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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Approfondimento di Calabria on web su Saverio Strati in vista dei suoi 90 anni

Approfondimento di Calabria on web su Saverio Strati in vista dei suoi 90 anni

| Il 12, Feb 2014

Il magazine del Consiglio regionale, pubblica un affresco denso e appassionato del critico letterario Gianni Carteri

Approfondimento di Calabria on web su Saverio Strati in vista dei suoi 90 anni

Il magazine del Consiglio regionale, pubblica un affresco denso e appassionato del critico letterario Gianni Carteri

 

 

Sullo scrittore calabrese Saverio Strati, nato a Sant’Agata del Bianco nel 1924 (dal cinquant’anni vive a Scandicci alle porte di Firenze) e che il 16 agosto compirà 90 anni, Calabria on web (www.calabriaonweb.it), il magazine del Consiglio regionale, pubblica un affresco denso e appassionato del critico letterario Gianni Carteri.
Saverio Strati (premio Campiello nel 1977 con Il Selvaggio di Santa Venere) viene alla letteratura direttamente dal mondo del lavoro. Come i protagonisti dei suoi romanzi, frequentò le scuole elementari, che dovette subito abbandonare per la più aspra scuola del lavoro. Fece il muratore fino a 21 anni: ha studiato da autodidatta e, dopo il conseguimento della maturità classica da privatista al Galluppi di Catanzaro, s’iscrisse a lettere presso l’Università di Messina dove un illustre critico, Giacomo Debenedetti, su sollecitazione di Carmelo Filocamo, compagno di studi e di stanza dello scrittore, lesse le sue cose, incoraggiandolo ad andare avanti. Il suo primo libro, La Marchesina, premio Villa San Giovanni 1957, svela e descrive con uno stile originale, preso dal parlato popolare, una Calabria antica di pastori, di contadini, di muratori, stretti nella camicia di forza della miseria più nera. Con La teda (1957) Strati si ferma alla rappresentazione di uno sperduto paese dell’Aspromonte, dimenticato da Dio e dagli uomini: Terrarossa (la vecchia Africo). I suoi romanzi sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, bulgaro, slovacco spagnolo e alcuni suoi racconti sono apparsi in riviste cinesi e in antologie dedicata alla narrativa contemporanea italiana: in Germania, in Olanda, in Cecoslovacchia e in Cina. E’ molto feconda la produzione letteraria di Saverio Strati: Dal Nodo a Mani vuote; Da Gente in viaggio a Noi Lazzaroni; dal Selvaggio di Santa Venere al Diavolaro. Di notevole importanza l’ultima sua raccolta di racconti: Il vecchio e l’orologio (1994). “Con i suoi romanzi – scrive Gianni Carteri – Strati fa uscire la Calabria dallo stato di assedio . La sua è una provincia in fuga, pastori e contadini hanno i piedi di argilla, la civiltà contadina che Corrado Alvaro voleva recuperare magicamente e liricamente sul filo della memoria viene denudata nella sua tragicità dal lirismo laico dello scrittore di Sant’Agata”. “Con grande vigore narrativo Strati è riuscito – secondo Genio Pampaloni- a porsi sulla frontiera inquietante tra il mondo moderno ingiusto ma necessario e il vecchio mondo del sud, remoto e struggente nella sua sfortunata saggezza”.
Nel 2009 Saverio Strati ottiene i benefici della legge Bacchelli in virtù degli speciali meriti artistici. Nello stesso anno, grazie ad una mobilitazione promossa dal Quotidiano della Calabria e dal suo direttore Matteo Cosenza, Strati aveva ottenuto, prima della Bacchelli (il 17 dicembre) un provvedimento legislativo da parte del Consiglio regionale della Calabria (cosiddetta “Bacchelli calabrese”) nella misura di 20 mila euro l’anno “in quanto calabrese illustre”. Ha scritto: “Nessuno deve dimenticare che fino a ventuno anni sono stato semianalfabeta; nessuno deve dimenticare che sapevo lavorare bene da mastro muratore, che sapevo lavorare bene anche da contadino. Tutti questi fatti hanno formato e temprato il mio animo, mi hanno fatto imparare a narrare cose che sembrano mie ma che invece sono di tutti i lavoratori del Sud e direi del mondo. Insomma il mio vero maestro è stato il lavoro duro, a giorni massacrante. Io suggerirei a tutti gli scrittori di lavorare un poco con le braccia. Capirebbero tante cose di più, sarebbero meno nevrotici. D’altro canto non era questa la lezione di Tolstoj?”.