Calabria e Bronzi: tra futili litigi e occasioni mancate Mentre le istituzioni litigano e poi si rappacificano, la Calabria turistica piange e non basteranno certamente solo i mesi estivi ad asciugarne le lacrime
Poveri noi! Anche la sfiga di assistere pubblicamente alla lite tra la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Regione Calabria per i festeggiamenti dei 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace. Li avessero ritrovati da un’altra parte del mondo, e non in Calabria, sarebbero diventati subito un attrattore universale formidabile. Invece noi, incoronati perfino dal New York Times come una delle mete più ambite al mondo per ricchezze naturali, paesaggistiche, culturali e per il gustosissimo cibo, ci permettiamo di cadere in puerili liti da cortile. E non importa il riappacificarsi subito dopo, restano comunque tali.
E allora basta! Basta alle troppe incurie, inefficienze, incompetenze e nefandezze di ogni genere. Lo urliamo a squarciagola. I dati ci condannano ad essere l’ultima regione d’Europa. Si salva solo ciò che il buon Dio ci ha donato, e nonostante ciò, ci prendiamo anche la briga di dividerci. È giunta l’ora di invertire la rotta poiché abbiamo raggiunto il limite da tempo e non si intravede nulla di buono all’orizzonte. La gente è stanca, le aziende ancora di più. Le divisioni non giovano a nessuno se non ad un Nord Italia che se la ride ancora una volta sulla stupidità dei meridionali che potrebbero avere tutto e invece si riconfermano vittima e carnefice di se stessi. Autolesionisti fino la fine. Conosciamo tutti la storia del pastore che pregava affinché al vicino morisse una pecora per poterne avere lui una in più, anziché preoccuparsi di fare in modo di poterne lui ottenere una in più.
I calabresi, sotto il segno di subculture e di classi dirigenti incapaci, si ritrovano piegati su se stessi e rassegnati ad un triste destino. Dunque la Calabria turistica non decolla e mal riesce a competere con le aree forti, turisticamente più attrezzate, perché ancora carente in infrastrutture, con inadeguati mezzi di trasporto e dal decoro urbano ridotto ai minimi termini. Per non parlare di servizi inefficienti. A questo si aggiungono: un patrimonio boschivo dato alle fiamme, un mare violentato da liquami di depuratori mal funzionanti e da scarichi abusivi.
Basteranno adunate e convegni vari del mondo turistico per posizionare la Calabria ai livelli che merita? Basteranno nuovi brand e slogan ad effetto a ridare nuovo slancio alla nostra regione?
Ci vorremmo credere, ma riteniamo che la strada da fare sia ancora tanta e noi del mondo associativo turistico non vogliamo stare a guardare e attendiamo, certamente non silenti, il dichiarato coinvolgimento da parte delle istituzioni affinché il percorso tracciato dalla politica non sia l’ennesimo spot elettorale, bensì un cammino duraturo che cambi le sorti dei calabresi.
In questo processo il ruolo delle Associazioni, alla continua ricerca di strumenti e buone pratiche che possano aiutare la Calabria a risalire dal fondo, sarà determinante. Lo stesso fondo in cui continua ad essere ancorata e, anche se portati in superficie 50 anni fa, perfino i Bronzi di Riace vi continuano a restare. Almeno, con la scusa del cinquantenario dal loro ritrovamento, godono di questa momentanea apparizione destinata, purtroppo, a durare quanto un amore stagionale che promette mari e monti per poi naufragare a settembre, quando la routine delle istituzioni tornerà a riassorbirle tra le mura dei palazzi austeri e le poltrone di velluto rosso.