Avvocati abilitati col trucco
redazione | Il 24, Giu 2014
Editoriale di Antonio Giangrande
Avvocati abilitati col trucco
Editoriale di Antonio Giangrande
Facile dire: sono avvocato. In Italia dove impera la corruzione e la
mafiosità, quale costo intrinseco può avere un appalto truccato, un incarico
pubblico taroccato, od una falsificata abilitazione ad una professione?
Ecco perché dico: italiani, popolo di corrotti! Ipocriti che si
scandalizzano della corruttela altrui.
Io sono Antonio Giangrande, noto autore di saggi pubblicati su Amazon, che
raccontano questa Italia alla rovescia. A tal fine tra le tante opere da me
scritte vi è “Concorsopoli ed esamopoli” che tratta degli esami e dei
concorsi pubblici in generale. Tutti truccati o truccabili. Nessuno si
salva. Inoltre, nel particolare, nel libro “Esame di avvocato, lobby
forense, abilitazione truccata”, racconto, anche per esperienza diretta,
quello che succede all’esame di avvocato. Di questo, sicuramente, non gliene
fregherà niente a nessuno, neanche ai silurati a quest’esame farsa: la fiera
delle vanità fasulle. Fatto sta che io non faccio la cronaca, ma di essa
faccio storia, perché la quotidianità la faccio raccontare ai testimoni del
loro tempo. Certo che anche di questo non gliene può fregar di meno a tutti.
Ma la cronistoria di questi anni la si deve proprio leggere, affinchè, tu
italiano che meriti, devi darti alla fuga dall’Italia, per poter avere una
possibilità di successo.
GLI ANNI PASSANO, NULLA CAMBIA ED E’ TUTTO TEMPO PERSO.
Devo dire, per onestà, che il mio calvario è iniziato nel momento in cui ho
incominciato la mia pratica forense. A tal proposito, assistendo alle
udienze durante la mia pratica assidua e veritiera, mi accorgevo che il
numero dei Praticanti Avvocato presenti in aula non corrispondeva alla loro
reale entità numerica, riportata presso il registro tenuto dal Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Taranto. Mi accorsi, anche, che i praticanti,
per l’opera prestata a favore del dominus, non ricevevano remunerazione, o
ciò avveniva in nero, né per loro si pagavano i contributi. Chiesi conto al
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Taranto. Mi dissero “Fatti i fatti
tuoi. Intanto facci vedere il libretto di pratica, che poi vediamo se
diventi avvocato”. Controllarono il libretto, contestando la veridicità
delle annotazioni e delle firme di controllo. Non basta. Nonostante il
regolare pagamento dei bollettini di versamento di iscrizione, a mio carico
venne attivata procedura di riscossione coattiva con cartella di pagamento,
contro la quale ho presentato opposizione, poi vinta. Di fatto: con lor
signori in Commissione di esame forense, non sono più diventato avvocato. A
dar loro manforte, sempre nelle commissioni d’esame, vi erano e vi sono i
magistrati che io ho denunciato per le loro malefatte.
Sessione d’esame d’avvocato 1998-1999. Presidente di Commissione, Avv.
Antonio De Giorgi, Presidente Consiglio Ordine degli Avvocati di Lecce. Sono
stato bocciato. A Lecce mi accorgo di alcune anomalie di legalità, tra cui
il fatto che 6 Avetranesi su 6 vengono bocciati, me compreso, e che molti
Commissari suggerivano ai candidati incapaci quanto scrivere nell’elaborato.
Chi non suggeriva non impediva che gli altri lo facessero. Strano era, che
compiti simili, copiati pedissequamente, erano valutati in modo difforme.
Sessione d’esame d’avvocato 1999-2000. Presidente di Commissione, Avv.
Gaetano De Mauro, Principe del Foro di Lecce. Sono stato bocciato. A Lecce
le anomalie aumentano. Sul Quotidiano di Lecce il Presidente della stessa
Commissione d’esame dice che: “il numero degli avvocati è elevato e questa
massa di avvocati è incompatibile con la realtà socio economica del Salento.
Così nasce la concorrenza esasperata”. L’Avv. Pasquale Corleto nello stesso
articolo aggiunge: “non basta studiare e qualificarsi, bisogna avere la
fortuna di entrare in determinati circuiti, che per molti non sono
accessibili”. L’abuso del potere della Lobby forense è confermato
dall’Antitrust, che con provvedimento n. 5400, il 3 ottobre 1997 afferma: “
E’ indubbio che, nel controllo dell’esercizio della professione, si sia
pertanto venuto a determinare uno sbilanciamento tra lo Stato e gli Ordini e
che ciò abbia potuto favorire la difesa di posizioni di rendita acquisite
dai professionisti già presenti sul mercato.”
Sessione d’esame d’avvocato 2000-2001. Presidente di Commissione, Avv.
Antonio De Giorgi, Presidente Consiglio Ordine degli Avvocati di Lecce. Sono
stato bocciato. A Lecce le anomalie aumentano. La percentuale di idonei si
diversifica: 1998, 60 %, 1999, 25 %, 2000, 49 %, 2001, 36 %. Mi accorgo che
paga essere candidato proveniente dalla sede di esame, perché, raffrontando
i dati per le province del distretto della Corte D’Appello, si denota altra
anomalia: Lecce, sede d’esame, 187 idonei; Taranto 140 idonei; Brindisi 59
idonei. Non basta, le percentuali di idonei per ogni Corte D’Appello
nazionale variano dal 10% del Centro-Nord al 99% di Catanzaro. L’esistenza
degli abusi è nel difetto e nell’eccesso della percentuale. Il TAR
Lombardia, con ordinanza n.617/00, applicabile per i compiti corretti da
tutte le Commissioni d’esame, rileva che i compiti non si correggono per
mancanza di tempo. Dai verbali risultano corretti in 3 minuti. Con
esperimento giudiziale si accerta che occorrono 6 minuti solo per leggere
l’elaborato. Il TAR di Lecce, eccezionalmente contro i suoi precedenti, ma
conforme a pronunzie di altri TAR, con ordinanza 1394/00, su ricorso n.
200001275 di Stefania Maritati, decreta la sospensiva e accerta che i
compiti non si correggono, perché sono mancanti di glosse o correzioni, e le
valutazioni sono nulle, perché non motivate. In sede di esame si disattende
la Direttiva CEE 48/89, recepita con D.Lgs.115/92, che obbliga ad accertare
le conoscenze deontologiche e di valutare le attitudini e le capacità di
esercizio della professione del candidato, garantendo così l’interesse
pubblico con equità e giustizia. Stante questo sistema di favoritismi, la
Corte Costituzionale afferma, con sentenza n. 5 del 1999: “Il legislatore
può stabilire che in taluni casi si prescinda dall’esame di Stato, quando vi
sia stata in altro modo una verifica di idoneità tecnica e sussistano
apprezzabili ragioni che giustifichino l’eccezione”. In quella situazione,
presento denuncia penale contro la Commissione d’esame presso la Procura di
Bari e alla Procura di Lecce, che la invia a Potenza. Inaspettatamente, pur
con prove mastodontiche, le Procure di Potenza e Bari archiviano, senza
perseguirmi per calunnia. Addirittura la Procura di Potenza non si è degnata
di sentirmi.
Sessione d’esame d’avvocato 2001-2002. Presidente di Commissione, Avv.
Antonio De Giorgi, Presidente Consiglio Ordine degli Avvocati di Lecce. Sono
stato bocciato. A Lecce le anomalie aumentano. L’on. Luca Volontè, alla
Camera, il 5 luglio 2001, presenta un progetto di legge, il n. 1202, in cui
si dichiara formalmente che in Italia gli esami per diventare avvocato sono
truccati. Secondo la sua relazione diventano avvocati non i capaci e i
meritevoli, ma i raccomandati e i fortunati. Tutto mira alla limitazione
della concorrenza a favore della Lobby. Addirittura c’è chi va in Spagna per
diventare avvocato, per poi esercitare in Italia senza fare l’esame. A
questo punto, presso la Procura di Taranto, presento denuncia penale contro
la Commissione d’esame di Lecce con accluse varie fonti di prova. Così fanno
altri candidati con decine di testimoni a dichiarare che i Commissari
suggeriscono. Tutto lettera morta.
Sessione d’esame d’avvocato 2002-2003. Presidente di Commissione, Avv. Luigi
Rella, Principe del Foro di Lecce. Ispettore Ministeriale, Giorgino. Sono
stato bocciato. A Lecce le anomalie aumentano. Lo stesso Ministero della
Giustizia, che indice gli esami di Avvocato, mi conferma che in Italia gli
esami sono truccati. Non basta, il Ministro della Giustizia, Roberto
Castelli, propone il decreto legge di modifica degli esami, attuando
pedissequamente la volontà del Consiglio Nazionale Forense che, di fatto,
sfiducia le Commissioni d’esame di tutta Italia. Gli Avvocati dubitano del
loro stesso grado di correttezza, probità e legalità. In data 03/05/03, ad
Arezzo si riunisce il Consiglio Nazionale Forense con i rappresentanti dei
Consigli dell’Ordine locali e i rappresentanti delle associazioni Forensi.
Decidono di cambiare perché si accorgono che in Italia i Consiglieri
dell’Ordine degli Avvocati abusano del loro potere per essere rieletti,
chiedendo conto delle raccomandazioni elargite, e da qui la loro
incompatibilità con la qualità di Commissario d’esame. In data 16/05/03, in
Consiglio dei Ministri viene accolta la proposta di Castelli, che adotta la
decisione del Consiglio Nazionale Forense. Ma in quella sede si decide,
anche, di sbugiardare i Magistrati e i Professori Universitari, in qualità
di Commissari d’esame, prevedendo l’incompatibilità della correzione del
compito fatta dalla stessa Commissione d’esame. Con D.L. 112/03 si
stabilisce che il compito verrà corretto da Commissione territorialmente
diversa e i Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati non possono essere più
Commissari. In Parlamento, in sede di conversione del D.L., si attua un
dibattito acceso, riscontrabile negli atti parlamentari, dal quale
scaturisce l’esistenza di un sistema concorsuale marcio ed illegale di
accesso all’avvocatura. Il D.L. 112/03 è convertito nella Legge 180/03. I
nuovi criteri prevedono l’esclusione punitiva dei Consiglieri dell’Ordine
degli Avvocati dalle Commissioni d’esame e la sfiducia nei Magistrati e i
Professori Universitari per la correzione dei compiti. Però, acclamata
istituzionalmente l’illegalità, si omette di perseguire per abuso d’ufficio
tutti i Commissari d’esame. Non solo. Ad oggi continuano ad essere
Commissari d’esame gli stessi Magistrati e i Professori Universitari, ma è
allucinante che, nelle nuove Commissioni d’esame, fanno parte ex Consiglieri
dell’Ordine degli Avvocati, già collusi in questo stato di cose quando erano
in carica. Se tutto questo non basta a dichiarare truccato l’esame
dell’Avvocatura, il proseguo fa scadere il tutto in una illegale “farsa”. Il
Ministero, alla prova di scritto di diritto penale, alla traccia n. 1,
erroneamente chiede ai candidati cosa succede al Sindaco, che prima nega e
poi rilascia una concessione edilizia ad un suo amico, sotto mentite spoglie
di un’ordinanza. In tale sede i Commissari penalisti impreparati suggerivano
in modo sbagliato. Solo io rilevavo che la traccia era errata, in quanto
riferita a sentenze della Cassazione riconducibili a violazioni di legge non
più in vigore. Si palesava l’ignoranza dell’art.107, D.Lgs. 267/00, Testo
Unico sull’Ordinamento degli Enti Locali, in cui si dispongono le funzioni
dei dirigenti, e l’ignoranza del D.P.R. 380/01, Testo Unico in materia
edilizia. Da molti anni, con le varie Bassanini, sono entrate in vigore
norme, in cui si prevede che è competente il Dirigente dell’Ufficio Tecnico
del Comune a rilasciare o a negare le concessioni edilizie. Rilevavo che il
Sindaco era incompetente. Rilevavo altresì che il Ministero dava per
scontato il comportamento dei Pubblici Ufficiali omertosi, che lavorando con
il Sindaco e conoscendo i fatti penalmente rilevanti, non li denunciavano
alla Magistratura. Per non aver seguito i loro suggerimenti, i Commissari mi
danno 15 (il minimo) al compito esatto, 30 (il massimo) agli altri 2
compiti. I candidati che hanno scritto i suggerimenti sbagliati, sono
divenuti idonei. Durante la trasmissione “Diritto e Famiglia” di Studio 100,
lo stesso Presidente dell’Ordine di Taranto, Egidio Albanese, ebbe a dire:
“l’esame è blando, l’Avvocatura è un parcheggio per chi vuol far altro,
diventa avvocato il fortunato, perché la fortuna aiuta gli audaci”. Si
chiede copia del compito con la valutazione contestata. Si ottiene, dopo
esborso di ingente denaro, per vederlo immacolato. Non contiene una
correzione, né una motivazione alla valutazione data. Intanto, il Consiglio
di Stato, VI sezione, con sentenza n.2331/03, non giustifica più l’abuso,
indicando l’obbligatorietà della motivazione. Su queste basi di fatto e di
diritto si presenta il ricorso al TAR. Il TAR, mi dice: ” dato che si
disconosce il tutto, si rigetta l’istanza di sospensiva. Su queste basi
vuole che si vada nel merito, per poi decidere sulle spese di giudizio?”
Sessione d’esame d’avvocato 2003-2004. Presidente di Commissione, Avv.
Francesco Galluccio Mezio, Principe del Foro di Lecce. Sono stato bocciato.
A Lecce le anomalie aumentano. I candidati continuano a copiare dai testi,
dai telefonini, dai palmari, dai compiti passati dai Commissari. I candidati
continuano ad essere aiutati dai suggerimenti dei Commissari. I nomi degli
idonei circolano mesi prima dei risultati. I candidati leccesi, divenuti
idonei, come sempre, sono la stragrande maggioranza rispetto ai brindisini e
ai tarantini. Alla richiesta di visionare i compiti, senza estrarre copia,
in segreteria, per ostacolarmi, non gli basta l’istanza orale, ma mi
impongono la tangente della richiesta formale con perdita di tempo e onerose
spese accessorie. Arrivano a minacciare la chiamata dei Carabinieri se non
si fa come impongono loro, o si va via. Le anomalie di regolarità del
Concorso Forense, avendo carattere generale, sono state oggetto della
denuncia formale presentata presso le Procure Antimafia e presso tutti i
Procuratori Generali delle Corti d’Appello e tutti i Procuratori Capo della
Repubblica presso i Tribunali di tutta Italia. Si presenta l’esposto al
Presidente del Consiglio e al Ministro della Giustizia, al Presidente della
Commissione Parlamentare Antimafia e Giustizia del Senato. La Gazzetta del
Mezzogiorno, in data 25/05/04, pubblica la notizia che altri esposti sono
stati presentati contro la Commissione d’esame di Lecce (vedi Michele
D’Eredità). Tutto lettera morta.
Sessione d’esame d’avvocato 2004-2005. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Marcello Marcuccio, Principe del Foro di Lecce. Sono stato
bocciato. Durante le prove d’esame ci sono gli stessi suggerimenti e le
stesse copiature. I pareri motivati della prova scritta avvenuta presso una
Commissione d’esame vengono corretti da altre Commissioni. Quelli di Lecce
sono corretti dalla Commissione d’esame di Torino, che da anni attua un
maggiore sbarramento d’idoneità. Ergo: i candidati sanno in anticipo che
saranno bocciati in numero maggiore a causa dell’illegale limitazione della
concorrenza professionale. Presento l’ennesima denuncia presso la Procura di
Potenza, la Procura di Bari, la Procura di Torino e la Procura di Milano, e
presso i Procuratori Generali e Procuratori Capo di Lecce, Bari, Potenza e
Taranto, perché tra le altre cose, mi accorgo che tutti i candidati
provenienti da paesi amministrati da una parte politica, o aventi
Parlamentari dello stesso colore, sono idonei in percentuale molto maggiore.
Tutto lettera morta.
Sessione d’esame d’avvocato 2005-2006. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Raffaele Dell’Anna. Principe del Foro di Lecce. Sono stato
bocciato. Addirittura i Commissari dettavano gli elaborati ai candidati.
Gente che copiava dai testi. Gente che copiava dai palmari. Le valutazioni
delle 7 Sottocommissioni veneziane non sono state omogenee, se non
addirittura contrastanti nei giudizi. Il Tar di Salerno, Ordinanza
n.1474/2006, conforme al Tar di Lecce, Milano e Firenze, dice che l’esame
forense è truccato. I Tar stabiliscono che i compiti non sono corretti
perché non vi è stato tempo sufficiente, perché non vi sono correzioni,
perché mancano le motivazioni ai giudizi, perché i giudizi sono
contrastanti, anche in presenza di compiti copiati e non annullati. Si è
presentata l’ulteriore denuncia a Trento e a Potenza. Tutto lettera morta.
Sessione d’esame d’avvocato 2006-2007. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Giangaetano Caiaffa. Principe del Foro di Lecce. Presente
l’Ispettore Ministeriale Vito Nanna. I posti a sedere, negli anni precedenti
assegnati in ordine alfabetico, in tale sessione non lo sono più, tant’è che
si sono predisposti illecitamente gruppi di ricerca collettiva. Nei giorni
12,13,14 dicembre, a dispetto dell’orario di convocazione delle ore 07.30,
si sono letti i compiti rispettivamente alle ore 11.45, 10.45, 11.10. Molte
ore dopo rispetto alle ore 09.00 delle altre Commissioni d’esame. Troppo
tardi, giusto per agevolare la dettatura dei compiti tramite cellulari, in
virtù della conoscenza sul web delle risposte ai quesiti posti. Commissione
di correzione degli scritti è Palermo. Per ritorsione conseguente alle mie
lotte contro i concorsi forensi truccati e lo sfruttamento dei praticanti,
con omissione di retribuzione ed evasione fiscale e contributiva, dopo 9
anni di bocciature ritorsive all’esame forense e ottimi pareri resi,
quest’anno mi danno 15, 15, 18 per i rispettivi elaborati, senza correzioni
e motivazioni: è il minimo. Da dare solo a compiti nulli. La maggior parte
degli idonei è leccese, in concomitanza con le elezioni amministrative,
rispetto ai tarantini ed ai brindisini. Tramite le televisioni e i media
nazionali si promuove un ricorso collettivo da presentare ai Tar di tutta
Italia contro la oggettiva invalidità del sistema giudiziale rispetto alla
totalità degli elaborati nel loro complesso: per mancanza, nelle
Sottocommissioni di esame, di tutte le componenti professionali necessarie
e, addirittura, del Presidente nominato dal Ministero della Giustizia; per
giudizio con motivazione mancante, o illogica rispetto al quesito, o
infondata per mancanza di glosse o correzioni, o incomprensibile al fine del
rimedio alla reiterazione degli errori; giudizio contrastante a quello reso
per elaborati simili; giudizio non conforme ai principi di correzione;
giudizio eccessivamente severo; tempo di correzione insufficiente. Si
presenta esposto penale contro le commissioni di Palermo, Lecce, Bari,
Venezia, presso le Procure di Taranto, Lecce, Potenza, Palermo,
Caltanissetta, Bari, Venezia, Trento. Il Pubblico Ministero di Palermo
archivia immediatamente, iscrivendo il procedimento a carico di ignoti, pur
essendoci chiaramente indicati i 5 nomi dei Commissari d’esame denunciati. I
candidati di Lecce disertano in modo assoluto l’iniziativa del ricorso al
Tar. Al contrario, in altre Corti di Appello vi è stata ampia adesione, che
ha portato a verificare, comparando, modi e tempi del sistema di correzione.
Il tutto a confermare le illegalità perpetrate, che rimangono impunite.
Sessione d’esame d’avvocato 2007-2008. Tutto come prima. Presidente di
Commissione Avv. Massimo Fasano, Principe del Foro di Lecce. Addirittura uno
scandalo nazionale ha sconvolto le prove scritte: le tracce degli elaborati
erano sul web giorni prima rispetto alla loro lettura in sede di esame. Le
risposte erano dettate da amici e parenti sul cellulare e sui palmari dei
candidati. Circostanza da sempre esistita e denunciata dal sottoscritto
nell’indifferenza generale. Questa volta non sono solo. Anche il
Sottosegretario del Ministero dell’Interno, On. Alfredo Mantovano, ha
presentato denuncia penale e una interrogazione parlamentare al Ministro
della Giustizia, chiedendo la nullità della prova, così come è successo per
fatto analogo a Bari, per i test di accesso alla Facoltà di Medicina. Anche
per lui stesso risultato: insabbiamento dell’inchiesta.
Sessione d’esame d’avvocato 2008-2009. Tutto come prima. Presidente di
Commissione Avv. Pietro Nicolardi, Principe del Foro di Lecce. E’ la
undicesima volta che mi presento a rendere dei pareri legali. Pareri legali
dettati ai candidati dagli stessi commissari o dai genitori sui palmari.
Pareri resi su tracce già conosciute perché pubblicate su internet o perché
le buste sono aperte ore dopo rispetto ad altre sedi, dando il tempo ai
candidati di farsi passare il parere sui cellulari. Pareri di 5 o 6 pagine
non letti e corretti, ma dichiarati tali in soli 3 minuti, nonostante vi
fosse l’onere dell’apertura di 2 buste, della lettura, della correzione, del
giudizio, della motivazione e della verbalizzazione. Il tutto fatto da
commissioni illegittime, perché mancanti dei componenti necessari e da
giudizi nulli, perché mancanti di glosse, correzioni e motivazioni. Il tutto
fatto da commissioni che limitano l’accesso e da commissari abilitati alla
professione con lo stesso sistema truccato. Da quanto emerge dal sistema
concorsuale forense, vi è una certa similitudine con il sistema concorsuale
notarile e quello giudiziario e quello accademico, così come le cronache del
2008 ci hanno informato. Certo è che se nulla hanno smosso le denunce del
Ministro dell’Istruzione, Gelmini, lei di Brescia costretta a fare gli esami
a Reggio Calabria, e del Sottosegretario al Ministero degli Interni,
Mantovano, le denunce insabbiate dal sottoscritto contro i concorsi
truccati, mi porteranno, per ritorsione, ad affrontare l’anno prossimo per
la dodicesima volta l’esame forense, questa volta con mio figlio Mirko. Dopo
essere stato bocciato allo scritto dell’esame forense per ben 11 volte, che
ha causato la mia indigenza ho provato a visionare i compiti, per sapere
quanto fossi inetto. Con mia meraviglia ho scoperto che il marcio non era in
me. La commissione esaminatrice di Reggio Calabria era nulla, in quanto
mancante di una componente necessaria. Erano 4 avvocati e un magistrato.
Mancava la figura del professore universitario. Inoltre i 3 temi, perfetti
in ortografia, sintassi e grammatica, risultavano visionati e corretti in
soli 5 minuti, compresi i periodi di apertura di 6 buste e il tempo della
consultazione, valutazione ed estensione del giudizio. Tempo ritenuto
insufficiente da molti Tar. Per questi motivi, senza entrare nelle tante
eccezioni da contestare nel giudizio, compresa la comparazione di compiti
identici, valutati in modo difforme, si appalesava la nullità assoluta della
decisione della commissione, già acclarata da precedenti giurisprudenziali.
Per farmi patrocinare, ho provato a rivolgermi ad un principe del foro
amministrativo di Lecce. Dal noto esponente politico non ho meritato
risposta. Si è di sinistra solo se si deve avere, mai se si deve dare.
L’istanza di accesso al gratuito patrocinio presentata personalmente, dopo
settimane, viene rigettata. Per la Commissione di Lecce c’è indigenza, ma
non c’è motivo per il ricorso!!! Nel processo amministrativo si rigettano le
istanze di ammissione al gratuito patrocinio per il ricorso al Tar per
mancanza di “fumus”: la commissione formata ai sensi della finanziaria 2007
(Governo Prodi) da 2 magistrati del Tar e da un avvocato, entra nel merito,
adottando una sentenza preventiva senza contraddittorio, riservandosi
termini che rasentano la decadenza per il ricorso al Tar.
Sessione d’esame d’avvocato 2009-2010. Tutto come prima. Presidente di
Commissione Avv. Angelo Pallara, Principe del Foro di Lecce. Nella sua
sessione, nonostante i candidati fossero meno della metà degli altri anni,
non ci fu notifica postale dell’ammissione agli esami. E’ la dodicesima
volta che mi presento. Questa volta con mio figlio Mirko. Quantunque nelle
sessioni precedenti i miei compiti non fossero stati corretti e comunque
giudicate da commissioni illegittime, contro le quali mi è stato impedito il
ricorso al Tar. Le mie denunce penali presentate a Lecce, Potenza,
Catanzaro, Reggio Calabria, e i miei esposti ministeriali: tutto lettera
morta. Alle mie sollecitazioni il Governo mi ha risposto: hai ragione,
provvederemo. Il provvedimento non è mai arrivato. Intanto il Ministro
della Giustizia nomina ispettore ministeriale nazionale per questa sessione,
come negli anni precedenti, l’avv. Antonio De Giorgi, già Presidente di
commissione di esame di Lecce, per gli anni 1998-99, 2000-01, 2001-02, e
ricoprente l’incarico di presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati
di Lecce. Insomma è tutta una presa in giro: costui con la riforma del 2003
è incompatibile a ricoprire l’incarico di presidente di sottocommissione,
mentre, addirittura, viene nominato ispettore su un concorso che, quando lui
era presidente, veniva considerato irregolare. Comunque è di Avetrana (TA)
l’avvocato più giovane d’Italia. Il primato è stabilito sul regime
dell’obbligo della doppia laurea. 25 anni. Mirko Giangrande, classe 1985.
Carriera scolastica iniziata direttamente con la seconda elementare; con
voto 10 a tutte le materie al quarto superiore salta il quinto ed affronta
direttamente la maturità. Carriera universitaria nei tempi regolamentari: 3
anni per la laurea in scienze giuridiche; 2 anni per la laurea magistrale in
giurisprudenza. Praticantato di due anni e superamento dell’esame scritto ed
orale di abilitazione al primo colpo, senza l’ausilio degli inutili ed
onerosi corsi pre esame organizzati dal Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati. Et Voilà, l’avvocato più giovane d’Italia. Cosa straordinaria: non
tanto per la giovane età, ma per il fatto che sia avvenuta contro ogni
previsione, tenuto conto che Mirko è figlio di Antonio Giangrande, noto
antagonista della lobby forense e della casta giudiziaria ed accademica. Ma
nulla si può contro gli abusi e le ritorsioni, nonostante che ogni anno in
sede di esame tutti coloro che gli siedono vicino si abilitano con i suoi
suggerimenti. Volontariato da educatore presso l’oratorio della parrocchia
di Avetrana, e volontariato da assistente e consulente legale presso
l’Associazione Contro Tutte le Mafie, con sede nazionale proprio ad
Avetrana, fanno di Mirko Giangrande un esempio per tanti giovani, non solo
avetranesi. Questo giustappunto per evidenziare una notizia positiva
attinente Avetrana, in alternativa a quelle sottaciute ed alle tante
negative collegate al caso di Sarah Scazzi. L’iscrizione all’Albo compiuta a
novembre nonostante l’abilitazione sia avvenuta a settembre, alla cui
domanda con allegati l’ufficio non rilascia mai ricevuta, è costata in tutto
la bellezza di 650 euro tra versamenti e bolli. Ingenti spese ingiustificate
a favore di caste-azienda, a cui non corrispondono degni ed utili servizi
alle migliaia di iscritti. Oltretutto oneri non indifferenti per tutti i neo
avvocati, che non hanno mai lavorato e hanno sopportato con sacrifici e
privazioni ingenti spese per anni di studio. Consiglio dell’Ordine di
Taranto che, come riportato dalla stampa sul caso Sarah Scazzi, apre un
procedimento contro i suoi iscritti per sovraesposizione mediatica,
accaparramento illecito di cliente e compravendita di atti ed interviste
(Galoppa, Russo e Velletri) e nulla dice, invece, contro chi, avvocati e
consulenti, si è macchiato delle stesse violazioni, ma che, venuto da
lontano, pensa che Taranto e provincia sia terra di conquista professionale
e tutto possa essere permesso. Figlio di famiglia indigente ed oppressa: il
padre, Antonio Giangrande, perseguitato (abilitazione forense impedita da 12
anni; processi, senza condanna, di diffamazione a mezzo stampa per articoli
mai scritti e di calunnia per denunce mai presentate in quanto proprio le
denunce presentate sono regolarmente insabbiate; dibattimenti in cui il
giudice è sempre ricusato per grave inimicizia perché denunciato).
Perseguitato perché noto antagonista del sistema giudiziario e forense
tarantino, in quanto combatte e rende note le ingiustizie e gli abusi in
quel che viene definito “Il Foro dell’Ingiustizia”. (insabbiamenti; errori
giudiziari noti: Morrone, Pedone, Sebai; magistrati inquisiti e arrestati).
Perseguitato perché scrive e dice tutto quello che si tace.
Sessione d’esame d’avvocato 2010-2011. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Maurizio Villani, Principe del Foro di Lecce. Compresa la
transumanza di candidati da un’aula all’altra per fare gruppo. Presente
anche il Presidente della Commissione Centrale Avv. Antonio De Giorgi,
contestualmente componente del Consiglio Nazionale Forense, in
rappresentanza istituzionale del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del
distretto della Corte di Appello di Lecce. Tutto verificabile dai siti web
di riferimento. Dubbi e critica sui modi inopportuni di nomina. Testo del
Decreto-legge 21 maggio 2003, n. 112, recante modifiche urgenti alla
disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense, è
convertito in legge con le modificazioni coordinate con la legge di
conversione 18 Luglio 2003, n. 180: “Art. 1-bis: ….5. Il Ministro della
giustizia nomina per la commissione e per ogni sottocommissione il
presidente e il vicepresidente tra i componenti avvocati. I supplenti
intervengono nella commissione e nelle sottocommissioni in sostituzione di
qualsiasi membro effettivo. 6. Gli avvocati componenti della commissione e
delle sottocommissioni sono designati dal Consiglio nazionale forense, su
proposta congiunta dei consigli dell’ordine di ciascun distretto,
assicurando la presenza in ogni sottocommissione, a rotazione annuale, di
almeno un avvocato per ogni consiglio dell’ordine del distretto. Non possono
essere designati avvocati che siano membri dei consigli dell’ordine…”.
Antonio De Giorgi è un simbolo del vecchio sistema ante riforma, ampiamente
criticato tanto da riformarlo a causa della “Mala Gestio” dei Consiglieri
dell’Ordine in ambito della loro attività come Commissari d’esame. Infatti
Antonio De Giorgi è stato a fasi alterne fino al 2003 Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lecce e contestualmente Presidente
di sottocommissioni di esame di quel Distretto. Oggi ci ritroviamo ancora
Antonio De Giorgi, non più come Presidente di sottocommissione, ma
addirittura come presidente della Commissione centrale. La norma prevede,
come membro di commissione e sottocommissione, la nomina di avvocati, ma non
di consiglieri dell’Ordine. Come intendere la carica di consigliere
nazionale forense indicato dal Consiglio dell’Ordine di Lecce, se non la sua
estensione istituzionale e, quindi, la sua incompatibilità alla nomina di
Commissario d’esame. E quantunque ciò non sia vietato dalla legge, per la
ratio della norma e per il buon senso sembra inopportuno che, come
presidente di Commissione centrale e/o sottocommissione periferica d’esame,
sia nominato dal Ministro della Giustizia non un avvocato designato dal
Consiglio Nazionale Forense su proposta dei Consigli dell’Ordine, ma
addirittura un membro dello stesso Consiglio Nazionale Forense che li
designa. Come è inopportuno che sia nominato chi sia l’espressione del
Consiglio di appartenenza e comunque che sia l’eredità di un sistema
osteggiato. Insomma, qui ci stanno prendendo in giro: si esce dalla porta e
si entra dalla finestra. Cosa può pensare un candidato che si sente dire dai
presidenti Villani e De Giorgi, siamo 240 mila e ci sono quest’anno 23 mila
domande, quindi ci dobbiamo regolare? Cosa può pensare Antonio Giangrande,
il quale ha denunciato negli anni le sottocommissioni comprese quelle
presiedute da Antonio De Giorgi (sottocommissioni a cui ha partecipato come
candidato per ben 13 anni e che lo hanno bocciato in modo strumentale), e
poi si accorge che il De Giorgi, dopo la riforma è stato designato ispettore
ministeriale, e poi, addirittura, è diventato presidente della Commissione
centrale? Cosa può pensare Antonio Giangrande, quando verifica che Antonio
De Giorgi, presidente anche delle sottocommissioni denunciate,
successivamente ha avuto rapporti istituzionali con tutte le commissioni
d’esame sorteggiate, competenti a correggere i compiti di Lecce e quindi
anche del Giangrande? “A pensare male, spesso si azzecca…” disse Giulio
Andreotti. Nel procedimento 1240/2011, in cui si sono presentati ben 8
motivi di nullità dei giudizi (come in allegato), il TAR rigetta il ricorso
del presente istante, riferendosi alla sentenza della Corte Costituzionale,
oltre ad addurre, pretestuosamente, motivazioni estranee ai punti contestati
(come si riscontra nella comparazione tra le conclusioni e il dispositivo in
allegato). Lo stesso TAR, invece, ha disposto la misura cautelare per un
ricorso di altro candidato che contestava un solo motivo, (procedimento
746/2009). Addirittura con ordinanza 990/2010 accoglieva l’istanza cautelare
entrando nel merito dell’elaborato. Ordinanza annullata dal Consiglio di
Stato, sez. IV, 22 febbraio 2011, n. 595. TENUTO CONTO CHE IN ITALIA NON VI
E’ GIUSTIZIA SI E’ PRESENTATO RICORSO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI.
Qui si rileva che la Corte di Cassazione, nonostante la fondatezza della
pretesa, non ha disposto per motivi di Giustizia e di opportunità la
rimessione dei processi dell’istante ai sensi dell’art. 45 ss. c.p.p..
Altresì qui si rileva che la Corte di Cassazione, sistematicamente, rigetta
ogni istanza di rimessione da chiunque sia presentata e qualunque ne sia la
motivazione. Inoltre qui si rileva che la Corte Costituzionale legittima per
tutti i concorsi pubblici la violazione del principio della trasparenza.
Trasparenza, da cui dedurre l’inosservanza delle norme sulla legalità,
imparzialità ed efficienza.
Sessione d’esame d’avvocato 2011-2012. Tutto come prima. Spero che sia
l’ultima volta. Presidente di Commissione, Avv. Nicola Stefanizzo, Principe
del Foro di Lecce. Foro competente alla correzione: Salerno. Dal sito web
della Corte d’Appello di Lecce si vengono a sapere le statistiche dell’anno
2011: Totale Candidati iscritti 1277 di cui Maschi 533 Femmine 744. Invece
le statistiche dell’anno 2010: Totale Candidati inscritti 1161 di cui Maschi
471 Femmine 690. Ammessi all’orale 304; non Ammessi dalla Commissione di
Palermo 857 (74%). Si è presentata denuncia penale a tutte le procure presso
le Corti d’Appello contro le anomalie di nomina della Commissione centrale
d’esame, oltre che contro la Commissione di Palermo, in quanto questa ha
dichiarato falsamente come corretti i compiti del Dr Antonio Giangrande,
dando un 25 senza motivazione agli elaborati non corretti. Contestualmente
si è denunciato il Tar di Lecce che ha rigettato il ricorso indicanti
molteplici punti di nullità al giudizio dato ai medesimi compiti. Oltretutto
motivi sostenuti da corposa giurisprudenza. Invece lo stesso Tar ha ritenuto
ammissibili le istanze di altri ricorsi analoghi, per giunta valutando il
merito degli stessi elaborati. Antonio Giangrande, l’alfiere contro i
concorsi truccati, che per gli ipocriti è un mitomane sfigato, presenta il
conto. Anzi il rendiconto di un’Italia da schifo dove tutti si ergono a
benpensanti e poi sono i primi a fottere la legge ed i loro conterranei. Un
giudizio sull’operato di un certo giornalismo lo debbo proprio dare, tenuto
conto che è noto il mio giudizio su un sistema di potere che tutela se
stesso, indifferente ai cambiamenti sociali ed insofferente nei confronti di
chi si ribella. Da anni sui miei siti web fornisco le prove su come si
trucca un concorso pubblico, nella fattispecie quello di avvocato, e su come
si paga dazio nel dimostrarlo. Nel tempo la tecnica truffaldina, di un
concorso basato su regole di un millennio fa, si è affinata trovando sponda
istituzionale. La Corte Costituzionale il 7 giugno 2011, con sentenza n.
175, dice: è ammesso il giudizio non motivato, basta il voto. Alla faccia
della trasparenza e del buon andamento e della legalità. Insomma dove prima
era possibile contestare ora non lo è più. D’altronde la Cassazione ammette:
le commissioni sbagliano ed il Tar può sindacare i loro giudizi. Ad
affermare l’importante principio di diritto sono le Sezioni Unite della
Corte di Cassazione con sentenza n. 8412, depositata il 28 maggio 2012.
L’essere omertosi sulla cooptazione abilitativa di una professione od
incarico, mafiosamente conforme al sistema, significa essere complici e
quindi poco credibili agli occhi dei lettori e telespettatori, che, come
dalla politica, si allontana sempre più da un certo modo di fare
informazione. Il fatto che io non trovi solidarietà e sostegno in chi
dovrebbe raccontare i fatti, mi lascia indifferente, ma non silente sul
malaffare che si perpetra intorno a me ed è taciuto da chi dovrebbe
raccontarlo. Premiale è il fatto che i miei scritti sono letti in tutto il
mondo, così come i miei video, in centinaia di migliaia di volte al dì, a
differenza di chi e censorio. Per questo è ignorato dal cittadino che ormai,
in video o in testi, non trova nei suoi servizi giornalistici la verità, se
non quella prona al potere. Dopo 15 anni, dal 1998 ancora una volta bocciato
all’esame di avvocato ed ancora una volta a voler trovare sponda per
denunciare una persecuzione. Non perché voglia solo denunciare l’esame
truccato per l’abilitazione in avvocatura, di cui sono vittima, ma perché lo
stesso esame sia uguale a quello della magistratura (con i codici commentati
vietati, ma permessi ad alcuni), del notariato (tracce già svolte),
dell’insegnamento accademico (cattedra da padre in figlio) e di tanti grandi
e piccoli concorsi nazionali o locali. Tutti concorsi taroccati, così
raccontati dalla cronaca divenuta storia. Per ultimo si è parlato del
concorso dell’Agenzia delle Entrate (inizio dell’esame con ore di ritardo e
con il compito già svolto) e del concorso dell’Avvocatura dello Stato (con i
codici commentati vietati, ma permessi ad alcuni). A quest’ultimi candidati
è andata anche peggio rispetto a me: violenza delle Forze dell’Ordine sui
candidati che denunciavano l’imbroglio. Non che sia utile trovare una sponda
che denunci quanto io sostengo con prove, tanto i miei rumors fanno boato a
sè, ma si appalesa il fatto che vi è una certa disaffezione per quelle
categorie che giornalmente ci offrono con la cronaca il peggio di sé:
censura ed omertà. Per qualcuno forse è meglio che a me non sia permesso di
diventare avvocato a cause delle mie denunce presentate a chi, magistrato,
oltre che omissivo ad intervenire, è attivo nel procrastinare i concorsi
truccati in qualità di commissari. Sia chiaro a tutti: essere uno dei 10mila
magistrati, uno dei 200mila avvocati, uno dei mille parlamentari, uno dei
tanti professori o giornalisti, non mi interessa più, per quello che è il
loro valore reale, ma continuerò a partecipare al concorso forense per
dimostrare dall’interno quanto sia insano. Chi mi vuol male, per ritorsione
alle mie lotte, non mi fa diventare avvocato, ma vorrebbe portarmi
all’insana esasperazione di Giovanni Vantaggiato, autore della bomba a
Brindisi. Invece, questi mi hanno fatto diventare l’Antonio Giangrande:
fiero di essere diverso! Antonio Giangrande che con le sue deflagrazioni di
verità, rompe l’omertà mafiosa. L’appoggio per una denuncia pubblica non lo
chiedo per me, che non ne ho bisogno, ma una certa corrente di pensiero
bisogna pur attivarla, affinché l’esasperazione della gente non travolga i
giornalisti, come sedicenti operatori dell’informazione, così come già
avvenuto in altri campi. E gli operatori dell’informazione se non se ne sono
accorti, i ragazzi di Brindisi sono stati lì a ricordarglielo. Si è visto la
mafia dove non c’è e non la si indica dove è chiaro che si annida. Tutti gli
altri intendono “Tutte le Mafie” come un insieme orizzontale di entità
patologiche criminali territoriali (Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Sacra
Corona Unita, ecc.). Io intendo “Tutte le Mafie” come un ordinamento
criminale verticale di entità fisiologiche nazionali composte, partendo dal
basso: dalle mafie (la manovalanza), dalle Lobbies, dalle Caste e dalle
Massonerie (le menti). La Legalità è il comportamento umano conforme al
dettato della legge nel compimento di un atto o di un fatto. Se l’abito non
fa il monaco, e la cronaca ce lo insegna, nè toghe, nè divise, nè poteri
istituzionali o mediatici hanno la legittimazione a dare insegnamenti e/o
patenti di legalità. Lor signori non si devono permettere di selezionare
secondo loro discrezione la società civile in buoni e cattivi ed ovviamente
si devono astenere dall’inserirsi loro stessi tra i buoni. Perchè secondo
questa cernita il cattivo è sempre il povero cittadino, che oltretutto con
le esose tasse li mantiene. Non dimentichiamoci che non ci sono dio in terra
e fino a quando saremo in democrazia, il potere è solo prerogativa del
popolo. Quindi abolizione dei concorsi truccati e liberalizzazione delle
professioni. Che sia il libero mercato a decidere chi merita di esercitare
la professione in base alle capacità e non in virtù della paternità o delle
amicizie. Un modo per poter vincere la nostra battaglia ed abolire ogni
esame truccato di abilitazione, c’è! Essere in tanti a testimoniare il
proprio dissenso. Ognuno di noi, facente parte dei perdenti, inviti altri ad
aderire ad un movimento di protesta, affinchè possiamo essere migliaia e
contare politicamente per affermare la nostra idea. Generalmente si è
depressi e poco coraggiosi nell’affrontare l’esito negativo di un concorso
pubblico. Se già sappiamo che è truccato, vuol dire che la bocciatura non è
a noi addebitale. Cambiamo le cose, aggreghiamoci, contiamoci attraverso
facebook. Se siamo in tanti saremo appetibili e qualcuno ci rappresenterà in
Parlamento. Altrimenti ci rappresenteremo da soli. Facciamo diventare questo
dissenso forte di migliaia di adesioni. Poi faremo dei convegni e poi delle
manifestazioni. L’importante far sapere che il candidato perdente non sarà
mai solo e potremo aspirare ad avere una nuova classe dirigente capace e
competente.
Sessione d’esame d’avvocato 2012-2013. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Francesco Flascassovitti, Principe del Foro di Lecce, il
quale ha evitato la transumanza di candidati da un’aula all’altra per fare
gruppo con una semplice soluzione: il posto assegnato. Ma ciò non ha evitato
l’espulsione di chi è stato scoperto a copiare da fonti non autorizzate o da
compiti stilati forse da qualche commissario, oppure smascherato perché
scriveva il tema sotto dettatura da cellulare munito di auricolare. Peccato
per loro che si son fatti beccare. Tutti copiavano, così come hanno fatto al
loro esame gli stessi commissari che li hanno cacciati. Ed è inutile ogni
tentativo di apparir puliti. Quattromila aspiranti avvocati si sono
presentati alla Nuova Fiera di Roma per le prove scritte dell’esame di
abilitazione forense 2012. I candidati si sono presentati all’ingresso del
secondo padiglione della Fiera sin dalle prime ore del mattino, perchè a
Roma c’è l’obbligo di consegnare i testi il giorno prima, per consentire
alla commissione di controllare che nessuno nasconda appunti all’interno. A
Lecce sono 1.341 i giovani (e non più giovani come me) laureati in
Giurisprudenza. Foro competente alla correzione: Catania. Un esame di Stato
che è diventato un concorso pubblico, dove chi vince, vince un bel niente.
Intanto il mio ricorso, n. 1240/2011 presentato al Tar di Lecce il 25 luglio
2011 contro la valutazione insufficiente data alle prove scritte della
sessione del 2010 adducente innumerevoli nullità, contenente, altresì,
domanda di fissazione dell’udienza di trattazione, non ha prodotto alcun
giudizio, tanto da farmi partecipare, nelle more ed in pendenza dell’esito
del ricorso, a ben altre due sessioni successive, il cui esito è identico ai
15 anni precedenti: compiti puliti e senza motivazione, voti identici e
procedura di correzione nulla in più punti. Per l’inerzia del Tar è stati
costretti di presentare istanza di prelievo il 09/07/2012. Dall’udienza
fissata e tenuta del 7 novembre 2012 non vi è stata alcuna notizia
dell’esito dell’istanza, nonostante altri ricorsi analoghi presentati un
anno dopo hanno avuto celere ed immediato esito positivo di accoglimento.
Ormai l’esame lo si affronta non tanto per superarlo, in quanto dopo 15 anni
non vi è più soddisfazione, dopo una vita rovinata non dai singoli
commissari, avvocati o magistrati o professori universitari, che magari sono
anche ignari su come funziona il sistema, ma dopo una vita rovinata da un
intero sistema mafioso, che si dipinge invece, falsamente, probo e corretto,
ma lo si affronta per rendere una testimonianza ai posteri ed al mondo. Per
raccontare, insomma, una realtà sottaciuta ed impunita. A Lecce sarebbero
solo 440 su 1258 i compiti ritenuti validi. Questo il responso della
Commissione di Catania, presieduta dall’Avvocato Antonio Vitale, addetta
alla correzione degli elaborati. Più di cento scritti finiscono sul tavolo
della Procura della Repubblica con l’accusa di plagio, per poi, magari,
scoprire che è tutta una bufala. Copioni a parte, sarebbe, comunque, il 65%
a non superare l’esame: troppi per definirli asini, tenuto conto che, per
esperienza personale, so che alla fase di correzione non si dedicano oltre i
5 minuti, rispetto ai 15/20 minuti occorrenti. Troppo pochi per esprimere
giudizi fondati. Da 20 anni denuncio che in Italia agli esami tutti si copia
ed adesso scoprono l’acqua calda. E copiano tutti. Si ricordi il “Vergogna,
Vergogna” all’esame per magistrato o il “Buffoni, Buffoni” all’esame di
notaio, o le intemperanze agli esami per l’avvocatura di Stato o la prova
annullata per l’esame di notaio nel 2010 o di magistrato nel 1992. Sarebbe
il colmo dei paradossi se tra quei 100 ci fosse il mio nome. A parlar di sé
e delle proprie disgrazie in prima persona, oltre a non destare l’interesse
di alcuno pur nelle tue stesse condizioni, può farti passare per mitomane o
pazzo. Non sto qui a promuovermi, tanto chi mi conosce sa cosa faccio anche
per l’Italia e per la sua città. Non si può, però, tacere la verità storica
che ci circonda, stravolta da verità menzognere mediatiche e giudiziarie. Ad
ogni elezione legislativa ci troviamo a dover scegliere tra: il partito dei
condoni; il partito della CGIL; il partito dei giudici. Io da anni non vado
a votare perché non mi rappresentano i nominati in Parlamento. A questo
punto mi devono spiegare cosa centra, per esempio, la siciliana Anna
Finocchiaro con la Puglia e con Taranto in particolare. Oltretutto mi
disgustano le malefatte dei nominati. Un esempio per tutti, anche se i media
lo hanno sottaciuto. La riforma forense, approvata con Legge 31 dicembre
2012, n. 247, tra gli ultimi interventi legislativi consegnatici
frettolosamente dal Parlamento prima di cessare di fare danni. I nonni
avvocati in Parlamento (compresi i comunisti) hanno partorito, in previsione
di un loro roseo futuro, una contro riforma fatta a posta contro i giovani.
Ai fascisti che hanno dato vita al primo Ordinamento forense (R.D.L. 27
novembre 1933 n. 1578 – Ordinamento della professione di avvocato e di
procuratore convertito con la legge 22 gennaio 1934 n.36) questa contro
riforma reazionaria gli fa un baffo. Trattasi di una “riforma”, scritta come
al solito negligentemente, che non viene in alcun modo incontro ed anzi
penalizza in modo significativo i giovani. Da venti anni inascoltato
denuncio il malaffare di avvocati e magistrati ed il loro malsano accesso
alla professione. Cosa ho ottenuto a denunciare i trucchi per superare
l’esame? Insabbiamento delle denunce e attivazione di processi per
diffamazione e calunnia, chiusi, però, con assoluzione piena. Intanto ti
intimoriscono. Ed anche la giustizia amministrativa si adegua. A parlar
delle loro malefatte i giudici amministrativi te la fanno pagare. Presento
l’oneroso ricorso al Tar di Lecce (ma poteva essere qualsiasi altro
Tribunale Amministrativo Regionale) per contestare l’esito negativo dei miei
compiti all’esame di avvocato: COMMISSIONE NAZIONALE D’ESAME PRESIEDUTA DA
CHI NON POTEVA RICOPRIRE L’INCARICO, COMMISSARI (COMMISSIONE COMPOSTA DA
MAGISTRATI, AVVOCATI E PROFESSORI UNIVERSITARI) DENUNCIATI CHE GIUDICANO IL
DENUNCIANTE E TEMI SCRITTI NON CORRETTI, MA DA 15 ANNI SONO DICHIARATI TALI.
Ricorso, n. 1240/2011 presentato al Tar di Lecce il 25 luglio 2011 contro il
voto numerico insufficiente (25,25,25) dato alle prove scritte di oltre 4
pagine cadaune della sessione del 2010 adducente innumerevoli nullità,
contenente, altresì, domanda di fissazione dell’udienza di trattazione. Tale
ricorso non ha prodotto alcun giudizio nei tempi stabiliti, salvo se non il
diniego immediato ad una istanza cautelare di sospensione, tanto da farmi
partecipare, nelle more ed in pendenza dell’esito definitivo del ricorso, a
ben altre due sessioni successive, i cui risultati sono stati identici ai
temi dei 15 anni precedenti (25,25,25): compiti puliti e senza motivazione,
voti identici e procedura di correzione nulla in più punti. Per l’inerzia
del Tar si è stati costretti a presentare istanza di prelievo il 09/07/2012.
Inspiegabilmente nei mesi successivi all’udienza fissata e tenuta del 7
novembre 2012 non vi è stata alcuna notizia dell’esito dell’istanza,
nonostante altri ricorsi analoghi presentati un anno dopo hanno avuto celere
ed immediato esito positivo di accoglimento. Eccetto qualcuno che non poteva
essere accolto, tra i quali i ricorsi dell’avv. Carlo Panzuti e dell’avv.
Angelo Vantaggiato in cui si contestava il giudizio negativo reso ad un
elaborato striminzito di appena una pagina e mezza. Solo in data 7 febbraio
2013 si depositava sentenza per una decisione presa già in camera di
consiglio della stessa udienza del 7 novembre 2012. Una sentenza già
scritta, però, ben prima delle date indicate, in quanto in tale camera di
consiglio (dopo aver tenuto anche regolare udienza pubblica con decine di
istanze) i magistrati avrebbero letto e corretto (a loro dire) i 3 compiti
allegati (più di 4 pagine per tema), valutato e studiato le molteplici
questioni giuridiche presentate a supporto del ricorso. I magistrati
amministrativi potranno dire che a loro insindacabile giudizio il mio
ricorso va rigettato, ma devono spiegare non a me, ma a chi in loro pone
fiducia, perché un ricorso presentato il 25 luglio 2011, deciso il 7
novembre 2012, viene notificato il 7 febbraio 2013? Un’attenzione non
indifferente e particolare e con un risultato certo e prevedibile, se si
tiene conto che proprio il presidente del Tar era da considerare
incompatibile perchè è stato denunciato dal sottoscritto e perché le sue
azioni erano oggetto di inchiesta video e testuale da parte dello stesso
ricorrente? Le gesta del presidente del Tar sono state riportate da Antonio
Giangrande, con citazione della fonte, nella pagina d’inchiesta attinente la
città di Lecce. Come per dire: chi la fa, l’aspetti? QUANTO SONO ATTENDIBILI
LE COMMISSIONI D’ESAME? Ogni anno a dicembre c’è un evento che stravolge la
vita di molte persone. Il Natale? No! L’esame di avvocato che si svolge
presso ogni Corte di Appello ed affrontato da decine di migliaia di
candidati illusi. La domanda sorge spontanea: c’è da fidarsi delle
commissioni dei concorsi pubblici o degli esami di Stato? «Dai dati emersi
da uno studio effettuato: per nulla!». Così opina Antonio Giangrande, lo
scrittore, saggista e sociologo storico, che sul tema ha scritto un libro
“CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. L’Italia dei concorsi e degli esami pubblici
truccati” tratto dalla collana editoriale “L’ITALIA DEL TRUCCO, L’ITALIA CHE
SIAMO”. E proprio dalle tracce delle prove di esame che si inizia. Appunto.
Sbagliano anche le tracce della Maturità. “Le parole sono importanti”,
urlava Nanni Moretti nel film Palombella Rossa alla giornalista che, senza
successo, provava a intervistarlo. E’ proprio dalla commissione dell’esame
di giornalismo partiamo e dalle tracce da queste predisposte. Giusto per
saggiare la sua preparazione. La commissione è quella ad avere elaborato le
tracce d’esame. In particolare due magistrati (scelti dalla corte d’appello
di Roma) e cinque giornalisti professionisti. Ne dà conto il sito de
l’Espresso, che pubblica sia i documenti originali consegnati ai candidati,
sia la versione degli stessi per come appare sul sito dell’Ordine, cioè con
le correzioni (a penna) degli errori. Ossia: “Il pubblico ministero deciderà
se convalidare o meno il fermo”. Uno strafalcione: compito che spetta al
giudice delle indagini preliminari. Seguono altre inesattezze come il
cognome del pm (che passa da Galese a Galesi) e una citazione del regista
Carlo Lizzani, in cui “stacco la chiave” diventa “stacco la spina”. Sarà per
questo che Indro Montanelli decise di non affrontare l’esame e Milena
Gabanelli di non riaffrontarlo? Sarà per questo che Paolo Mieli è stato
bocciato? E che dire di Aldo Busi il cui compito respinto era considerato un
capolavoro e ricercato a suon di moneta? È in buona compagnia la signora
Gabanelli & Company. Infatti si racconta che anche Alberto Moravia fu
bocciato all’esame da giornalista professionista. Poco male. Sono le
eccezioni che confermano la regola. Non sono gli esami giudicate da siffatte
commissioni che possono attribuire patenti di eccellenza. Se non è la
meritocrazia ha fare leva in Italia, sono i mediocri allora a giudicare. Ed
a un lettore poco importa sapere se chi scrive ha superato o meno l’esame di
giornalismo. Peccato che per esercitare una professione bisogna abilitarsi
ed anche se eccelsi non è facile che i mediocri intendano l’eccellenza.
L’esperienza e il buon senso, come sempre, sono le qualità fondamentali che
nessuno (pochi) può trasmettere o sa insegnare. Del resto, si dice che anche
Giuseppe Verdi fu bocciato al Conservatorio e che Benedetto Croce e Gabriele
D’Annunzio non si erano mai laureati. Che dire delle Commissioni di esame di
avvocato. Parliamo della sessione 2012. Potremmo parlarne per le sessioni
passate, ma anche per quelle future: tanto in questa Italia le cose nefaste
sono destinate a durare in eterno. A Lecce sarebbero solo 440 su 1258 i
compiti ritenuti validi. Questo il responso della Commissione di Catania,
presieduta dall’Avvocato Antonio Vitale, addetta alla correzione degli
elaborati. Più di cento scritti finiscono sul tavolo della Procura della
Repubblica con l’accusa di plagio, per poi, magari, scoprire che è tutta una
bufala. Copioni a parte, sarebbe, comunque, il 65% a non superare l’esame:
troppi per definirli asini, tenuto conto che, per esperienza personale, so
che alla fase di correzione non si dedicano oltre i 5 minuti, rispetto ai
15/20 minuti occorrenti. Troppo pochi per esprimere giudizi fondati.
Oltretutto l’arbitrio non si motiva nemmeno rilasciando i compiti corretti
immacolati. Prescindendo dalla caccia mirata alle streghe, c’è forse di più?
Eppure c’è chi queste commissioni li sputtana. TAR Lecce: esame forense,
parti estratte da un sito? Legittimo se presenti in un codice commentato. È
illegittimo l’annullamento dell’elaborato dell’esame di abilitazione forense
per essere alcune parti estratte da un sito, se tali parti sono presenti
all’interno di un codice commentato. (Tribunale Amministrativo Regionale per
la Puglia – Lecce – Sezione Prima, Ordinanza 19 settembre 2013, n. 465). E’
lo stesso Tar Catania che bacchetta la Commissione d’esame di Avvocato della
stessa città Esame di avvocato…Copiare non sempre fa rima con annullare –
TAR CATANIA ordinanza n. 1300/2010. Esame avvocato: Qualora in sede di
correzione dell’elaborato si accerta che il lavoro sia in tutto o in parte
copiato da altro elaborato o da qualche manuale, per condurre
all’annullamento della prova, deve essere esatto e rigoroso. Tale principio
di diritto è desumibile dall’ordinanza in rassegna n. 1300/2010 del TAR
Catania che ha accolto l’istanza cautelare connessa al ricorso principale
avanzata avverso la mancata ammissione del ricorrente alla prova orale
dell’esame di avvocato. In particolare, per il Tar etneo “il ricorso appare
fondato, in quanto la Commissione si è limitata ad affermare apoditticamente
che il compito di diritto penale della ricorrente conteneva “ampi passi del
tutto identici all’elaborato di penale contenuto” in altra busta recante il
n. 459 senza alcuna specificazione, anche sul compito, che consenta di
appurare che questa presunta “identità” vada oltre la semplice preparazione
sui medesimi testi, o la consultazione dei medesimi codici”. Per il TAR
siciliano, inoltre, “l’elaborato di penale del candidato contraddistinto dal
n. 459 era stato corretto da una diversa sottocommissione durante la seduta
del 19 marzo 2010, e tale elaborato non risulta essere stato parimenti
annullato”. E a sua volta è la stessa Commissione d’esame di Avvocato di
Lecce ad essere sgamata. Esami di avvocato. Il Tar di Salerno accoglie i
ricorsi dei bocciati. I ricorsi accolti sono già decine, più di trenta
soltanto nella seduta di giovedì 24 ottobre 2013, presentati da aspiranti
avvocati bocciati alle ultime prove scritte da un giudizio che il Tar ha
ritenuto illegittimo in quanto non indica i criteri sui cui si è fondato. Il
Tribunale amministrativo sta quindi accogliendo le domande cautelari,
rinviando al maggio del 2014 il giudizio di merito ma indicando, per sanare
il vizio, una nuova procedura da affidare a una commissione diversa da
quella di Lecce che ha deciso le bocciature. Il numero dei bocciati, reso
noto lo scorso giugno 2013, fu altissimo. Soltanto 366 candidati, su un
totale di 1.125, passarono le forche caudine dello scritto e furono ammessi
alle prove orali. Una percentuale del 32,53: quasi 17 punti in meno del
49,16 registrato alla sessione dell’anno precedente. Numeri, questi ultimi,
in linea con una media che, poco più o poco meno, si è attestata negli
ultimi anni sull’ammissione della metà dei partecipanti. Nel 2012, invece,
la ghigliottina è caduta sul 64,09 per cento degli esaminandi. In numeri
assoluti i bocciati furono 721, a cui vanno aggiunti i 38 compiti (3,38 per
cento) annullati per irregolarità come il rinvenimento di svolgimenti
uguali. Adesso una parte di quelle persone ha visto accogliere dal Tar i
propri ricorsi. I criteri usati dai commissari per l’attribuzione del
punteggio, hanno spiegato i giudici, «non si rinvengono né nei criteri
generali fissati dalla Commissione centrale né nelle ulteriori
determinazioni di recepimento e di specificazione della Sottocommissione
locale». La valutazione, quindi, «deve ritenersi l’illegittima». Che ne sarà
di tutti coloro che quel ricorso non lo hanno presentato. Riproveranno
l’esame e, forse, saranno più fortunati. Anche perché vatti a fidare dei
Tar. Ci si deve chiedere: se il sistema permette da sempre questo stato di
cose con il libero arbitrio in tema di stroncature dei candidati, come mai
solo il Tar di Salerno, su decine di istituzioni simili, vi ha posto
rimedio? Esami di Stato: forche caudine, giochi di prestigio o giochi di
azzardo? Certo non attestazione di merito. Sicuramente nell’affrontare
l’esame di Stato di giornalismo sarei stato bocciato per aver, questo
articolo, superato le 45 righe da 60 caratteri, ciascuna per un totale di
2.700 battute, compresi gli spazi. Così come previsto dalle norme.
Certamente, però, si leggerà qualcosa che proprio i giornalisti
professionisti preferiscono non dire: tutte le commissioni di esame sono
inaffidabili, proprio perché sono i mediocri a giudicare, in quanto in
Italia sono i mediocri a vincere ed a fare carriera!
Sessione d’esame d’avvocato 2013-2014. Tutto come prima. Presidente di
Commissione, Avv. Luigi Covella, Principe del Foro di Lecce. Presidente
coscienzioso e preparato. Compiti come sempre uguali perché la soluzione la
forniva il commissario, il compagno di banco od i testi non autorizzati.
Naturalmente anche in questa sessione un altro tassello si aggiunge ad
inficiare la credibilità dell’esame forense. “La S.V. ha superato le prove
scritte e dovrà sostenere le prove orali dinanzi alla Sottocommissione”.
“Rileviamo che sono state erroneamente immesse nel sistema le comunicazioni
relative all’esito delle prove scritte e le convocazioni per le prove
orali”. Due documenti, il secondo contraddice e annulla il primo (che è
stato un errore), sono stati inviati dalla Corte di Appello di Lecce ad
alcuni partecipanti alla prova d’esame per diventare avvocato della tornata
2013, sostenuta nel dicembre scorso. Agli esami di avvocato della Corte di
Appello di Lecce hanno partecipato circa mille praticanti avvocati e gli
elaborati sono stati inviati per la correzione alla Corte di Appello di
Palermo. (commissari da me denunciati per concorsi truccati già in
precedente sessione). L’errore ha provocato polemiche e critiche sul web da
parte dei candidati. La vicenda sembra avere il sapore di una beffa
travestita da caos burocratico, ma non solo. Che in mezzo agli idonei ci
siano coloro che non debbano passare e al contrario tra gli scartati ci
siano quelli da far passare? E lì vi è un dubbio che assale i malpensanti.
Alle 17 del 19 giugno nella posta di alcuni candidati (nell’Intranet della
Corte di Appello) è arrivata una comunicazione su carta intestata della
stessa Corte di Appello, firmata dal presidente della commissione, avvocato
Luigi Covella, con la quale si informava di aver superato “le prove scritte”
fissando anche le date nelle quali sostenere le prove orali, con la prima e
la seconda convocazione. Tre ore dopo, sul sito ufficiale
‘www.corteappellolecce.it’, la smentita con una breve nota. “Rileviamo – è
scritto – che sono state erroneamente immesse nel sistema le comunicazioni
relative all’esito delle prove scritte e le convocazioni per le prove orali.
Le predette comunicazioni e convocazioni non hanno valore legale in quanto
gli esiti delle prove scritte non sono stati ancora pubblicati in forma
ufficiale. Gli esiti ufficiali saranno resi pubblici a conclusione delle
operazioni di inserimento dei dati nel sistema, attualmente ancora in
corso”. Sui forum animati dai candidati sul web è scoppiata la protesta e in
tanti si sono indignati. “Vergogna”, scrive Rosella su www.mininterno.net.
“Quello che sta accadendo non ha precedenti. Mi manca soltanto sapere di
essere stato vittima di uno scherzo!”, puntualizza Pier. Un candidato che si
firma Sicomor: “un classico in Italia… divertirsi sulla sorte della povera
gente! poveri noi!”. Un altro utente attacca: “Si parano il c… da cosa?
L’anno scorso i risultati uscirono il venerdì sera sul profilo personale e
poi il sabato mattina col file pdf sul sito pubblico della Corte! La verità
è che navighiamo in un mare di poca professionalità e con serietà pari a
zero!”. Frank aggiunge: “Ma come è possibile una cosa simile stiamo parlando
di un concorso!”. Il pomeriggio di lunedì 23 giugno 2014 sono stati
pubblicati i nomi degli idonei all’orale. Quelli “giusti”, questa volta. E
dire che trattasi della Commissione d’esame di Palermo da me denunciata e
della commissione di Lecce, da me denunciata. Che consorteria tra toghe
forensi e giudiziarie. Sono 465 i candidati ammessi alla prova orale presso
la Corte di Appello di Lecce. E’ quanto si apprende dalla comunicazione 21
giugno 2013 pubblicata sul sito della Corte di Appello di Lecce. Il totale
dei partecipanti era di 1.258 unità: la percentuale degli ammessi risulta
pertanto pari al 36,96%. Una percentuale da impedimento all’accesso.
Percentuale propria delle commissioni d’esame di avvocato nordiste e non
dell’insulare Palermo. Proprio Palermo. Il Presidente del Consiglio
dell’Ordine degli avvocati di Termini Imerese, in primo grado fu condannato
a 10 mesi. L’accusa: truccò il concorso per avvocati. Non fu sospeso. Da “La
Repubblica” di Palermo del 10/01/2001: Parla il giovane aspirante avvocato,
che ha portato con sé una piccola telecamera per filmare “palesi
irregolarità”. «Ho le prove nel mio video del concorso truccato. Ho un’altra
cassetta con sette minuti di immagini, che parlano da sole. Oggi sarò
sentito dal magistrato. A lui racconterò tutto ciò che ho visto. La giornata
di un concorsista, aspirante avvocato, comincia alle quattro e mezza del
mattino. Alle sei devi esser in prima fila. Ed è quello il momento in cui
capisci come vanno le cose. Tutti lo sanno, ma nessuno ne parla». I.D.B., 38
anni, ha voluto rompere il silenzio. Nei giorni dell’esame scritto per
l’abilitazione forense si è portato dietro una piccola telecamera e ha
documentato quelle che lui chiama “palesi irregolarità”. E’ stato bloccato
dai commissari e la cassetta con le immagini è stata sequestrata. Ma lui non
si perde d’animo: «in fondo io cerco solo la verità». Intanto, I.D.B. rompe
il silenzio con “La Repubblica” perché dice «è importante cercare un
movimento d’opinione attorno a questa vicenda ». E ha già ricevuto la
solidarietà dell’associazione Nazionale Praticanti ed avvocati. «Vorrei dire
– racconta – delle sensazioni che ho provato tutte le volte che ho fatto
questo esame. Sensazioni di impotenza per quello che senti intorno. Ed è il
segreto di Pulcinella. Eccone uno: basta comunicare la prima frase del
compito a chi di dovere. Io ho chiesto i temi che avevo fatto nelle sessioni
precedenti: non c’era una correzione, una motivazione, solo un voto». Il
primo giorno degli esami scritti il giovane si è guardato intorno.
L’indomani era già dietro la telecamera: «Ho filmato circa sette minuti, in
lungo ed in largo nel padiglione 20 della Fiera del Mediterraneo, dove
c’erano più di novecento candidati. A casa ho rivisto più volte il filmato e
ho deciso che avrei dovuto documentare ancora. Così è stato. Il secondo
filmato, quello sequestrato, dura più del primo. A un certo punto una
collega si è accorta di me e ha chiamato uno dei commissari. Non ho avuto
alcun problema, ho consegnato la cassetta. E sin dal primo momento ho detto:
Mi sono accorto di alcune irregolarità e ho documentato. Allora mi hanno
fatto accomodare in una stanza. E insistevano: perché l’ha fatto?. Tornavo a
parlare delle irregolarità. Poi mi chiedevano chi le avesse fatte. Lo avrei
detto al presidente della commissione, in disparte. Davanti a tutti, no!» Il
giovane si dice stupito per il clamore suscitato dal suo gesto: «Non
dovrebbe essere questo a sorprendere, ho avuto solo un po’ più di coraggio
degli altri». Ma cosa c’è in quelle videocassette? L’aspirante avvocato non
vuole dire di più, fa cenno ad un commissario sorpreso in atteggiamenti
confidenziali con alcuni candidati: «Francamente non capisco perché non
siano stati presi provvedimenti per il concorso. Quei capannelli che ho
ripreso sono davvero troppo da tollerare. Altro che piccoli suggerimenti!».