Trovata potenziale “arma” contro temibile virus Zika Pubblicato uno studio sulla rivista specializzata americana Journal of Experimental Medicine
Abbiamo più volte affrontato i rischi delle epidemie connesse al temibile virus Zika, che può avere effetti devastanti sullo sviluppo del tessuto di cervello fetale e che fino all’anno scorso era considerato una vera e propria emergenza sanitaria in varie parti del globo, specie nelle zone tropicali e subtropicali, arrivando a segnalarsi alcuni casi in Europa ed anche in Italia. Ma dagli studi su questa piaga si è probabilmente trovata una potenziale arma contro il glioblastoma, un tumore aggressivo del cervello, secondo una ricerca pubblicata ieri sulla rivista specializzata americana Journal of Experimental Medicine e che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, ritiene utile poter segnalare.
Il gliobastoma è il tumore cerebrale più comune, che colpisce circa 12.000 persone all’anno negli Stati Uniti e che recentemente è stato identificato con il senatore repubblicano John McCain. É un male fatale per la maggior parte dei pazienti entro due anni dalla diagnosi. La chemioterapia e la radioterapia sono trattamenti convenzionali dopo di che, solo ove possibile, la rimozione chirurgica del tumore.”Abbiamo dimostrato che il virus di Zika potrebbe distruggere le cellule di glioblastoma che sono resistenti alle attuali terapie e rendono questo cancro aggressivo,” spiega il Dr. Michael Diamond, professore di medicina presso l’Università di Washington a St. Louis (Missouri).
Per questo studio, i ricercatori hanno iniettato il Zika o un placebo di acqua salata in tumori cerebrali indotti in 33 topi. Due settimane dopo, i tumori sono stati ridotti significativamente nel gruppo di roditori trattati con il virus rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo. E questi topi, secondo quanto rivelato dagli studiosi,
sono anche sopravvissuti più a lungo rispetto a quelli nel gruppo di controllo. L’efficacia del virus Zika, trasmesso principalmente dalla zanzara, infatti, attacca le cellule del tronco cerebrale che sopravvivono di solito a trattamenti convenzionali.
Una donna incinta infettata dal Zika può partorire un bambino affetto da microcefalia, ossia l’inadeguato sviluppo del cranio, come risultato della distruzione di queste cellule staminali neurali. Sono ovviamente necessarie ulteriori ricerche prima che questo trattamento possa essere testato clinicamente, hanno osservato gli scienziati, credendo che il virus probabilmente dovrà essere iniettato direttamente nella zona del tumore dopo l’ablazione.