore o minore gravità della violazione potrebbe apparire come un banale tentativo di spostare l’attenzione sulla violazione tout court. Così non e’!” – sottolinea Cusumano.
“La dignità umana e’ inviolabile (e prescinde, o meglio, dovrebbe prescindere dal ‘genere’) e come tale non può subire pregiudizio neanche in caso di limitazione di un altro diritto, come nella fattispecie della restrizione della libertà personale, atteso che essa non e’ soggetta a bilanciamenti” – prosegue.
“Se cosi e’, a nome di tutta la Commissione regionale delle Pari Opportunità della Calabria, che presiedo, chiedo al nostro Ministro Cancellieri come sia possibile che ancora oggi, dopo innumerevoli denunce, decine di suicidi di detenuti e la recente sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, l’Italia non riesca ad assicurare alle detenute e ai detenuti del nostro Paese un regime penitenziario compatibile con il rispetto della dignità della persona?”
“Ed ancora chiedo al nostro Ministro come pensa di affrontare tempestivamente l’annoso e drammatico problema, evidentemente non più rimandabile?”.
“Tutti sappiamo bene che il percorso carcerario così come è ‘concepito’ dal nostro Paese serve a poco (o forse a niente), atteso che non riesce a perseguire i fini rieducativi”.
“Ed allora, chiedo al nostro Parlamento e soprattutto ai parlamentari calabresi, di attivarsi affinché il nostro ordinamento si doti al più presto di procedure atte a garantire la cessazione di questa vergognosa violazione dei diritti umani?”
“Un plauso, invece, rivolgo al Tribunale di sorveglianza di Venezia che ha sollevato la questione di costituzionalità dell’art. 147 c.p. che prevede il differimento della pena solo per infermità fisica o mentale e per detenute-madri con figli di meno di tre anni. Ma non per trattamento disumano e degradante, qual e’, appunto, il sovraffollamento” – evidenzia ancora la presidente della CRPO.
“Un ringraziamento, infine – conclude Giovanna Cusumano – alla direttrice dell’Istituto penitenziario di Reggio Calabria, dott.ssa Carmela Longo, per le tante denunce e le tante richieste di intervento finalizzate a rimuovere la violazione dei diritti delle ‘sue’ detenute e dei ‘suoi’ detenuti, ma rimaste allo stato, in gran parte, disattese”.