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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 25 APRILE 2024

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Calabria, bocciata legge sulla doppia preferenza di genere Le reazioni della politica

Calabria, bocciata legge sulla doppia preferenza di genere Le reazioni della politica
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Nicola Irto (Presidente del Consiglio regionale della Calabria)

“Si è persa un’occasione per rendere migliore la nostra democrazia”. Lo afferma sulla doppia preferenza di genere il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, dopo la bocciatura della proposta di legge: “Sono stato fermamente a favore della doppia preferenza in tutti questi mesi, continuo a esserlo e lo sarò fino in fondo. E’ una battaglia di civiltà, ci ho creduto fino a oggi e continuerò a spendermi perché la parità di genere in politica è un dovere a cui la Calabria non può e non deve sottrarsi”. ​

Angela Martino (Componente dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico)

Il reale sostegno al principio di democrazia paritaria passa anche attraverso l’approvazione della doppia preferenza di genere. La Calabria inclusiva e innovativa deve rispondere con ampia partecipazione all’appuntamento di giovedì prossimo presso la Cittadella regionale, per chiedere conto a coloro che si stanno opponendo – fra l’altro con argomentazioni deboli e pretestuose – ad un adeguamento legislativo che, senza prevedere quote, semplicemente incoraggi la partecipazione delle donne alla vita politica. Il cambiamento socio – culturale è un processo (come ci hanno dimostrato i paesi scandinavi) dai tempi lunghi e graduali; per questa ragione sono indispensabili meccanismi di riequilibrio dei generi a livello normativo per tentare di superare l’anacronistico gap di rappresentanza, come richiestoci dal legislatore nazionale e come previsto nella legge elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. E’ doveroso ricordare che il primo atto da presidente del governatore Oliverio fu proprio una modifica dello Statuto regionale con l’espressa previsione di una quota di genere nella composizione della giunta, tesa ad incentivare sin da quattro anni fa un contesto di rafforzamento della partecipazione femminile e della sua incidenza nelle istituzioni. In quell’occasione il centrodestra non si tirò indietro, consapevole dell’importanza dello scrivere insieme e con ampia maggioranza le regole del gioco. Ieri invece ha scelto di assumere una posizione ipocrita e strumentale nascondendosi dietro l’astensione. E’ evidente che in Italia sia necessario un profondo cambio di paradigma e in ciò i partiti giocano un ruolo decisivo perché investiti di una funzione sociale ed educativa sul tema della parità di genere. La Calabria è ancora in tempo per dimostrare in modo tangibile di essere dalla parte del cambiamento, e non semplicemente dalla parte delle donne.

Marco Siclari (Senatore Forza Italia)

“Ho sempre detto che le donne non hanno bisogno di noi uomini per farsi valere, anche perché è riconosciuta la loro grande capacità, professionalità e senso di responsabilità nei diversi ruoli che ricoprono. Ma quando i politici devono pronunciarsi sulla preferenza di genere devono farlo con rispetto verso tutte le donne e tutti gli uomini che rappresentano. Viviamo in una terra matriarcale eppure la politica ha fallito mostrando l’incapacità di incentivare, a mio avviso, le donne a partecipare alla vita politica calabrese valorizzando il loro ruolo anche nelle istituzioni e, sono sicuro, avrebbero dato un contributo importante alla Calabria”. Lo ha dichiarato il senatore forzista Marco Siclari commentando la bocciatura della preferenza di genere da parte del Consiglio Regionale della Calabria. “È una pecca imperdonabile che mortifica le donne della nostra terra e tutta la Calabria che, agli occhi di chi ci osserva fuori regione, dimostra che la classe politica ha fallito anche in questo. Ci sono tanti cittadini calabresi che possono e vogliono dare un contributo importante alla Calabria oramai massacrata da decenni da una classe politica miope ed incapace di guardare al nostro potenziale. Dalla sanità ai trasporti la politica ha mostrato il peggio, adesso si distingue anche con questi pessimi messaggi sulla preferenza di genere. Noi calabresi non possiamo più accettare di essere rappresentati così, da una classe politica calabrese che non perde occasione per mettere in discussione una nostra migliore reputazione “, ha concluso il senatore azzurro.

Angela Napoli (Presidente Risveglio Ideale)

Il Consiglio regionale della Calabria nella giornata di ieri ha sicuramente scritto un’altra pagina negativa, affossando la legge sulla doppia preferenza. L’Assemblea calabrese ieri ha così bloccato una prospettiva idonea ad aiutare il territorio ad avere rappresentanze paritarie, utili a garantire vere democrazia e libertà nelle politiche di sviluppo, di crescita e sociali. La considero una vera pagina negativa, non perché io mi senta una “femminista”, ma perché credo davvero nelle pari opportunità che, anche se dettate dalla Costituzione italiana, non vengono assolutamente attuate in seno al Consiglio regionale calabrese, mortificato costantemente dalla pressoché scarsa presenza della componente femminile. La responsabilità dell’affossamento lo attribuisco a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale; quelle costituenti la “maggioranza” che, non solo in questa occasione, dimostra di non avere i numeri per essere considerata tale, nonché quelle costituenti la “c.d. opposizione”, neppure in grado di individuare gli argomenti che meriterebbero un voto unitario. Scelta politica perché in prossimità di importanti tornate elettorali, che tra l’altro ci fanno assistere a “cambi di casacca” utili solo per far parte del c.d. “sistema del poltronificio”. Potrebbero anche giustificarla così! Personalmente reputo, invece, che forse hanno avuto tutti preoccupazione delle capacità, delle determinazioni e delle responsabilità che le donne, in particolare quelle calabresi, hanno sempre dimostrato di avere nell’attuazione dei loro incarichi politici ed istituzionali!

Coordinamento donne Cgil Calabria

Quanto accaduto ieri, in seno al Consiglio Regionale della Calabria, è la narrazione più triste e desolante che si potesse fare della nostra regione. Soffocata da un sistema patriarcale e familistico, la proposta di legge per l’introduzione della doppia preferenza di genere non è riuscita a trovare il consenso che meritava. Questa non è la Calabria che ci piace, e soprattutto quella che ci rappresenta. Nessun alibi potrà in qualche modo giustificare i consiglieri regionali, sia di maggioranza che di opposizione, che ieri si sono macchiati dell’ennesima umiliazione nei riguardi di tutti i cittadini calabresi. Ieri, come Cgil, ci siamo ritrovati alle porte del palazzo nel tentativo di sostenere questa proposta e di sensibilizzare le coscienze sorde di quanti, per resistenza politica o, ancor peggio, per una visione culturale conservatrice, non hanno voluto comprendere il valore di questa proposta. La parità di genere, particolarmente nelle istituzioni, non è solo una questione tecnica o un affare di partito, non è un problema delle donne, ma è una questione di civiltà e di qualità della democrazia e della rappresentanza. La parità di genere non è solo un fatto politico, ma va disciplinata nel mondo del lavoro, nello sviluppo sociale ed economico di una comunità, per renderla moderna e più uguale e giusta. Approvare questa proposta non solo avrebbe colmato un vuoto legislativo, ma avrebbe garantito un’effettiva partecipazione e rappresentanza delle donne alla vita politica della Regione. Questa battuta d’arresto, però, non ci fermerà dalla nostra azione, e, come Cgil, continueremo a batterci per fare salire questa regione un gradino in più sul piano della civiltà, contro ogni discriminazione ed a favore delle piene parità.

Enzo Marra (Consigliere comunale Reggio Calabria)

Le donne non hanno bisogno della doppia preferenza di genere. La legge elettorale regionale, nulla toglie alla possibilità di accesso alle cariche elettive della massima assise calabrese per le donne. Nessun torto viene fatto al genere femminile non approvando la ‘doppia preferenza di genere’, e risulta strumentale attaccare e tacciare di maschilismo chi è fermamente convinto che la donna non abbia bisogno di questo strumento di ‘facilitazione’. Sia chiara una cosa: non viene svilito alcun diritto, proprio perché gli elettori, di fatto possono esprimere nella massima libertà la propria preferenza, a prescindere dal genere a cui essa si riferisce. Dunque le donne hanno le stesse opportunità degli uomini di raccogliere consensi ed essere elette. La meritocrazia, l’impegno e la credibilità di chi vuole mettersi in gioco, sono valori universali e non hanno sesso. Trovo inopportuno proprio per il profondo rispetto che nutro per le donne, che si metta in piedi un’onda di protesta per cercare uno spazio che esiste già. Le donne sono vita, sono anima e massima espressione di caparbietà; rappresentano il cuore pulsante delle comunità occidentali.
Battaglie sterili che non rendono giustizia alla forza e alla dignità della figura femminile, da sempre protagonista nella storia della nostra regione. E ho trovato paradossale e fuori luogo l’accenno di protesta inscenato da alcune donne a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale. Perché proprio in quel luogo che esprime il massimo livello istituzionale calabrese, bastava volgere lo sguardo in prossimità dell’aula consiliare che ospitava il dibattimento, per accorgersi che l’aula intitolata a Giuditta Levato e la sala stampa a Rita Pisano, sono riconoscimenti tangibili a storie di emancipazione, di lotta, di onorabilità e di orgoglio femminile che hanno consegnato un valore inestimabile alla nostra terra. La donna non ha bisogno di quote, piuttosto, avrebbe bisogno del cameratismo di solidarietà che ha acceso il dibattito in queste settimane, per far fonte alle ingiustizie delle quali le donne stesse sono quotidianamente vittima. Vorrei che i movimenti femministi, alzassero la voce quando datori di lavoro fanno firmare le dimissioni in bianco o quando lasciano a casa lavoratrici perché scelgono il percorso della maternità e dunque scelgono la vita; vorrei che queste donne si battessero per l’istituzione di asili nido sul posto di lavoro. Vorrei che le donne potassero avanti queste battaglie, e si facessero carico di sfide che rischiano davvero di compromettere il ruolo centrale che nella nostra società la donna detiene.