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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 MARZO 2024

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Axa axa bitta

Axa axa bitta

Mistero e suspance in questo nuovo racconto della nostra Gabriella Cappelli

Axa axa bitta

Mistero e suspance in questo nuovo racconto della nostra Gabriella Cappelli

 

 

Avete mai fatto delle passeggiate in mezzo alla campagna?

E’ la cosa più bella e corroborante che si possa fare. I colori ti circondano: il verde lussureggiante in primavera; i gialli e i rossi confusi nei verdi sempre più sbiaditi, in autunno e il rumore del silenzio, intervallato da fruscii, cinguettii, squittii, accompagna i tuoi passi in un mondo dall’atmosfera di sogno.

Questo è il mio passatempo preferito: vicino alla mia casa si stendono numerose vigne, circondate da boschetti e pinete che sono la meta delle mie passeggiate quasi giornaliere che amo fare soprattutto da sola, per avere un contatto più forte e personale con la natura che mi circonda. Ormai conosco ogni stradina ed ogni viottolo che si inoltra nei boschi e spesso ne scopro di nuovi e mi diverte percorrerli e vedere dove portano. E l’autunno è la stagione più bella, perché sembra che la natura, preparandosi al lungo sonno dell’inverno, sia più ovattata e comunque sprigiona un fluido quasi magico. Le foglie che cadono sembrano salutarti, l’erba che calpesti, ormai rinsecchita, emette strani scricchiolii, mentre il sole, sempre più pallido e freddo spande intorno una luce rarefatta.

Era questa l’atmosfera di quel giorno.

Gli impegni giornalieri erano stati numerosi e nonostante fosse pomeriggio inoltrato, sentivo la necessità di fare la mia solita passeggiatina, giusto giusto per rilassarmi un po’. Il cielo era piuttosto coperto, ma questo non mi scoraggiò, anzi per scaramanzia non presi neppure l’ombrello:

“Tanto non mi allontanerò e se dovesse piovere farò presto a rincasare…” pensai.

Così mi avviai per la strada sterrata che, allontanandosi dalla casa, si inoltra verso le vigne ed i boschi. Come al solito ero sola e mentre camminavo, lasciavo che i miei pensieri vagassero liberamente e si rincorressero senza un nesso né uno scopo.

Che bella sensazione!

Guardavo un albero di mele che si stava spogliando ed il pensiero andava ad una vecchia poesia che si recitava a scuola.

Inciampavo in una zolla di terra, sollevata dal trattore che aveva solcato la vigna e pensavo ai sassi che avrei potuto raccogliere per l’allestimento del presepe per il Natale che si stava avvicinando. Insomma, la stanchezza di una giornata intensa si stava dileguando passo dopo passo.

E proprio così, passo dopo passo, pensiero dopo pensiero, non mi ero accorta di essermi allontanata più del previsto e che il sole era ormai tramontato. In autunno dopo che il sole tramonta fa presto a far buio, per questo mi accinsi a tornare indietro. Avevo fatto pochi metri, quando il grosso nuvolone nero che mi aveva accompagnato per tutta la passeggiata, decise che era ora di alleggerirsi e così cominciò anche a piovere:

“Perfetto! Si sta facendo buio, piove e non ho l’ombrello e non sono molto vicino a casa. Situazione delicata, vediamo di ripararsi alla meglio e speriamo che spiova velocemente.”

Come ho già detto, conoscevo molti sentieri, ma quella sera mi ero inoltrata in un boschetto che non avevo attraversato spesso. Mi guardai intorno cercando un riparo, sapevo che non è consigliabile stare sotto gli alberi quando piove, ma era autunno e quello non era un temporale, era piuttosto una pioggia fitta, fitta e sottile, sottile da essere pungente quando ti cadeva in faccia, quindi non c’era il pericolo di fulmini.

D’un tratto, alla mia sinistra, scorsi due file parallele di alti alberi; le loro chiome si intrecciavano formando un arco:

“Di sicuro là sotto non dovrei bagnarmi” e mi inoltrai in quel verde corridoio.

Devo dire che non ero molto a mio agio, mi piace sì camminare da sola nella campagna, ma preferisco farlo in pieno giorno e conoscere bene il luogo dove mi trovo, per cui in quel momento cominciai un po’ a preoccuparmi ed un po’ a spaventarmi. E’ bello avere molta fantasia e devo dire che a me non è mai mancata, ma a volte ed in certe situazioni averne tanta … mette i brividi!

“Sarà meglio non allontanarsi troppo” pensai, guardandomi intorno con circospezione.

Ero al riparo, perché sotto quella volta di alberi l’acqua non entrava, ma si stava facendo sempre più scuro ed inoltre si era alzato un vento che ululava stranamente fra le piante.

Quando ero piccola abitavo all’ultimo piano di una vecchia casa che non aveva luce sulle ampie scale intervallate da grandi pianerottoli che si allungavano a destra e sinistra nascondendo alla vista buona parte degli stessi. Quando rincasavo di buio, avevo una fifa blu a salire quelle scale immaginando chissà quali strane cose e creature potessero trovarsi in quegli angoli nascosti, così appena entravo nell’androne, cominciavo a cantare a squarciagola:

primo – per farmi passare la paura

secondo – per farmi sentire dagli inquilini che, in caso di “brutti incontri” avrebbero potuto aiutarmi,

infine, correvo, ma come correvo su quelle scale che non finivano mai…

Ebbene quella sera e quel particolare frangente, mi avevano riportato a quei tempi passati e così cominciai a canterellare fra me e me.

Intorno a me c’erano i rumori più diversi di animali e piante, quando all’improvviso, udii un rumore che non avevo mai sentito… non era l’ululato di un animale, non era il vento fra le piante…

Di nuovo quel rumore… i cinghiali grugniscono come i maiali e quello non era un grugnito, senza considerare che i cinghiali escono di notte e notte non era… i caprioli, e lì intorno ce n’erano tanti, fanno un verso come l’abbaiare di un cane e quello non era un latrato…

Ancora… che rumore strano simile ad attacchi di tosse, ma tosse non mi sembrava e poi chi poteva tossire se ero sola…incominciavo ad avere veramente paura e il canticchiare non mi serviva a molto…

Nuovamente, e ancora e ancora… stavo tremando come una foglia ma non per il freddo… la mia fantasia si stava sbizzarrendo nelle più folli e strane delle ipotesi, quando in lontananza vidi il movimento strano di un cespuglio:

“Sarà un animale…” mi autoconvinsi,

ma ecco che qualcosa di bianco si mosse nel cespuglio accanto: “Capperini, chi sarà mai” e la mia voce tremolante e quasi poco più di un sussurro:

” Chi è? Chi siete?…” non ci fu nessuna risposta.

“Che strani scherzi fa la paura!”

E mi tornò in mente quella volta, sempre da piccola, che avendo letto un fumetto dove un orso aggrediva un bambino e dovendo andare da casa mia ad un negozio per una strada poco illuminata, sentendo un rumore strano, mi diedi a corsa urlando: “Aiuto l’orso, l’orso” facendo affacciare gente alle finestre…

Comunque, tornando a quella sera, anche se non ero più una bambina, devo dire che mi sarei messa volentieri a gridare…

E ancora quel movimento e quella sagoma bianca che spariva fra i cespugli…

“Allora non è un’idea” e nonostante le mie gambe tremassero più degli arbusti sotto il vento, mi feci avanti verso quel cespuglio … Non c’era niente…

“Ma no, un momento, là nascosto da quelle alte felci… Cos’è? … una tana di un animale… No, troppo grande, dovrebbe essere un cavallo… Ma, perbacco sembra l’entrata di una grotta! Macché, impossibile una grotta qui, mai vista… anche se è vero che non mi sono mai inoltrata così avanti prima d’ora…”

Ebbene, la fifa a volte può essere un incentivo maggiore del coraggio, e allora, “fifa e avanti”… Avanti e mi infilai in quella specie di tana… Mio Dio, che buio e che umidità trasudava dalle pareti… e ancora quello strano verso… ma, avanti!

“Ma quanto è lungo questo cunicolo? E poi che ci sarà alla fine?… Ed eccoci alla fine. Ma non c’è niente, ancora cespugli e alberi… Un momento qualcosa di diverso c’è per la miseria! Sicuro, sarò anche intontita di paura, ma fra questi alberi filtrano i raggi del sole mentre al di là del cunicolo era già scuro… Non è possibile! Allora, ragioniamo… mi sono riparata dalla pioggia sotto gli alberi, ero stanca e… avevo un po’ di paura e… mi sono appisolata ed ora sto sognando. Sì, sì sicuramente è così, dormi, dormi tranquilla… Eh no, di nuovo quella strana tosse… ma allora non sto sognando, è tutto vero…” vado ancora avanti, ancora, piano, piano, con titubanza, stanno finendo i cespugli e gli alberi e…

“Per la miseria, non ci posso credere!!! Ma com’è possibile!!! Noooo, ma… cos’è…”

…continua

Gabriella Cappelli